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I No Tap scrivono ai sindaci
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I No Tap scrivono ai sindaci

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BRINDISI – In vista del tavolo convocato per lunedì 30 novembre nella Prefettura di Brindisi e poi di Lecce dal sottosegretario Mario Turco sul dossier ristori e investimenti TAP/SNAM, con i sindaci lungo il gasdotto, i due presidenti di Provincia e una rappresentanza di TAP/SNAM, invitiamo i nostri sindaci, responsabili della salute e dell’ambiente del territorio da loro rappresentato, a non accettare nessuna forma di ristoro proposta, ma di insistere sul risarcimento danni e ripristino dei luoghi, per i seguenti motivi:

– Il gasdotto TAP/SNAM non è operativo: arriva alla centrale di Matagiola, Brindisi, ma poi non esiste ancora nessuna interconnessione con la Rete Adriatica SNAM, che parte da Massafra: manca il tratto di 80 km da Matagiola a Massafra, che, secondo il sito di SNAM, sarà pronto solo nel 2026. Dove andranno i 10 miliardi di metri cubi l’anno “già in esercizio per le operazioni commerciali con gli 8 shipper (società acquirenti)”, se il gas resta a Brindisi? Inoltre sono in fase solo autorizzativa altri due tronchi della Rete Adriatica SNAM, la Sulmona-Foligno, compresa la centrale di decompressione di Casa Pente a Sulmona, e la Foligno-San Sestino, come anche l’ampliamento della Biccari-San Salvo, previsti tutti per il 2025? Come fa il gas di TAP ad arrivare agli “shipper” che chiaramente non hanno ancora aderito ai contratti?

– I vertici di TAP hanno un processo penale in corso per disastro ambientale e altre accuse, e la Regione Puglia, rappresentata oggi dal Consigliere Fabiano Amati, oltre a diversi sindaci, si sono costituiti parte civile chiedendo risarcimenti ingenti.
– SNAM a fine giugno 2020 ha prosciugato la falda in Contrada San Paolo vicino all’abitato di Tuturano, nel Comune di Brindisi, contravvenendo alle prescrizioni A4., A6. E A7. della VIA n.249 del 22/09/2017, come denunciato dal Movimento No TAP/SNAM di Brindisi a fine giugno 2020, in particolare la prescrizione A7: “dovranno essere valutati tutti i rischi di incidenti, ed in particolare eventuali spillamenti e spandimenti in fase di cantiere, e definiti dalla Regione gli eventuali ulteriori accorgimenti per limitarli”: la Regione, malgrado la nostra denuncia, non è intervenuta. L’emungimento illegittimo ha lasciato 100 famiglie della frazione Torre Rossa senza acqua nei pozzi fino ad oggi, case irregolari non allacciate all’acquedotto: quell’acqua veniva usata per usi non potabili, tipo bagno, lavatrice, irrigazione orti.

– Fatto ancora più grave, la falda di San Paolo alimenta, dopo le case di Torre Rossa, il Canale Li Siedi, che sfocia lungo il Bosco di Tramazzone, che è la Riserva Naturale Regionale Orientata “Bosco di Cerano”. Il Bosco era stato sponsorizzato come Luogo del Cuore FAI proprio dal Comune di Brindisi: ora senza l’acqua delle falde di Tuturano, chissà che fine farà… Solo il Comune di Brindisi, dopo la nostra denuncia alle autorità di controllo, tra cui l’ Autorità di Bacino e la Commissione Tutela del Territorio e delle Risorse Naturali, Difesa del suolo, Risorse Naturali della Regione, alla Sovraintendenza per il Paesaggio, ha risposto in una nota del 6 luglio che chiedeva di ispezionare i luoghi e in data 02 agosto 2020 il Comune “rappresentava la necessità, informata con la presente l’autorità ambientale competente per la VIA, di dare attuazione sin dalle attuali fasi di immediato post-operam, al Piano di Monitoraggio Ambientale e di mantenerlo aggiornato in base alle varie eventuali sopravvenienze.”. Ma anche qui non c’è stata nessuna risposta né dalla Regione, né da SNAM.

– TAP/SNAM sono state diffidate con “diffida a informare sui pericoli anche solo potenziali delle nuove emissioni di gas serra” firmata dalla Rete Legalità per il Clima per conto di decine di associazioni ambientaliste. “Premesso che i danni climatici di TAP e SNAM non sono in alcun modo ristorabili, la nuova opera rientrerà nelle fattispecie dell’attività pericolosa ex art. 2050 cc. e della custodia ex art. 2051cc.”; e il fatto che “le informazioni reperibili sul sito TAP nulla documentano in tema di pericoli anche solo potenziali del gas naturale sia in merito allo sforamento o meno del residuo carbon budget, italiano e della UE, sia in merito al concorso, delle emissioni di gas serra della nuova organizzazione e della nuova attività, ai feedback loop positivi, derivanti dalle crescenti concentrazioni planetarie di metano”.
I 25 milioni di ristori riproposti da TAP/SNAM (che due anni fa erano 50 milioni, poi 30 sotto la ministra Lezzi) non devono in nessun modo essere un compromesso che potrebbe giustificare i disastri ambientali causati da TAP e SNAM: ricordiamo anche gli oltre 7000 ulivi sugli 8600 del tracciato, molti dei quali secolari, abbattuti da SNAM in zona infetta, dove non sussiste nessun obbligo di abbattimento.
Non accettiamo il discorso del sottosegretario Turco che “l’opera, ormai, è lì” e non comprendiamo quale sia “l’obiettivo di migliorare la vita dei cittadini” di questa opera inutile, costosa e dannosa.
E non comprendiamo le tre direttrici su cui plasmare il ristoro:
1. “Benessere imprenditoriale e filiere produttive”: benessere di SNAM e dei suoi profitti aziendali, visto che ha promesso in questi giorni 1 miliardo di dividendi azionari;
2. “Impatto occupazionale”: TAP, nella sua sede operativa nella zona SPIP di Brindisi, occupa una dozzina di tecnici, non certo locali…
3. “Benefici socio-culturali per i territori”: SNAM sponsorizzerà la prossima “Festa te l’Uddrhatieddrhu” a Campo di Mare???
Ma quali ristori? Chiediamo il ripristino dello stato dei luoghi ambientalmente disastrati da TAP e da SNAM per un’opera inutile, costosa e dannosa e climalterante in tempi di emergenza climatica. E i danni climatici di TAP e SNAM non sono in alcun modo ristorabili…

Firmato:
Movimento No TAP/SNAM della Provincia di Brindisi
Redazione di emergenzaclimatica.it
Europa Verde Brindisi
Rete Legalità per il Clima
Coordinamento No SNAM
Comitato No Devastazioni
V.A.S. Onlus Salento
Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti di Taranto
Trivelle Zero Molise
Collettivo No al Fossile Civitavecchia
Comitato ForestaForesta