Home Cultura Fratellì è il nostro Joker: è il giullare creato dal sistema che parla all’umanità sofferente
Fratellì è il nostro Joker: è il giullare creato dal sistema che parla all’umanità sofferente
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Fratellì è il nostro Joker: è il giullare creato dal sistema che parla all’umanità sofferente

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I vuoti danno fastidio e come un riflesso pavloviano cerchiamo compulsivamente di riempirli. È per questo che il fenomeno di “Fratellì”, in arte “1727”, in carne e sangue Algero, sta creando così tanta discussione nel Paese.

Brevemente: Fratellì è un 23enne cresciuto nella povertà economica e sociale di una periferia romana e che ha trovato le luci della ribalta e i soldi tramite la pubblicizzazione sui social delle sue marachelle. Chi glieli dà i soldi? Le imprese, che lo pagano per avere visibilità sulle sue seguitissime storie e dirette. L’apoteosi del marketing orientato solo sulla quantità del pubblico, in spregio ai contenuti e all’accostamento della propria immagine commerciale a determinati valori. D’altronde, è questo che evidentemente domanda la società, ed il mercato si adegua. Chi vuole la complessità? Pochi. Basti vedere che i leader politici del Paese sono un ragazzo senza arte né parte ed uno più grandicello senza ragione.

La speranza, tuttavia, è che il fenomeno del Coronavirus abbia insegnato che la complessità salva le vite, la semplificazione le ammazza.

Ad ogni modo, Fratellì rappresenta fedelmente il vuoto, ed ha il merito – a modo suo – di porre un faro sul cratere sociale delle periferie che nessun politico si è occupato di riempire e nemmeno di rattoppare. Fratellì è la piazza (virtuale) della quale i ragazzi di Piana del Sole (luogo da dove proviene) non dispongono.

È questione di educazione: essendo l’uomo un animale sociale, cerca l’aggregazione in qualunque forma; meglio Instagram che le sterminate discariche di Piana del Sole per ritrovarsi.

Fratellì, un po’ per indole un po’ per fiuto, ha fatto una cosa tanto semplice quanto efficace: ha usato la piazza virtuale come ascensore sociale. Perché ci è riuscito? Perché questo è il periodo dei giullari, capaci con una risata di buttare giù il sistema. Grillo docet.

Ce lo ha spiegato Todd Phillips con il suo Joker, potentissima rappresentazione cinematografica nella quale un sontuoso Joaquin Phoenix intepreta un soggetto antisociale che da vittima diventa carnefice, assurgendo a nuovo re di New York, incoronato dalla crescente onda di umanità sofferente. Quella sofferenza che empaticamente Fratellì ribalta e diffonde in maniera tanto sfumata quanto potente. Quella sofferenza che tradisce quando ammette che alcuni lavori ti costringono a stare a contatto con una società che fa schifo. E ritorna la figura del giullare antisociale. Rimonta il Joker che vive dentro ognuno di noi. E ritorna a bomba il tema di una classe politica, di una comunità che non è stata in grado di allenare le nuove generazioni alla vita: perché incapaci di proteggere i ragazzi dalle cose troppo brutte o di allenarli adeguatamente alle asperità.

E allora quando la vita è brutta, tu inevitabilmente “fai brutto”, fratellì.