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La scommessa verde di Sala: anticipa una nuova tendenza nazionale?
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La scommessa verde di Sala: anticipa una nuova tendenza nazionale?

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L’adesione di Beppe Sala alla carta dei Valori del Partito Verdi Europei segna il primo, e grande, punto di svolta nella corsa a Palazzo Marino, perché riporta al centro della campagna elettorale due qualità che sono rare in Politica, ovvero la responsabilità e il coraggio nel perseguire le proprie scelte. Sala, infatti, non solo sancisce il distacco, anche simbolico, dalle sigle partitiche più conosciute, ma si assume anche l’onere di convertire la città di Milano in capitale green d’Italia e di mantenere così il passo con le più importanti città del mondo.

D’altro canto, l’attenzione all’importanza per l’ambiente aveva già raggiunto molti di noi anche prima del grande crollo del 2020 forse a causa della non sostenibilità del nostro modello di società. Inquinamento dell’aria, aumento delle disuguaglianze, mancanza di contatto con la natura e con gli altri esseri umani, a cui si aggiungono la difficoltà nella conciliazione del rapporto tra vita-lavoro. Di fatto Milano, soprattutto nell’ultimo decennio, ha già provato a invertire questa rotta, sperimentando una spinta più comunitaria e partecipativa, ma adesso occorre fare di più verso una conversione più profonda e duratura.

Una scommessa? Forse, ma Sala ha prima di tutto compiuto un atto di responsabilità nei confronti dei milanesi. Spesso, infatti, il tema dell’ambiente ha rappresentato una bandierina da sventolare all’inizio del proprio insediamento o come ultimo atto prima dell’abbandono dei palazzi, quasi come se fosse una sorta di pentimento al crepuscolo di una vita dissoluta. Ma nel caso di Sala è diverso, perché in questi cinque anni ha già avviato molti progetti green ed ha anche istituito uno specifico assessorato alla transizione ecologica; oggi adottato anche dal governo Draghi. Ed in questa tornata elettorale Sala ha inoltre deciso di mettere a repentaglio tutta la sua credibilità su una visione chiara e ambiziosa di come debba diventare la Milano del futuro: una città capace di porre la sua attenzione sulla qualità della vita dei suoi cittadini, valorizzando così la loro salute.

Ed è proprio da quest’assunzione di responsabilità nei confronti dei propri elettori, che emerge il coraggio nell’affrontare una sfida di tale portata, scegliendo di dedicare il prossimo mandato alla conversione green di una metropoli che viaggiava velocissima e che ora il covid ha inevitabilmente rallentato. La pandemia, infatti, ha aperto profonde riflessioni sul cosa ci prospetti il domani, su cosa vogliamo che siano le città e sul nostro effettivo desiderio di restarci a vivere. D’altronde, ipotizzare di tornare ai modelli di vita degli anni 90 o duemila è semplicemente impossibile, perché la pandemia ha cambiato le nostre vite e di conseguenza la funzione stessa della città.

Sala ha preso atto di questo cambio di scenario, di modelli di vita delle persone, di lavoro e soprattutto delle difficoltà che la città si è ritrovata improvvisamente addosso. Ed è per questo che ha deciso di impartire una nuova rotta, indirizzando i cambiamenti, anticipando le sfide e proponendo un modello che conduca alla rinascita di Milano. La quale inizia dalla presa di distanze rispetto alla politica romana e guardano piuttosto all’Europa e alle altre grandi metropoli del Summit Urban 20. In Germania, in Francia e in tante grandi città europee, ad esempio, i verdi sono protagonisti della scena politica e la conversione delle metropoli contagia spesso il resto del Paese; come potrebbe essere per Milano e l’Italia.

La scommessa è quindi di lungo respiro, perché la svolta green è costosa e complicata ora, ma la convenienza e la comprensione delle scelte sostenibili aumenteranno inevitabilmente con il tempo. Solo così la città potrà incrementare la sua capacita di attrarre talenti e investimenti dando linfa fondamentale al suo DNA e producendo così ricchezza e benessere. E dopo tutto, al momento quella di Sala resta l’unica visione prospettica anche sul campo elettorale, dove ancora oggi non si vedono proposte alternative e credibili, ma solo silenzi in attesa di ordini romani.

Tuttavia, ogni scelta comporta dei rischi ed in questo caso sono due, perché da una parte Sala ha preso le distanze, e così l’elettore, dai punti di riferimento partitici convenzionali, e dall’altra si sono alzate le aspettative su un tema, quello dell’ambiente, che negli anni è stato sventolato a vuoto, senza mai generare grandi ricadute concrete sulla collettività. Dalla sua Sala, ha però il vantaggio di conoscere bene la città, di essere già stato un outsider dalla collocazione politica apartitica e soprattutto di aver già implementato delle misure green importanti. E per tutte queste ragioni, la sua è una sfida alla portata e che per quanto rischiosa porterà con sé la possibilità di migliorare sensibilmente la vivibilità dei milanesi, ma non solo. Con una più forte prospettiva green e con tutti gli ingenti investimenti collegati ad essa, infatti, si potrà garantire un rilancio economico della città generando nuove opportunità di lavoro ma non solo. Si potrà inoltre migliorare la salute dei cittadini, mantenendo così il passo con le altre metropoli del mondo e facendo, al tempo stesso, crescere il valore della vita in città. Un tema quest’ultimo, che negli anni è stato animato da studenti fuori sede e masse di lavoratori, e che oggi, proprio a causa della pandemia, riguarda tutti i milanesi.

Un progetto ambizioso, una visione chiara, una scommessa rischiosa ma riusciremo a vincerla? Sì, perché con questa Sala ci ricorda cosa vuol dire essere milanesi e sentirsi tali: avere la volontà di anticipare le sfide, piuttosto che farsi travolgere da esse.

Francesco Caroli