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Tranquilli, è tutto un gioco
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Tranquilli, è tutto un gioco

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Che poi la questione è come intendiamo la democrazia: è quella cosa secondo la quale un giornale può dare spazio a interventi di Forza Nuova o secondo la quale è tollerabile accogliere nelle istituzioni (quindi istituzionalizzare) un saluto romano, una croce celtica, frasi e cimeli di suggestione fascista?

La democrazia è libertà al punto da contemplare l’accettazione di pratiche che, come abbiamo testato nel passato e nel presente (vedi Orban, Trump ed episodi di squadrismo a frotte registrati qua e là per l’Occidente con l’imprimatur di Premier autoritari), conducono a derive illiberali e anti-democratiche?

Perché se la concezione di democrazia che ci prefiggiamo di perseguire è questa, allora dovremo disconoscere la Costituzione e l’antifascismo della quale è permeata. Dovremo correre il rischio che quell’onda nera cresca (come è cresciuta in altri Paesi d’Europa, Francia e Germania compresi), dovremo sperare che chi ci spiega che è tutto un gioco abbia effettivamente ragione.

Capitol Hill, gli episodi di ieri a Roma, quello che accade nei Paesi del gruppo di Visegrad non sono sembrati un gioco. Somigliano tanto a una realtà buia, a qualcosa di già visto e che ritorna ciclicamente, puntualmente in ogni parte del mondo; la democrazia in Europa è stata storicamente la forma meno praticata.

A Roma ancora oggi un potenziale sindaco utilizza frasi vagamente antisemite, Lega e FdI continuano ad accogliere nelle loro liste soggetti vicini al mondo neofascista e neonazista. In tutto questo Ostia diventa la cartina al tornasole di come il populismo “grigio-nero” non sia stato sconfitto ma si sia ammantato di astensionismo: nelle ultime amministrative ha votato il 34% degli elettori, nel 2017 votò il 10% in più. Sapete CasaPound quanto prese? Esattamente il 9,1%, ovvero il delta mancante.

Che democrazia vogliamo essere, dunque?