Home Cronaca Un medico ai suoi concittadini di San Donaci: “Muoiono soli, soffrendo e senza il saluto dei propri cari. Restate a casa, credetemi”
Un medico ai suoi concittadini di San Donaci: “Muoiono soli, soffrendo e senza il saluto dei propri cari. Restate a casa, credetemi”
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Un medico ai suoi concittadini di San Donaci: “Muoiono soli, soffrendo e senza il saluto dei propri cari. Restate a casa, credetemi”

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SAN DONACI – Cari concittadini,

con un nodo alla gola condividiamo l’atroce testimonianza di Roberto Caragnulo, un nostro concittadino medico, in lotta sulla prima linea del fronte contro il Coronavirus.
Con la speranza che serva a farci capire che in questo momento il rispetto delle regole è la cosa più importante.
Siamo orgogliosi e fieri di Roberto, siamo orgogliosi e fieri di tutti i medici e infermieri che quotididianamente in tutti gli ospedali stanno dando anima a corpo.
L’Amministrazione Comunale

“Carissimi compaesani quello che vi chiedo è di tenere duro, resistere, e rimanere ancora a casa per un po’. So che questo vi risulterà molto difficile ma vi assicuro che ne varrà la pena. A San Donaci il virus sembra lontano (e spero rimanga tale), che non riguarda te, la tua famiglia o i tuoi vicini. Pensate magari anche che il virus possa colpire solo gli anziani ma vi assicuro che non è cosi. Noi medici stessi abbiamo dovuto rivedere il riorganizzare il nostro modo di lavorare e pensare. E lo facciamo ogni giorno stante la continua crescita di questi giorni. Questo virus si è rivelato essere uno dei killer più pericolosi di questo secolo. E vi ripeto non colpisce solo i più anziani.
Ormai il numero dei giovani e pazienti di mezza età (mio padre, vostro padre) che ricoveriamo giorno e notte è aumentato a dismisura. Non esistono più i reparti di categoria, siamo tutti impegnati contro il SARS-Cov-2 (virus) che scatena questa terribile polmonite (COVID-19). Non voglio essere allarmista ma non voglio nemmeno che qualcuno di voi sottovaluti il problema per puro egoismo. Il grande Nord è allo stremo: non abbiamo più posti letto, i rianimatori non hanno più letti nelle terapie intensive, abbiamo allestito degli ospedali da campo (come in guerra). Vi assicuro con le lacrime agli occhi che quando noi chiamiamo il rianimatore e ci dice (non so dove metterlo), da li a 2 ore il paziente muore. Solo. Lontano da tutti e tutto. Stipati in dei sacchi neri per poi essere cremati secondo procedure di rigido isolamento dettate dall’igiene pubblica. Non potranno essere seppelliti né tantomeno onorati dai propri cari. In soldoni muori soffrendo, solo e senza il saluto estremo dei tuoi cari. Senza dignità. Ditemi voi cosa c’è di peggio. Non voglio essere prolisso e vi lascio con una riflessione: quando persino la dignità dell’essere umana è completamente stravolta, chiedetevi voi tutti se non valga la pena stravolgere le nostre abitudini e rimanere a casa.
Per un bene più grande: la nostra salute.
Un abbraccio (virtuale). Roberto”