Home Cultura Tolo Tolo non è un film per tutti ma è il migliore. Zalone lascia spazio a un Medici filantropo
Tolo Tolo non è un film per tutti ma è il migliore. Zalone lascia spazio a un Medici filantropo
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Tolo Tolo non è un film per tutti ma è il migliore. Zalone lascia spazio a un Medici filantropo

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BRINDISI – Luca Medici sveste i panni del politicamente scorretto e indossa quelli ancora più scomodi del filantropo. Tolo Tolo è decisamente il suo miglior film ed è il frutto di un atto di generosità di Medici, che si è sentito in dovere di fare qualcosa in un momento drammatico. Checco Zalone entra nelle case degli italiani più di chiunque altro: forte di questo, ha scelto la strada della catechesi.

Un gesto che costerà uno sfrondamento del suo pubblico, perché è prevedibile che con il suo “documentario comico” Medici si attirerà le antipatie e le etichette di sinistroide/buonista da parte dei sovranisti, degli xenofobi, dei razzisti. Ma soprattutto dei fascisti, che spesso sono ricompresi nelle categorie di cui prima: ciò, in quanto il personaggio di Checco Zalone rappresenta chiaramente il fascismo come una patologia.

Insomma, Medici lascia la strada della quantità per puntare sulla qualità: un passo che un artista intelligente come lui doveva compiere prima o poi, e che probabilmente ha anticipato per via del senso di responsabilità accennato in precedenza.

In Tolo Tolo si ride meno ma si ride meglio: la sceneggiatura risente positivamente della mano di Paolo Virzì, che porta spessore e contenuti poi definiti e trasposti da Medici con il suo impareggiabile acume e la sua arguzia.

I messaggi lanciati dal film sono tanti e nascosti nelle pieghe dello stesso: per questo molti rimarranno delusi, perché questo non è assolutamente un film per tutti.

È però un film per gli italiani, costretti a vivere in una nazione in cui la capacità di sognare è soffocata dai lacci imposti da un sistema normativo e burocratico insostenibile. Da qui l’inaridimento dei sentimenti, ai quali fanno posto le vanità, quasi rappresentassero un anestetizzante.

Lo stato di necessità, dunque, come crinale lungo il quale avviene la discesa negli inferi dell’inanità e dell’inumanità.

Solo l’amore può salvarci. Oppure regole del gioco più umane.

Andrea Pezzuto