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L’intervento del Commissario di Confindustria Brindisi nel congresso dei giovani imprenditori
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L’intervento del Commissario di Confindustria Brindisi nel congresso dei giovani imprenditori

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Buongiorno a tutti.

Ministro Catalfo, Ministro Amendola, Presidente, Giovani Imprenditrici, Giovani imprenditori, Cari amici,
Non nascondo l’emozione nell’intervenire oggi,
in un Convegno dei Giovani Imprenditori che si svolge in un momento così particolare e drammatico per la storia del nostro Paese e dell’intero Pianeta.
Non vi nascondo anche che avevo preparato qualche settimana fa una bozza di intervento che in queste ore ho dovuto totalmente modificare.
Viviamo nell’era dell’incertezza.
Un’incertezza che rende difficile e spesso paralizzante la vita di tante imprese e di tanti nostri collaboratori.
Non c’è resilienza, non ci sono slogan “andrà tutto bene” che potranno far andar bene le cose.
Tocca a tutti noi essere resilienti.
Tocca a tutti noi far “andar bene le cose”.
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Un’incertezza che può causare una caduta prolungata della domanda.
Lo ha descritto bene il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco intervistato domenica dal Corriere della Sera.
Lo stato di incertezza in cui oggi viviamo,
Ha spiegato bene Visco,
è caratterizzato da più fattori.

Il primo è sanitario, riguarda la durata della pandemia, i tempi per produrre e distribuire un vaccino.

Il secondo è soggettivo e psicologico: a fronte dell’incertezza le imprese e noi tutti come consumatori tendiamo a procrastinare, a non consumare né investire.
Servono visione e ogni strumento utile a tenere viva e rilanciare la domanda per non rischiare di lasciare indietro interi pezzi di società.
Ci vogliono impegno, pianificazione e capacità di ripensare i modelli di business, di lavoro e di vita sociale.
C’è bisogno di un impegno collettivo che si deve fondare su un nuovo patto sociale.
Un patto di lealtà verso noi stessi, le nostre comunità e il nostro Paese.
Un Patto che non ammette negazionisti.
Un Patto che al contempo non ammette una politica che ha un approccio paternalista.
E’ chiaro ormai che la crisi sanitaria nel migliore dei casi ci accompagnerà fino alla fine della primavera,
nel peggiore dei casi durerà tutto l’anno.
In un contesto del genere chi fa impresa chiede al Governo di essere protagonista di questo Patto Sociale non solo con lealtà e onestà intellettuale,
ma anche con grande pianificazione
e grande attenzione alle conseguenze di ogni scelta che sarà messa in campo.

Una pianificazione che forse non è stata così dettagliata se oggi rischiamo,
secondo il consigliere del Ministro Speranza Ricciardi,
una seconda ondata peggiore della prima.

Per noi che facciamo impresa saper pianificare e avere una visione complessiva delle sfide e dei problemi
è la precondizione per il nostro agire.

Vorremmo che anche per la politica fosse così.

Faccio un esempio che non riguarda direttamente ma solo indirettamente il mondo delle imprese.
Un esempio che ci riporta idealmente a Capri, luogo simbolo per i Giovani Imprenditori e di cui si è parlato anche ieri con il Ministro Azzolina.
E’ inconcepibile ad esempio che le scuole in Campania siano chiuse
e speriamo che altre regioni non seguano questa scelta.
Dove si è sbagliato?
Quali sono stati gli errori di pianificazione?
Quali saranno i danni educativi per i ragazzi delle famiglie più deboli della società?
Come potranno continuare a lavorare i genitori se dovranno stare a casa con i figli?
Si è scelto di condannare le donne a fare le mamme non dando loro l’opportunità di lavorare?
Dovranno stare con i nonni?
Siamo sicuri che i ragazzi saranno più sicuri non andando a scuola e che non si creeranno più assembramenti?
Mi chiedo:
quando la politica fa queste scelte immagina le conseguenze? Si fa queste domande?

Sento parlare con leggerezza di nuovi lockdown dell’intero Paese.
Scongiuriamoli in ogni modo con l’impegno di tutti.
Nei luoghi di lavoro, dove vengono adottate tutte le precauzioni, siamo più sicuri che in altri.
Si eviti in ogni modo il blocco delle fabbriche e delle filiere produttive che sono strettamente interconnesse tra loro.
I danni sarebbero incalcolabili e ingiustificabili anche perché oggi non ci troviamo di fronte a un nemico sconosciuto.

Crisi nell’antica Grecia significava transizione, un periodo in cui si passava da un vecchio o nuovo equilibrio.
La crisi rappresentava un periodo di tempo costruttivo nel quale nascevano le premesse di una nuova società.
Questo nuovo equilibrio noi dobbiamo trovarlo tutti assieme.

Viviamo una fase nuova della nostra storia e della nostra storia economica.
Le Istituzioni europee hanno saputo dare una risposta senza precedenti alla crisi.
Ora tocca a Noi.
Il Recovery Plan è un’occasione storica per il Paese e per il Nostro Sud.
Un’occasione che, come ha detto il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi, non possiamo sprecare.
Hai ragione Carlo:
serve mettere in campo interventi strutturali e su quelli concentrare le risorse.

Il Recovery Fund, sottolineava Visco, ha tre aree di intervento principali e su quelle deve essere il focus:

Primo
L’amministrazione pubblica ha bisogno di innovazione e competenze nuove.
Per ripartire la prima grande riforma da fare è creare un’amministrazione pubblica e una giustizia
amiche dell’Italia che lavora e che produce
e non zavorra.
E aveva ragione Sabino Cassese intervistato ieri dal Sole 24 ore.

Chi dice che con lo smartworking la Pubblica Amministrazione eroga gli stessi servizi di prima dice una cosa non vera.

Ed invece è il momento di fare questo grande salto.

Questa grande rivoluzione culturale della macchina dello Stato.

Secondo.
Va ripensato il Paese rendendolo proiettato al futuro
e non ancorato al passato con infrastrutture fisiche e digitali.

Terzo
Servono un grande piano per la valorizzazione e la tutela dell’ambiente e del nostro patrimonio naturale e artistico.

E tutto deve essere immaginato pensando ai Giovani.
Facendo nostri i richiami del Capo dello Stato.

Permettetemi di ringraziare pubblicamente il Presidente Sergio Mattarella a nome di tutti voi per l’impegno e
per la passione civile che sta profondendo in questi anni così complessi della Storia del nostro Paese.
Un modello per tutti noi.
Grazie Presidente.

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Il Governatore Visco nella sua intervista diceva:

“Giovani con competenze elevate spesso lasciano l’Italia perché la società italiana non è riuscita a creare una domanda sufficiente di competenze elevate.
Invece è una domanda necessaria.

Occorre che ci sia più partecipazione al lavoro, per raggiungere tassi di crescita sufficiente
e garantire un consolidamento naturale e progressivo del debito.

Se non riusciremo ad alzare di molto la partecipazione al lavoro – in particolare dei giovani, delle donne, delle persone nel Mezzogiorno – ci sarà una caduta del Pil.”

Bene questa è priorità per il Sud e per le aree più deboli del Paese.
L’anno scorso nel mio intervento, come Gruppo Giovani Imprenditori del Mezzogiorno,
chiedevamo che oltre al Green New Deal lanciato dalla Commissione Europea appena insediata, si attuasse un New Deal per il Sud.
Oggi è ancora più urgente.
E lo voglio ribadire quest’anno che ho anche l’onore di essere Commissario di Confindustria Brindisi.
Un ruolo che mi ha permesso di vedere ancora di più la forza del nostro sistema.
Di apprezzare le grandi competenze delle nostre persone a livello locale e nazionale.
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Il Mezzogiorno deve tornare ad essere una priorità nelle scelte strategiche della Politica,
in un disegno integrato di sviluppo dell’intero Paese.
Nel nostro Sud la dotazione di infrastrutture è più bassa sia per quantità sia per qualità.
Oggi rischiamo,
e rischieremo ancora di più visto che anche altri Paesi amici ma con economie concorrenti potranno attingere alle risorse del Recovery Plan,
di essere sempre meno in grado di competere a livello europeo e globale.
E’ fondamentale che il Sud venga messo in condizione di fare la sua parte nel rilancio economico del nostro Paese.
Simulazioni della Banca d’Italia hanno dimostrato che un incremento degli investimenti pubblici al Sud pari all’1% del suo Pil
determinerebbero un aumento dello 0,3% del Pil del Centro-Nord.

E la grande crisi che sta investendo la filiera del turismo potrà essere la cartina di tornasole di questa fase storica.
Lo dico anche da imprenditore di questo settore fortemente colpito dalla crisi.
L’alibi nel quale le amministrazioni di intere aree del Paese, con una spiccata propensione antindustriale,
immaginavano un’economia fatta solo di turismo si sta sgretolando.

E’ importante che da un lato venga sostenuta la filiera del turismo
ma dall’altro si creino le condizioni per la crescita delle eccellenze imprenditoriali già presenti sui territori e la nascita di nuove.
Ed eccomi alle conclusioni….
Dopo decenni di privatizzazioni questa è la stagione dello Stato nell’economia.
Non entro nel merito delle scelte del Governo anche perché il presidente Bonomi
ha detto chiaramente come la pensiamo ma ci tengo a dire un’ultima cosa:
I Campioni nazionali o europei non si creano a tavolino.
E’ il mercato a determinarli e se come Paese vogliamo Campioni nazionali dobbiamo rispettare le regole del Mercato.
L’Italia, grazie all’impegno delle imprese e delle lavoratrici e dei lavoratori,
è il secondo Paese manifatturiero d’Europa.
Non dimentichiamocelo.
Il governo crei le condizioni per la crescita e per competere ad armi pari con i nostri “cugini europei”
più che Campioni a Tavolino.
Le nostre imprese sono pronte a vincere anche questa sfida e ad uscire più forti da questa crisi ma alla politica chiediamo:
di essere dalla parte delle imprese e dei lavoratori.
Solo insieme potremo farcela.
Solo insieme e credendo in un Progetto comune ce la faremo.
Grazie a tutti.

IlCommissario di Confindustria Brindisi Gabriele Menotti Lippolis