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Ode alla poesia – “L’attimo fuggente” al Nuovo Teatro Verdi
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Ode alla poesia – “L’attimo fuggente” al Nuovo Teatro Verdi

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BRINDISI – Finisce tra gli applausi emozionati del pubblico del Verdi, la trasposizione teatrale del film di Peter Weir L’attimo fuggente. Non poteva essere diversamente, visto il carico emotivo che una storia come quella raccontata – diventata un cult e un manifesto per generazioni di adolescenti – porta con sé e vista la bravura dei giovani protagonisti in scena.
Il professor Keating (interpretato da un ottimo Ettore Bassi) vuole proprio questo: emozionare, generare una reazione, autorizzare la trasgressione, smuovere quello che i suoi studenti hanno dentro e che le rigide regole dell’austero collegio maschile Welton vorrebbero imbrigliare. Allo stesso modo è lì che agisce il personaggio: sul cuore degli spettatori. Il carpe diem che fu di Orazio, qui non solo diventa di tutti ma cambia forma e diventa una spinta a prendersi tutto, a rompere gli schemi, a seguire le sensazioni che qualcosa suscita. Non leggiamo o scriviamo perché è carino, dice Keating, ma perché siamo membri del genere umano e il genere umano è pieno di passione, è questo che ci tiene in vita.
La poesia, in ogni forma, è liberazione. A scuola ne studiamo le regole, gli schemi e talvolta ci sembra noiosa. Quando la leggiamo anni dopo, per svago o per piacere, le affidiamo un senso totalmente diverso, capiamo che non c’è nessuna regola, che deve piacerci, farci male, addolorarci, sollevarci. E basta. Deve solo emozionarci, appunto.
Ed ecco che quando si parla di poesia, una parola come emozione, probabilmente abusata, assume il suo reale valore.
Può la poesia essere in grado di cambiare le vite? Ne L’attimo fuggente lo fa, le cambia, le sconvolge, le rovescia addirittura. La poesia diventa il modo per sfidare il conformismo, per annullare le regole. Far risuonare il barbarico “yawp”, l’urlo liberatorio del poeta Withman, significa avere la forza di non fare necessariamente quello che gli altri e genericamente la collettività ci impongono, significa avere il coraggio di cambiare idee e di seguire il cuore.
Su un palco dalla scenografia minimalista, passano le storie personali dei ragazzi e quelle di ognuno di noi; si muovono gli attori, ma si muove qualcosa di più profondo anche in chi guarda. L’attimo fuggente è una storia triste ed esaltante allo stesso tempo, elettrizzante e avvilente, bipolare come un adolescente: non c’è lieto fine nel suicidio di uno dei protagonisti e nel licenziamento di Keating, ma ritorna quel richiamo, risuona ancora una volta la poesia in quell’addio appassionato: O capitano, mio capitano!
La poesia. Forse, tutto quello che ci resta.

F. Taurisano