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Villa Pignicedda usata come discarica da una ditta di costruzioni
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Villa Pignicedda usata come discarica da una ditta di costruzioni

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BRINDISI – Il 20 gennaio scorso, fra i vialetti della storica “Villa Pignicedda”, nelle campagne a Sud-Ovest del capoluogo, i Carabinieri Forestali della Stazione di Brindisi avevano rinvenuto numerosi cumuli di rifiuti, originati da abbandoni di materiali vari ripetuti nel tempo.

All’atto dell’accertamento i Militari non avevano potuto individuare gli autori dello scempio, ma con un meticoloso lavoro di indagine, basato sulle “rintracciabilità” dei rifiuti, sono riusciti ad individuare il produttore di una parte degli stessi, nonché responsabile dello smaltimento illecito.

I Carabinieri Forestali hanno ricostruito la provenienza di alcuni cumuli di materiali rivenienti da demolizioni edili, in particolare da rifacimento della copertura isolante di abitazioni, in un cantiere del quartiere “La Rosa”, periferia Sud di Brindisi.

Individuata la ditta, con sede a Taranto, che ha eseguito i lavori nel periodo immediatamente precedente all’ accertamento, per cui non ha potuto esibire la necessaria documentazione (leggi: formulari di identificazione dei rifiuti – f.i.r.) comprovante il regolare smaltimento dei materiali di risulta in discariche autorizzate ovvero centri di recupero.

Pertanto, il rappresentante legale della ditta, M.G. di anni 45, è stato deferito alla Procura della Repubblica di Brindisi, destinataria di una dettagliata informativa, per il reato di gestione di rifiuti non autorizzata, di cui all’ art. 256, comma 1 lettera a) e comma 2, del “Testo Unico Ambientale” (decreto legislativo n. 152 del 2006).

Per i reati commessi, oltre alla bonifica ed al ripristino dello stato dei luoghi, è prevista la pena dell’ arresto da sei mesi a due anni ed un’ ammenda da 2.600 a 26.000 euro e, trattandosi di rifiuti anche pericolosi, non sarà possibile evitare il processo penale attraverso la definizione in via amministrativa, “istituto” introdotto dalla Legge n. 68 del 2015 (laddove sia anche accertato che non sussista un pericolo di inquinamento per l’ ambiente).

Le indagini proseguono ancora, per individuare ulteriori altri responsabili dello smaltimento illecito dei rifiuti oggetto di sequestro.