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Piano di emergenza esterna: la nota del Forum Ambiente
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Piano di emergenza esterna: la nota del Forum Ambiente

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BRINDISI – Il Piano di Emergenza Esterno (PEE) è l’atto formale con cui si organizza sul territorio la risposta tempestiva ed efficace ad una emergenza scaturita dal verificarsi di un’eventuale incidente rilevante. A Brindisi l’unico PEE predisposto dal Prefetto risaliva al 3 luglio 2006. Tale approvazione avvenne dopo una campagna pubblica di pressione promossa proprio dal Forum. E sempre a seguito di ulteriori pressioni il Piano fu portato a conoscenza della popolazione dall’Amministrazione Comunale nel 2008 con un opuscolo diffuso alle famiglie del capoluogo.

La normativa che riguarda la questione della sicurezza della popolazione in caso di incidenti industriali rilevanti, il D L.vo 26.6.2015 n. 105, prevede all’art. 21 comma VI che il PEE debba essere “riesaminato, sperimentato e se necessario aggiornato, previa consultazione delle popolazioni, dal Prefetto ad intervalli appropriati e, comunque, non superiori a tre anni”. Sul Sindaco ricade, poi, il compito di portare il piano a conoscenza dei cittadini.

Il 26 gennaio 2022 sul sito della Prefettura di Brindisi è stato approvato e pubblicato il nuovo PEE. Il Forum, che aveva chiesto nel settembre 2020 e poi al nuovo Prefetto nel febbraio 2021 quano si sarebbe revisionato questo importante strumento di sicurezza, ha partecipato alla fase di consultazione pubblica avviata dalla Prefettura il 21 dicembre scorso con la pubblicazione del documento sul sito del Comune di Brindisi e il 19.1.2022 ha inviato cinque proposte di miglioramento.

Le proposte

Con la prima si chiedeva di prevedere la comunicazione al Sindaco e quindi alla popolazione anche di eventi di allerta 0, cioè di quelli “senza prevedibili evoluzioni peggiorative all’interno e/o all’esterno dello stabilimento, ivi compreso l’impatto visivo e/o di rumore avvertibile dalla popolazione”, che nella bozza venivano esclusi.

Inoltre poiché il PEE prevedeva che “le informazioni da divulgare devono essere preventivamente concordate con i componenti del C.C.S.”, si è chiesto che la comunicazione sia ispirata ai principi di tempestività, continuità e verità delle notizie divulgate. Colmando questa carenza – si scriveva al Prefetto – il P.E.E. avrebbe acquisito autorevolezza agli occhi della popolazione la quale avrebbe visto così superati comportamenti del passato in cui situazioni incidentali si sono accompagnate a reticenze e ritardi nella comunicazione dell’accaduto.

Si chiedeva anche di includere tra gli strumenti di comunicazione dell’emergenza i social che, sono usati efficacemente in altri paesi europei come la Germania (anche in caso di attacchi terroristici) per dare istruzioni alla popolazione.

Le anzidette proposte sono state recepite nel PEE. Le due seguenti sono state invece girate alle amministrazioni competenti. In particolare si faceva osservare che circa il coinvolgimento di ARPA sarebbe necessario chiarire quali inquinanti essa potrebbe essere chiamata a monitorare in caso di incidenti, considerate le sostanze presenti negli stabilimenti in questione, e che l’Agenzia debba essere attrezzata per tale attività facendo presente all’autorità regionale, che considerato il pericolo di incidente rilevante, il locale dipartimento debba essere adeguatamente potenziato.

L’altra proposta riguarda il coinvolgimento della ASL. Il PEE precisa le risorse a disposizione del 118 e prevede anche la costituzione di un presidio medico avanzato in caso di incidente di 24-30 posti. Nulla si dice circa il personale sanitario necessario per l’assistenza dei feriti, da dove debba essere attinto e con quale modalità. In analogia a quanto detto per l’ARPA, anche per il locale servizio sanitario, in riferimento al dipartimento all’emergenza ed al centro grandi ustionati, andrebbe assicurato che proprio per il rischio di incidente industriale la dotazione strutturale e professionale venga dimensionata in misura adeguata.

La presa di coscienza

Il PEE è un documento di 315 pagine che il Comune dovrà sintetizzare in poche utili indicazioni per la popolazione in modo che sappia come comportarsi in caso di incidente rilevante. Auspichiamo che questa divulgazione avvenga in tempi rapidi. Il documento riveste in ogni caso un notevole interesse pubblico perché descrive i processi produttivi delle quattro aziende interessate dal piano, le quantità ed il tipo di sostanze presenti negli stabilimenti e oggetto di attenzione per la loro pericolosità e per la possibilità che da loro sversamenti o fuoriuscite possa svilupparsi una esplosione e possano propagarsi incendi.

Si può leggere che in Basell si trovano 143 tonnellate di Propilene, 11 t di Butene, 3 di Esene 1 di Etilene, 1 di Idrogeno ed altre sostanze infiammabili e tossiche per diversi organi ed apparati tra i quali il feto e per gli organismi acquatici.

In Versalis sono stoccate oltre 9000 tonnellate di etilene, gas infiammabile, oltre 9000 t di liquidi infiammabili soprattutto esene 11000 t di propilene, 41000 t di benzina, 123000 t di virgin nafta, 8000 t di butadiene, 8000 t di idrocarburi C4, e molte altre sostanze altamente infiammabili.In Chemgas troviamo dichiarate 545 tonnellate di ossigeno. In IPEM 23000 t di GPL. Nei pressi di questi stoccaggi operano quotidianamente circa 1700 lavoratori tra diretti,circa 700, e indiretti.

Numeri importanti che spesso la popolazione ignora e dei quali dovrebbe invece avere maggiore consapevolezza sia per il lavoro industriale che insiste nei confini comunali sia conosciuto, sia per portare nei tavoli dove si discute dell’economia e delle politiche per Brindisi l’esatta entità dei rischi che la popolazione sopporta per garantire queste produzioni in considerazione dei possibili incidenti rilevanti. Oltre i rischi per la salute, noti e documentati da numerosi studi scientifici, che hanno riguardato la produzione chimica ed energetica e che attengono alle emissioni in ambiente durante l’esercizio ordinario e straordinario di queste attività.

Comunicato Forum Ambiente Salute e Sviluppo