Il ministro Cingolani sta dalla parte di Amati e contro i Rossi d’Italia. Anche sui termovalorizzatori

di Redazione

BRINDISI – Le parole del Ministro per la Transizione ecologica Cingolani rilasciate su Il Foglio smontano un po’ l’ortodossia di Riccardo Rossi e della flotta di ambientalisti/immobilisti di stampo brindisino.

Il Sindaco, infatti, rispetto alla nostra domanda su quali progetti abbia A2A per il futuro e se gli risulti – come rimbalza in certi ambienti – che abbia in mente di realizzare un termovalorizzatore di ultima generazione anche a Brindisi così come già fatto a Brescia (dove si pensa di produrre idrogeno verde dallo stesso impianto), ha risposto con grande fastidio, facendo subito scattare il Nimby che aleggia in ogni ambientalista che si rispetti: “Finché ci sarò io, non si farà nessun inceneritore”, ha tuonato.

Ora, non sappiamo cosa vorrà fare realmente A2A di quell’area (al momento dall’azienda avrebbero smentito questa ipotesi), ma ci pare poco credibile che voglia soltanto riutilizzare alghe da qui ai prossimi 20 anni.

Di certo c’è che il tema va approfondito, allargando il campo alla discussione nazionale.

L’Antitrust, ad esempio, nella sua relazione annuale ha spronato il governo a una svolta sul tema della gestione dei rifiuti indifferenziati, ricordando che la corretta gestione di questi “difficilmente può prescindere da una omogenea diffusione sul territorio nazionale dell’impiantistica di termovalorizzazione”.

Ed anche il Ministro Cingolani cerca di disarticolare le maglie del ragionamento illogico dell’ortodossia ambientalista, usando alcuni numeri per dimostrare che dire di no ai termovalorizzatori è solo pura ideologia: “Il target di riferimento per l’Italia, sul terreno della raccolta dei rifiuti, resta quello dichiarato ufficialmente e concordato con la comunità internazionale: 65 per cento rifiuti riciclati, 10 per cento discarica, 25 umido. L’Italia è vicina aquesti valori e ha regioni che sono fra le migliori d’Europa. Però ci sono aree in cui i rifiuti vengono giornalmente trasportati da grandi convogli di camion a grandi distanze per essere trattate. Occorre valutare se inquina di più un termovalorizzatore di nuova generazione e una gestione dei rifiuti che punta a portare l’immondizia a 500 o a 1.000 km di distanza in discariche o in altri termovalorizzatori, e soprattutto per quanti anni. Occorre poi valutare l’impatto che una soluzione così potrebbe avere nella lotta alla criminalità organizzata per interrompere il traffico di rifiuti”.

“Il principio del Nimby, not in mybackyard, non è un motore dell’ambientalismo, ma è al contrario – prosegue Cingolani – un problema, un danno, un guaio da risolvere e da estirpare. La transizione ecologica apparentemente piace a tutti. Ma la verità è che questo processo può essere anche traumatico, può costringere qualcuno a rinunciare a qualcosa e può spingere alcune realtà a dover accettare di non far più coincidere la parola immobilismo con quella dell’ambientalismo. Ambientalismo è crescita, è creazione di lavoro, è progresso, non è decrescita. Le ideologie possono essere rassicuranti, ma di solito un eccesso di ideologia, sui temi ambientali, porta allo status quo”. Che poi è un po’ il ragionamento che il Consigliere regionale Amati utilizza quando accusa Rossi: se resti immobile, ostacoli non solo il progresso economico ma anche quello ambientale.

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