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Legambiente: “Il porto delle nebbie”
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Legambiente: “Il porto delle nebbie”

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BRINDISI – Il previsto ed al momento scongiurato scarico nel porto di Brindisi di carbone e
quello in corso di materiale ferroso, in entrambi i casi con destinazione lo stabilimento tarantino di Arcelor Mittal hanno provocato un’acceso dibattito,
rischiando di produrre una guerra fra poveri a Brindisi e fra brindisini e tarantini.
Prima di entrare nel merito dell’attuale scarico e trasporto di materiale ferroso, ci sembra necessario sottolineare che il porto, che il presidente dell’autorità di sistema portuale ha definito in passato “complementare” a
quello di Bari, viene usato come area di servizio quando si favoriscono interessi ed attività che nessuna positiva ricaduta e soprattutto nessuna condivisibile prospettiva producono per Brindisi. A tal proposito, è da tempo
che sollecitiamo una riflessione sulle cause di una crisi legata a monocolture
(quella del carbone innanzitutto) che erano destinate a finire, invece di
valorizzare realmente il ruolo strategico del porto, le professionalità e le più
che sufficienti infrastrutture, prive dei servizi e di una politica di marketing
che le rendano competitive.
Il periodo estivo non ha consentito di riservare la giusta attenzione alla
sentenza del TAR Lecce che ha accolto il ricorso dell’avvocato Giuseppe Durano
per conto di No al carbone nei confronti dell’Autorità portuale con oggetto le opere nell’area di S. Apollinare e soprattutto il giudizio di compatibilità
ambientale negativo della Commissione VIA-VAS del Ministero dell’Ambiente sulla colmata e sui dragaggi nel porto medio.
Il segretario generale dell’autorità di sistema portuale Tito Vespasiani ha cercato di sminuire il giudizio della Commissione VIA-VAS facendo riferimento alla richiesta fatta di sospendere l’espressione di tale giudizio in attesa di approvazione di un nuovo piano di caratterizzazione dei sedimenti da dragare. Il
dottor Vespasiani non può non sapere che è oggetto di VIA la documentazione
facente parte dello studio di impatto ambientale e che la Commissione ha
consentito di integrare tale documentazione. Il giudizio di compatibilità va
espresso sulla base della docuementazione tecnica, degli atti e dei pareri
endoprocedimentali e non sulla base di un successivo progetto esecutivo.
Legambiente conferma quanto già riferito nelle proprie osservazioni in merito
alla presenza nei sedimenti di elementi inquinanti, in primo luogo metalli
pesanti, che porterebbero a classificare i sedimenti come rifiuto pericoloso da
non stoccare a Capobianco e da smaltire a termine di legge. Legambiente, però,
conferma le critiche, ampiamente documentate, su opere ad alto impatto
ambientale e sul ricorso continuo a varianti ed a deroghe che hanno portato a
stravolgere il vecchissimo piano regolatore del porto del 1975. Valuteremo
attentamente il nuovo piano in itinere e quello di efficientamento energetico
già a commento dell’incontro del 9 settembre, ma la logica delle mega opere e la
perdurante assenza di servizi essenziali, quali quelli offerti ai passeggeri in
transito, quelli tecnologici o di elettrificazione delle banchine da fonti
rinnovabili, non sono una valida premessa.
E non è una buona premessa l’aver portato avanti, fino quasi all’atto conclusivo, l’autorizzazione per lo scarico di carbone citato senza informare e coinvolgere nell’istruttoria adeguatamente le istituzioni interessate, ma questa  nonè una novità: basti ricordare la reazione dell’Assessore Borri, non adeguatamente informato ed invitato a partecipare alla necessaria revisione del piano delle opere portuali coinfliggenti con i criteri di sostenibilità che ispirano i principi e gli obbiettivi del PUG. Il fatto che oggi sia in corso lo scarico ed il trasporto a Taranto di materiale ferroso non deve far calare
l’attenzione e la richiesta delle necessarie misure di prevenzione e salvaguardia.
Il pensare a Brindisi come porto per tale scarico, oltre a rendere ancora più palese la quasi ingovernabilità di tutte le attività dell’attuale ciclo di produzione dell’acciaieria, deriva anche da processi autorizzativi non  sottopostial necessario iter valutativo della fattibilità e della compatibilità ambientale.
La necessaria trasparenza istituzionale avrebbe dovuto portare a spiegare pubblicamente le ragioni e le caratteristiche dell’attività di scarico e di
tutte le successive fasi, ma soprattutto la caratterizzazione dei materiali ferrosi e le misure di prevenzione, di esclusione o mitigazione degli effetti ambientali e sanitari nelle fasi di scarico, stoccaggio in banchina e trasporto
di tali materiali.
All’autorità di sistema portuale si chiede quindi di rendere pubblici gli atti
istruttori e quelli autorizzativi che hanno motivato la scelta del porto di
Brindisi e sorreggono tecnicamente l’atto finale e il suo iter esecutivo
attuale. Al Sindaco di Brindisi in quanto Ufficiale di Governo in materia
sanitaria e componente del comitato portuale, si chiede quali decisioni abbia
assunto o intende assumere in merito ad atti di cui ha pubblicamente affermato
di non essere stato informato e di non essere stato parte ed alle attuali
attività di scarico, stoccaggio, movimentazione e trasporto del materiale
ferroso, da caratterizzare sia di per se, sia per quel che attiene lo
spolveramento e gli effetti ambientali e sanitari. Alla dirigente dell’Arpa
Puglia di Brindisi si chiede se è stata chiamata ad esprimere un parere in fase
istruttoria sulle attività da compiere e se è stata chiamata ad effettuare e sta
regolarmente effettuando le caratterizzazioni indicate.

 Legambiente Brindisi
Il Presidente
dott. Teodoro Marinazzo