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Niente tavolini e sedie in 32 aree, maggioranza sempre più spaccata
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Niente tavolini e sedie in 32 aree, maggioranza sempre più spaccata

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BRINDISI – Le spaccature all’interno della maggioranza sembrano oramai essersi cronicizzate. Ma anche i rapporti tra la parte politica e la dirigente Marina Carrozzo non paiono idilliaci. Lo sfaldamento si è reso particolarmente evidente nel Consiglio comunale di mercoledì, allorquando, dopo anni di lavoro nelle commissioni consiliari, è stato portato in aula il nuovo regolamento sui dehors al quale dovranno attenersi gli esercizi commerciali. O perlomeno, quelli che avranno la fortuna di poter posizionare sedie, tavolini e ombreggianti davanti al loro locale. Secondo la planimetria concordata dalla dirigente con la Soprintendenza, infatti, su 32 aree vigerà il divieto assoluto. Una planimetria che, secondo il capogruppo del Pd Maurizio Pesari, è più stringente di quella sulla quale il 12 aprile scorso le forze politiche avevano trovato un accordo.

Nel corso del dibattito sono emersi parecchi dati politici di rilievo. Il primo riguarda l’emendamento presentato da tutte le forze di maggioranza – fatta eccezione per Bbc – sulla possibilità che, su 27 dei 32 punti dove dirigente e Soprintendenza hanno concordato il divieto assoluto, si potesse invece procedere ad una valutazione delle varie richieste dei proponenti da effettuare a valle, ovvero in fase di autorizzazione paesaggistica. «Non capisco perché – ha rilevato il consigliere di maggioranza Giulio Gazzaneo – sia stato previsto il divieto anche su siti dove magari potevano essere concordate condizioni particolari così come previsto dalla norma». La dirigente, tuttavia, ha ritenuto di esprimere parere negativo sull’emendamento, motivando che «lo schema del regolamento e la tavola grafica sono stati preventivamente condivisi con la Soprintendenza», pertanto «quanto oggetto dell’emendamento necessita di una previa verifica da parte della Soprintendenza». Per tali ragioni il Pd ha ritirato l’emendamento, non senza recriminazioni. «Ci ritroviamo davanti – ha dichiarato il dem Dosio Prete – un testo blindato concordato con la Soprintendenza, e questo ci rammarica. Volevamo allargare la visione della città turistica cercando di contemplare quanti più siti possibili dove poter collocare i dehors, prevedendoli anche nei siti sensibili attraverso l’acquisizione dei pareri degli enti preposti affinché non passasse un diniego a priori. Questo regolamento è frutto di una volontà politica che auspicavo potesse essere più estensiva. Già dalle prime riunioni del 2018, d’altronde, si discuteva di voler rendere la nostra città simile ad altre vicine, ma evidentemente c’è qualche visione non condivisa». Gli fa eco Giulio Gazzaneo (Ora Tocca a Noi): «Tutti gli sforzi fatti in due anni vengono vanificati perché all’atto finale le commissioni non vengono interpellate e il Consiglio non può modificare le proposte. Ci sono tante cose che mi lasciano perplesso; siamo stanchi di questo andazzo». Al capogruppo di Idea, Luciano Loiacono, non torna ad esempio il motivo per cui «a Palazzo Nervegna c’è un bar che su area comunale mette tavolini e sedie mentre nella piazzetta di fronte e in altri 30 siti non si può. Dovete spiegarmelo. Così come non si capisce perché a Mesagne ci sono tavolini e sedie sotto le chiese e qui non è possibile». Tesi che ha trovato il “pesante” (politicamente) sostegno del capogruppo del Pd.

Il pentastellato Gianluca Serra vede invece similitudini con le storture metodologiche denunciate sin dall’inizio: «Da 4 anni vi sfugge – tuona nei confronti del Pd in particolare – come funzionano i processi decisionali nel Comune. Qui si inverte continuamente l’ordine delle cose. Alzate le mani e basta. Non vi rendete conto che non contate niente. Prima si porta uno schema in commissione, si dà alla struttura l’indirizzo politico e questa poi decide e concorda con gli altri enti. Invece qui prima i tecnici concordano e poi arriva la politica a notificare scelte già prese. Non avete partecipato all’indirizzo di formazione e questo è accaduto per tanti pareri tecnici. Avete accettato passivamente il dominio di alcune strutture tecniche».

Da parte sua il sindaco Riccardo Rossi ha provato a minimizzare, seppure la sua posizione e quella di Bbc siano state le uniche a difesa del regolamento così come concordato tra la dirigente e la Soprintendenza (non a caso mancava la firma del movimento del sindaco nell’emendamento a maglie più larghe presentato dai partiti di maggioranza). «Parliamo – ha dichiarato il primo cittadino – di un elemento di dettaglio. Il regolamento sancisce cose importanti, ad esempio che le autorizzazioni valgono per tre anni, il che dà certezze per gli investimenti. Prima, infatti, alla scadenza dell’anno si doveva ripresentare la richiesta di autorizzazione con nuove spese. Stiamo dando ampie prospettive. Sul dettaglio effettivamente ci sono differenze. L’imprenditore, però, deve avere chiaro il quadro prima di fare un investimento. L’assessore Vitali si è confrontato con le associazioni di categoria e nessuno ha eccepito nulla in merito. Tra l’altro, se si vorrà riaggiornare il regolamento ed emendarlo, si potrà fare». Alla fine il regolamento è stato approvato dalla sola maggioranza, con l’opposizione che ha abbandonato l’aula.

In foto le aree interdette: