Home Editoriale Votato Rossi per non tornare al passato, non per restare senza futuro. E mentre nel Paese s’invoca la sburocratizzazione, Brindisi annega nell’iperburocratizzazione
Votato Rossi per non tornare al passato, non per restare senza futuro. E mentre nel Paese s’invoca la sburocratizzazione, Brindisi annega nell’iperburocratizzazione
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Votato Rossi per non tornare al passato, non per restare senza futuro. E mentre nel Paese s’invoca la sburocratizzazione, Brindisi annega nell’iperburocratizzazione

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BRINDISI – Si è spesso parlato di operazione verità. Bene, forse è il caso di dirla tutta: con il motore utilizzato in questi due anni di governo cittadino, la città non arriverà nemmeno alla prima curva. Va lenta Brindisi, lentissima. Una lentezza che esaspera, preoccupa, nuoce. Qui non si è provato nemmeno a cambiare le gomme, assorbiti dalle varie, oggettive emergenze del predissesto economico e della pandemia.

La situazione è drammatica; forse non si è compreso quanto. E ogni volta che un professorino sale in cattedra per fare le pulci a un progetto che ha come finalità lo sviluppo economico, ogni volta che si gioca a fare i piccoli ambientalisti, si ruba il futuro alle famiglie, ai giovani, si ruba la speranza degli anziani di vedere una Brindisi diversa da quella che hanno dovuto subire per gran parte della loro esistenza.

L’assessore Borri, nel giorno del suo insediamento, affermò che licenziare un Pug o un Piano della costa non è difficile, tutt’altro, e che in uno-due anni sarebbe stato tutto pronto ( https://www.newspam.it/video-borri-sara-assessore-allurbanistica-ed-anche-coordinatore-dellufficio-del-piano-volevo-aiutare-una-citta-in-difficolta-pug-entro-1-2-anni-piano-della-costa-ci-siamo-si-riparte-dal-dp ). Sono passati due anni e ancora non si vede l’ombra del Documento programmatico preliminare già approvato dal governo Mennitti.

Il tempo è denaro, forse è questo il più grande deficit cognitivo di questa Amministrazione, che continua a traccheggiare alla ricerca di non si sa cosa. Quello che è veramente grave, infatti, è che si continua a giocare con le parole, non facendo coming out su quella che è realmente l’idea di sviluppo della città. Anche la decrescita felice è un’idea di sviluppo: l’importante è informare i cittadini. O se non si ha un’idea precisa, o nemmeno vaga, va comunque detto. Si apprezzerebbe l’onestà. Invece il limbo nel quale è paralizzata questa Amministrazione fa rabbia. Fa paura. I cittadini hanno scelto Rossi e la sua coalizione perché non si voleva tornare al passato. Non perché si voleva restare senza futuro.

E come dichiarato dallo stesso Borri (nell’intervista linkata) nel giorno della presentazione della Giunta, porto e costa rappresentano due asset fondamentali per il futuro della città, che l’urbanistica deve accompagnare nel loro sviluppo. Non frapporre impedimenti di ogni sorta.

In un momento in cui in tutto il Paese si invoca la sburocratizzazione, Brindisi, come sempre, va nella direzione opposta, distinguendosi come esempio di iperburocratizzazione. Che tutto soffoca e tutto uccide.

A farne le spese è stato soprattutto lo sviluppo del porto. Non lo sviluppo immaginato dall’Autorità portuale, ma ogni forma di sviluppo.

E un’altra trappola burocratica è pronta a scattare sul prefabbricato da realizzare (obbligatoriamente) per accogliere gli scanner radiogeni atti a monitorare i crocieristi. Molti cittadini non sanno di cosa si tratti, e allora è bene spiegarlo chiaramente: si tratta di un prefabbricato senza il quale le grandi navi da crociera non potranno più arrivare a Brindisi. Pertanto, se la stagione crocieristica dovesse ripartire, Brindisi sarebbe tagliata fuori. Almeno finché questi scanner radiogeni non troveranno una collocazione.

E anche la litoranea, fatta eccezione per i progetti previsti nei fantomatici fondi Cis, langue come e più di prima. Proprio dalla costa va stagliandosi un enorme punto interrogativo: Acque Chiare. Se un po’ abbiamo capito l’antifona, anche su questo tema assisteremo a resistenze ambientaliste, così come sul porto, dove tutte le opere finanziate sono incagliate nelle varie trappole della burocrazia.
Siamo insomma all’anno zero, nonostante siano passati due anni. Perché non ne passino invano altri tre, l’appello è di azzerare e ripartire. Con un altro passo, con un altro atteggiamento, e se necessario, con un altro motore.