Home Politica Gran dibattito sul porto. Amati sale in cattedra, Menotti Lippolis fustiga: “È un gioco al massacro. Città vittima della ideologia, la politica decida invece di galleggiare sulle dinamiche del potere”
Gran dibattito sul porto. Amati sale in cattedra, Menotti Lippolis fustiga: “È un gioco al massacro. Città vittima della ideologia, la politica decida invece di galleggiare sulle dinamiche del potere”

Gran dibattito sul porto. Amati sale in cattedra, Menotti Lippolis fustiga: “È un gioco al massacro. Città vittima della ideologia, la politica decida invece di galleggiare sulle dinamiche del potere”

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BRINDISI – Il convegno organizzato dal Partito Repubblicano sulle realtà portuali di Brindisi e Ravenna ha inevitabilmente assunto risvolti politici. In platea non sono passate inosservate le presenze dei consiglieri Cinquestelle e della sottosegretaria alla Giustizia Anna Macina, di Salvatore Brigante (si dice sia tornato a fare politica attraverso l’associazione “Centra il Futuro”), di Lino Luperti, di Cristiano D’Errico e di rappresentanti di Brindisi al Centro. Un parterre eterogeneo del quale non faceva parte alcun rappresentante del Pd (nonostante la presenza tra i relatori del consigliere regionale Amati). E non c’era neppure il sindaco, ufficialmente impegnato in altri incontri, nonostante fossero presenti il vicesindaco e il presidente dell’ente portuale di Ravenna.

Dalle parole della sottosegretaria è trasparsa una certa sintonia con il Pri, con il quale si condivide l’opposizione all’amministrazione Rossi: «A Brindisi, per la visione di sviluppo che portano avanti, Partito Repubblicano e Cinquestelle sono fermamente e convintamente all’opposizione», ha scandito Macina. Ed una certa vis polemica era contenuta anche nelle parole di Amati, che ha ribadito la propria disapprovazione verso alcune dinamiche politiche che riguardano il capoluogo: «Le nostre difficoltà derivano dalla sussistenza di una malattia adolescenziale, che ci portiamo dietro dalle grandi narrazioni del secolo scorso, ovvero l’ideologia. Si utilizza l’eccitazione della paura, ma il problema è che questo revanscismo politico non consente ad esempio di adeguare i porti. C’è un’attività di sabotaggio, va detto con chiarezza. Ringrazio il Partito Repubblicano per aver creato un’avanguardia con questo dibattito. Il problema non sono i cittadini ma le classi dirigenti. C’è un pezzo di classe dirigente che non osa e preferisce galleggiare sulle dinamiche del potere. Un domani io potrò raccontare di aver fatto qualcosa e non dovrò invece dire che sono stato dalla mattina alla sera davanti ad un bar a organizzare congiure o a sventarle. Intorno a questo convegno c’è una grande curiosità, ma non c’è la presenza di questi curiosi perché è tutto un posizionamento nella grande scacchiera del potere inutile». Il consigliere, nel parlare delle difficoltà incontrate nell’infrastrutturazione del porto, ha riservato un passaggio anche alle disavventure giudiziarie: «Si fa leva sull’ipertrofia normativa. Ciò dà l’opportunità ad un ufficio della giurisdizione, ovvero quello di parte del pubblico ministero, di inserirsi nel dibattito pubblico, anche attraverso alcune fattispecie di reato che non hanno propriamente una confidenza con il principio di tassatività. Il risultato di tutto ciò è un dibattito pubblico adulterato dall’ideologia: si ha paura di assumere decisioni e nella pubblica amministrazione ci si limita a non decidere nulla, a perdere tempo». Amati si concede anche una battuta sul fatto che spesso gli viene imputato di non essere brindisino: «I cittadini sono gli stessi ovunque: quelli di Brindisi sono come quelli di Fasano. Colgo l’occasione per raccontare che un giorno, siccome stavo sostenendo la realizzazione dei resort a Brindisi, mi fu detto di farmi i resort a Fasano. In realtà a Fasano li feci fare già 20 anni fa, da assessore all’Urbanistica, quando realizzammo 32 varianti puntuali al piano regolatore».

Estremamente duro è stato anche il presidente di Confindustria, Menotti Lippolis: «A Ravenna istituzioni, stakeholders e sindacati hanno seguito lo sviluppo come stella polare e hanno deciso di far crescere il porto e l’economia di quel territorio. A Brindisi, invece, il capitale sociale lo abbiamo gettato al vento perché non ci piace confrontarci e prendere in considerazione che qualcuno possa intervenire e dire qualcosa sullo sviluppo di questa città. Questo atteggiamento lo abbiamo visto nei confronti di associazioni che rappresentano il 90% delle forze produttive della città (tra le quali anche rosticcerie e ristoranti), che hanno deciso di predisporre un documento (a favore del rigassificatore offshore, ricevendo le critiche di esponenti di Bbc quali Cellie, ndr). La voglia di investire viene meno quando manca il capitale sociale: agli imprenditori servono stimoli, certezze. Confindustria non ci sta a sentire qualcuno definire malaffare alcuni investimenti. È un gioco al massacro».

Poi anche il numero uno degli industriali fa un passaggio sul turismo: «Vengo dal settore dei servizi e del turismo e ritengo che bisogna continuare a investire in questo settore. Purtroppo, però, il Pil del turismo rappresenta in questo territorio il 5%, non il 20%; qualcuno in qualche trasmissione ha sbagliato le percentuali (il riferimento è alle affermazioni rese dal sindaco Rossi nel corso di un incontro pubblico tenutosi al teatro Verdi e trasmesso da una emittente televisiva, ndr). Se non partiamo dai dati empirici, diffondiamo fake news. Chi non ha il coraggio di fare le cose, non è un buon amministratore».

Ravenna e Brindisi sono due porti sull’Adriatico con simili vocazioni e problemi. Gli interventi del presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Meridionale, Ugo Patroni Griffi, e quello del presidente dell’Authority del Mare Adriatico Centrosettentrionale, Daniele Rossi, si sono intersecati in parecchi punti. In particolare gli ostacoli, a sentir parlare Rossi, paiono gli stessi: «I dragaggi sono la grande scommessa dei porti. Sono sostenibili? Di sicuro se non draghi, il porto muore: le compagnie iniziano ad andare altrove e quando le perdi, è difficile poi recuperarle. Quella sui dragaggi è la madre di tutte le battaglie. Noi la stiamo combattendo perché vogliamo portare i fondali da -11 metri a -14 metri. Probabilmente mi metterò nei guai e mi arriveranno denunce penali, perché se draghi avrai sicuramente problemi. Non bisogna farsi coinvolgere dall’emotività. Un presidente deve ascoltare tutti ma poi deve isolarsi in una torre d’avorio e scegliere. I porti hanno bisogno di aree logistiche, banchine, dragaggi. Non siamo adeguati alle sfide che stanno arrivando». Poi l’immancabile riferimento al rigassificatore offshore, che Ravenna ospiterà proprio a discapito di Brindisi: «Ho colto la grande discussione sul rigassificatore a Brindisi. Di sicuro a Ravenna c’è bisogno del rigassificatore perché dal nostro porto dipende l’economia dell’Emilia Romagna e di gran parte della Padania. In Puglia avete già il Tap, che dalle nostre parti non abbiamo, e quindi avete la fortuna di poter pensare a soluzioni diversificate».

Patroni Griffi, a sua volta, ha posto l’accento sui traffici portuali: «Nel porto di Brindisi cresce molto il traffico di rotabili che compensa il decremento del carbone. Sono i traffici delle rinfuse, che sono legati all’energia e alla transizione, che fanno ricchi i porti ed è qui che c’è la maggiore concorrenza. Il porto è polifunzionale quando ha più tipologie di traffico e decide di non sacrificare nessuno. Su 7 milioni di tonnellate totali, a Brindisi le rinfuse contano per 4 milioni; prima erano 8 milioni ed erano legate alle centrali a carbone. Sono le navi che scelgono i porti, non si possono dirottare i traffici che il mercato assegna. L’ente portuale asseconda la domanda con l’offerta infrastrutturale».