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La Bella Stagione: 50 anni di Luna, il volo di Astolfo nel racconto di Continelli
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La Bella Stagione: 50 anni di Luna, il volo di Astolfo nel racconto di Continelli

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BRINDISI – Cinquanta anni fa la conquista della Luna: sabato 20 luglio, nel giardino dell’ex Convento Santa Chiara con inizio alle ore 21 (ingresso gratuito), «La Bella Stagione», rassegna di iniziative culturali e di spettacolo organizzata dal Comune di Brindisi insieme con la Fondazione Nuovo Teatro Verdi, celebra l’anniversario dello sbarco dell’Apollo 11 sulla luna con il «Discorso sul mito: Astolfo sulla luna», spettacolo con Vittorio Continelli che narra le gesta del paladino Astolfo che, inviato sulla luna da san Giovanni per cercare il senno di Orlando, scopre l’orizzonte ultraterreno dove si conservano tutte le cose smarrite sulla Terra.

 Il 20 luglio 1969 Neil Armstrong e Buzz Aldrin sbarcavano sulla Luna: il 20 luglio 2019 la Rai dedicherà una speciale programmazione al Moon Day e, ospite della trasmissione «A sua immagine» in onda dalle 15.55 su RaiUno, Continelli presenterà lo spettacolo soffermandosi sul mito di Astolfo.

 Vittorio Continelli ricrea il mondo fantastico immaginato e descritto da Ludovico Ariosto nell’«Orlando furioso», nel quale c’è un volo: quello di Astolfo verso la Luna. La vicenda è nota, il Paladino raggiunge la Luna assieme al santo, da lì può vedere in lontananza la Terra e le cose che vi sono conservate, prima di adempiere alla sua importante missione. Il recupero del senno consentirà a Orlando di ritornare a combattere per la fede cristiana. La Luna è fatta come la Terra: ci sono fiumi, laghi, campagne, castelli, in tutto simili a quelli che sono sulla Terra, ma è una sorta di mondo rovesciato, perché «ciò che si perde qua, là si raguna». I due giungono in un luogo in cui è raccolta una quantità enorme di ampolle, piene di un liquido leggero, che evapora con facilità: è il senno perduto dagli uomini, compreso quello di Orlando che Astolfo può recuperare. Ne approfitta per recuperare anche il suo e lo inala dall’ampolla in cui è contenuto.

 La Luna rappresenta metaforicamente il luogo dove si raccoglie tutto ciò che si getta via sulla Terra. Osservata dalla e sulla Luna la realtà umana appare illusoria. Tutti i sogni e le illusioni degli uomini finiscono sulla Luna: l’effimera ricerca della felicità, l’affannoso desiderio di realizzare i propri desideri si rivela ad Astolfo come priva di senso. Gli uomini sprecano il loro tempo e la vita inseguendo obiettivi che non raggiungono o che svaniscono presto col passare del tempo: tra questi la fama del mondo, i sospiri degli amanti, ma anche la grandezza degli imperi del passato destinati a cadere, l’ipocrisia nella vita delle corti, infine le “magiche sciocchezze” e la vaghezza degli “astrologhi”.

 Anche il senno si trova in quantità enorme sulla luna, benché gli uomini, sulla terra, ritengano di esserne ben forniti. L’unica cosa che manca sulla luna è invece la pazzia, che resta tutta sulla Terra e non abbandona mai gli esseri umani. La Terra vista dalla Luna si presenta come un minuscolo “globo”, quasi insignificante, come insignificanti appaiono i valori umani, visti da una prospettiva diversa e relativizzante.

 Lo spettacolo, oltre a essere il racconto di un viaggio, è anche la sintesi dell’aspirazione tutta umana di superare i propri limiti, di salire verso lo spazio, di addentrarsi nel mistero. Il «Discorso sul mito» è il racconto di una prima volta: la prima volta in cui un uomo ha oltrepassato la sfera del fuoco, superato la vertigine e aguzzato la vista trovando il coraggio di guardare la Luna che ci portiamo dentro. Lo stesso coraggio con cui Ariosto ha guardato il mondo, usando la giusta ironia per non farsi travolgere dalle futili illusioni.