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Gli ambientalisti chiedono audizione ai Ministri per bloccare i progetti portuali
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Gli ambientalisti chiedono audizione ai Ministri per bloccare i progetti portuali

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BRINDISI – Egregi Ministri, trasmettiamo copia della lettera inviata al Presidente del Consiglio dei ministri, con la quale si richiamava l’attenzione sulle emergenze ambientali nel territorio di Brindisi e su procedimenti in corso che rischiano di aggravare la situazione e di contraddire gli impegni inerenti il green new deal.

Molti degli argomenti segnalati e degli interventi richiesti richiamano le Vostre rispettive competenze, per cui rivolgiamo un invito pressante affinché sia garantita trasparenza e partecipazione nei procedimenti in corso e per evitare gravi danni al territorio.
In particolare richiamiamo l’attenzione su:
a) OPERE NEL PORTO DI BRINDISI.
È in corso un procedimento di Valutazione di impatto ambientale concernente “LAVORI PER IL COMPLETAMENTO DELL’INFRASTRUTTURAZIONE PORTUALE MEDIANTE BANCHINAMENTO E REALIZZAZIONE DELLA RETROSTANTE COLMATA TRA IL PONTILE PETROLCHIMICO E COSTA MORENA EST” (trasmissione parere CTVA n.3109 del 02/08/2019 – Istruttoria VIA ID_DIP3870 – Porto di Brindisi).
Le opere in questione comportano il dragaggio dei fondali nell’area compresa tra il Canale Pigonati e la costa di Sant’Apollinare, il trasferimento dei sedimenti nella colmata sopra indicata ed il conseguente banchinamento dell’area tra il Pontile Petrolchimico e Costa Morena Est.
Più volte abbiamo sottolineato che i problemi del porto sono legati più che alla carenza di banchine, alle servitù ed ai monopoli a lungo garantiti per attività ad alto impatto ambientale ed ora finalmente in dismissione (moli carbone), alla carenza di servizi ed a quella di un’organizzazione efficiente ed integrata fra le attività presenti ed incrementabili in una programmazione di sviluppo sostenibile.
Il mondo dell’associazionismo ha evidenziato gli impatti che le opere previste avrebbero sul porto e Legambiente ha inviato osservazioni nell’ambito del procedimento in questione, individuando le principali criticità legate ai dragaggi, alla caratterizzazione ed alla destinazione dei sedimenti dragati (da smaltire a norma di legge se risultati pericolosi), alla presenza di reperti e di relitti nei fondali oggetto di dragaggio (come risulta da prospezioni e documentazioni archeologiche), alle escavazioni ed alla realizzazione della colmata e dei banchinamenti nell’area individuata, con gravi effetti sugli assetti e sugli equilibri idrogeologici e sui vincoli naturalistici riguardanti il tratto finale della foce di Fiume Grande e sull’avifauna presente.
L’escavazione per la colmata è fino alla profondità di -27 metri rispetto al livello del mare, ma la caratterizzazione dei sedimenti in questione ed il loro smaltimento non sono al centro dell’esposizione in progetto e della valutazione chiesta alla commissione Via.
In data 02/08/2019 la Commissione VIA – VAS, del Ministero dell’Ambiente, preposta all’esame del giudizio di compatibilità ambientale, esprime parere negativo e “respinge l’istanza relativa al progetto ….”
Fra i pareri e le osservazioni presenti in atti, significativo è quanto sottolinea il MIBACT, attraverso la Soprintendenza competente in data più recente (prot. 11601 del 19/06/2020) che conferma la presenza dei reperti e del relitto citati e sospende qualsiasi parere in attesa della trasmissione di studi, prospezioni e geolocalizzazioni da effettuarsi da parte di tecnici qualificati e referenziati.
Quanto concernente la Valutazione di Incidenza Ambientale e gli effetti su Fiume Grande, non sarebbe “aggirabile” dalla canalizzazione prevista in progetto, per quel che attiene effetti incomprimibili ed intollerabili, o anche da una eventuale riduzione della portata della colmata, non presente in atti.
Agli atti risulta, come sopra riportato, il respingimento dell’istanza, a valle del quale, per ragioni di trasparenza e di legittimazione del procedimento, dovrebbero essere ufficializzati e pubblicizzati i provvedimenti conseguenti, riguardanti la chiusura del procedimento e la conseguente comunicazione al presentatore del progetto di un motivato riesame di integrazioni giustificabili e giustificate dalle leggi vigenti.
Soltanto attraverso una approfondita ricerca di documenti sul sito del Ministero dell’Ambiente, apprendiamo che, pur in assenza dei provvedimenti richiamati, sono presenti documenti e pareri con data successiva al provvedimento di respingimento dell’istanza da parte della commissione VIA – VAS e, soprattutto, pare che la stessa commissione sia stata chiamata ad esprimersi “soltanto” su una caratterizzazione presentata dal proponente del progetto e non riportata in atti. Gli organi di informazione hanno anche riportato dichiarazioni relative ad un avvenuto accordo fra Autorità di Sistema portuale del basso Adriatico e SOGESID, società in house del Ministero dell’Ambiente, per consentire tecnicamente il superamento degli intoppi procedurali verificatisi, ciò che pone, quantomeno, problemi di opportunità vista la differenza di ruoli da rispettare fra il soggetto proponente e quello esaminatore dell’istanza in questione.
E’ appena il caso di sottolineare che soltanto una comunicazione di riesame dell’istanza da motivare e pubblicare ufficialmente, avrebbe potuto portare alla proposizione di una caratterizzazione dei sedimenti da affidare a soggetti terzi di comprovata e documentata esperienza, fermo restando l’imposizione delle maglie strette e della metodologia più stringente imponibili nel caso di caratterizzazioni riguardanti un’area SIN quale quella di Brindisi e sedimenti potenzialmente inquinati.
Nella nostra ultima lettera, a Voi indirizzata, chiedevamo se fosse davvero opportuno realizzare la vasca di colmata in una zona esposta ad alta pericolosità idraulica e/o geomorfologica . In un’area SIN sedimenti frutto di un dragaggio tecnicamente comprovato vanno sottoposti a bonifica e inertizzazione e destinati a smaltimento e agli usi consentiti, così come indicato anche dall’art. 184 quater del Decreto Legislativo 152/2006 (s.m.i.) che riguarda l’utilizzo dei materiali di dragaggio nei Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche (SIN).

b) DEPOSITO COSTIERO DI GNL.
Oltre tre anni e mezzo fa il Presidente del Sistema portuale del basso Adriatico annunciò che nel porto di Brindisi poteva essere realizzato un deposito costiero di GNL capace di alimentare navi di nuova generazione e automezzi.
Da allora non si è aperto alcun confronto sull’impianto, anche se il Governo ha individuato vari siti per quelli che venivano indicati depositi strategici ed ha tracciato le linee guida a cui richiamarsi.
Per l’impianto proposto da Edison nel porto di Brindisi non è stato compiuto uno studio di fattibilità sui diversi siti possibili e non è stata aperta una costruzione partecipata sulla scelta da effettuare, fatto tanto più grave se si pensa che si tratta di un impianto ad elevato rischio di incidente rilevante, localizzato in un’area altamente vulnerabile per la presenza di impianti ugualmente ad alto rischio e di attività che comportano una forte presenza antropica.
Abbiamo avuto conoscenza del progetto soltanto quando l’Amministrazione comunale di Brindisi ha emesso un avviso pubblico concernente il rilascio del nulla osta di fattibilità (NOF) di competenza del comando tecnico regionale dei Vigili del fuoco. Soltanto allora abbiamo potuto apprendere che l’impianto progettato veniva localizzato nell’area di costa Morena Est, impegnando e vincolando 300 metri lineari di banchina, il tutto senza studiare ed esaminare altri siti in cui ubicare il deposito gasiero e comunque non indicati in atti; per cui si è scelto direttamente, senza alcuno studio di fattibilità, l’unico sito che dotato di infrastrutture viarie e ferroviarie, andrebbe esaminato anche alla luce di attività commerciali presenti e dell’area ZES formalmente individuata, ma anche dell’incidenza su vincoli ed equilibri idrogeologici, naturalistici e quant’altro derivi dalla normativa Seveso (D.Lgs. n. 105/2015), senza tralasciare la coincidenza temporale e strategica col progetto di colmata e nuovo banchinamento indicato nel punto precedente (a).
Sorprende che per appena 50 m3 (19950 anzichè 20000) la capacità di stoccaggio dichiarata sottragga il progettato deposito alla VIA secondo il D.Lgs.152/2006″.
In ragione di quanto sopra riportato, chiediamo che vengano ripristinati i requisiti essenziali per stabilire trasparenza, valutazione scientifica ed obbiettiva sugli impianti e le opere proposte e la partecipazione di tutti i soggetti che ne abbiano diritto, in particolare, per quel che attiene le opere portuali, l’apertura di un nuovo procedimento giustificato dal respingimento dell’istanza da parte della commissione VIA – VAS o un riesame, se motivabile giuridicamente e tecnicamente, che manifesti con avviso pubblico le integrazioni al progetto e su di essi apra la prescritta fase di invio e recepimento di osservazioni.
Per quel che riguarda il deposito costiero, chiediamo l’esecuzione di un vero studio di fattibilità e conseguentemente un vero studio di VIA su un sito scelto in base allo studio di fattibilità.
Tutto ciò senza considerare che il sito indicato dalla stessa Autorità di Sistema Portuale per MAM è in netto contrasto con quanto prevede il Piano Regionale dei Trasporti del 2015-2019, tuttora in vigore, e grazie al quale sono stati finanziati e spesi importanti risorse finanziarie. Detto piano recita che «per quanto riguarda il porto di Brindisi, il Piano Attuativo interviene riaffermando la natura strategica del fascio di binari di collegamento con la rete ferroviaria sulla banchina di Costa Morena ed il potenziamento della viabilità di raccordo con la duplice funzione di servizio alle attività Ro-Pax e di supporto allo sviluppo delle attività logistiche e, in prospettiva, del Distripark».
Con l’occasione si chiede anche di poter essere auditi con l’urgenza richiesta dalle questioni poste – con le modalità ritenute opportune in considerazione dell’attuale emergenza sanitaria – al fine di illustrare personalmente le criticità e le anomalie esposte.

Forum Ambiente salute e Sviluppo;
Isde . Medici per l’Ambiente;
Italia Nostra; Legambiente;
No al Carbone; Salute Pubblica; WWF