Home Politica Nuovo Governo tra luci ed ombre. Si spera in D’Attis alle Infrastrutture e si confida in Pichetto Fratin (vicino a D’Attis) per la Transizione post Enel
Nuovo Governo tra luci ed ombre. Si spera in D’Attis alle Infrastrutture e si confida in Pichetto Fratin (vicino a D’Attis) per la Transizione post Enel
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Nuovo Governo tra luci ed ombre. Si spera in D’Attis alle Infrastrutture e si confida in Pichetto Fratin (vicino a D’Attis) per la Transizione post Enel

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BRINDISI – È ufficialmente salpato il nuovo Governo del presidente Meloni. Già, il presidente, non la presidente: un tocco di conservatorismo che sinceramente, in questo caso, non dispiace. D’altronde Meloni non è l’unica ad aver optato per il genere maschile: ne aveva fatto espressa richiesta, qualche mese fa, il direttore d’orchestra Beatrice Venezi, e rimanendo a queste latitudini, anche il prefetto di Brindisi, Carolina Bellantoni, apprezza l’articolo maschile singolare.

Ci sarebbe tanto altro, di questo Governo, su cui concentrare prioritariamente attenzioni e anche strali. A partire da una aggressività verbale ed un estremismo ideologico di alcuni suoi componenti davvero riprovevoli. Lì dentro, infatti, c’è gente come Calderoli, condannato a 18 mesi per gravi frasi razziste rivolte all’ex ministra Keynge. Razzismo che in passato ha riservato anche al Mezzogiorno (“Napoli è una fogna”); non proprio di buon auspicio vedere un leghista di tale risma con la delega alle “Autonomie”. C’è poi Daniela Santanchè, che si vantava di essere fascista e di avere “una bellissima testa in legno del Duce sul comodino”, che certamente non favorirà la concorrenza in materia di stabilimenti balneari che l’Europa e il Consiglio di Stato ci chiedono. Come terza carica dello Stato c’è poi un leghista come Fontana che pensa che tutto ciò che esorbiti da un legame eterosessuale sia una “schifezza”. E si potrebbe andare avanti con questa lista per pagine e pagine. Altro che articolo determinativo maschile o femminile…

Ma questo Governo presenta anche potenziali lati positivi. Soprattutto per questo territorio. Il primo potrebbe essere un sottosegretariato per Mauro D’Attis, magari alle Infrastrutture. Sarebbe davvero un bel colpo per Brindisi, dato che D’Attis si è dimostrato attivissimo, già come semplice deputato, sul fronte portuale. Ciò, dando per scontato che al ministero per le Infrastrutture, e quindi a Salvini, resti la delega ai Porti (al leghista il compito di rivoluzionare la normativa semplificando gli iter ed intervenendo in materia di dragaggi, ad esempio). Per scoprire le assegnazioni bisognerà però attendere il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri con il quale verranno dettagliate le varie deleghe. Mentre per scoprire i nomi di vice-ministri e sottosegretari bisognerà pazientare fino al 3-4 novembre.

D’Attis è stato presente anche nell’ambito della transizione energetica ed economica. Si ricorderà l’emendamento per mettere un faro sul processo di decarbonizzazione in atto a Brindisi e Civitavecchia, che rischia di lasciare gravemente impoverite le due realtà industriali. Così come si ricorderanno le pressanti sollecitazioni di D’Attis nei confronti di Enel affinché presenti il proprio piano industriale ed esca dal preoccupante cono d’ombra nel quale preferisce comodamente restare nascosta. Ebbene, anche sotto questo fronte Brindisi potrebbe essere coperta, dato che il ministero della Sicurezza Energetica e dell’Ambiente sarà guidato da Pichetto Fratin, molto vicino a Tajani e quindi a D’Attis, tant’è vero che i fondi per le imprese annunciati nei giorni scorsi sono conseguenza proprio della venuta a Brindisi, organizzata da D’Attis, dell’allora vice-ministro del Mise.

Il nuovo ministro del fu Mite è uomo sensibile alle richieste di Confindustria e proprio stamani si è espresso contro “i talebani del green”. Musica per le orecchie di un territorio sempre più povero, depresso, isolato, svuotato. Per una città stanca dei crampi mentali alimentati in loop da rappresentanti a vario livello dei Cinquestelle e della sinistra. D’altronde, le porte sono spalancatissime per le rinnovabili, che trovano il primo sponsor proprio in Confindustria Brindisi. Ma le porte devono essere apertissime anche verso le opere di infrastrutturazione (e quindi le cementificazioni necessarie per banchine, dragaggi, insediamenti produttivi), verso gli investimenti in campo energetico in linea con la transizione, verso tutte le multinazioni presenti (solo schiaffi ad Eni e solo carezze ad Enel, qualunque cosa succeda, non va bene, per esempio). Ben venga, allora, un ministro che abbia la stessa idea di transizione di Cingolani (che non a caso resterà come consulente), che la contempli come un processo armonico che rispetti i tempi e le esigenze economiche e sociali, e che quindi non sia guidato solo dalla paura e dalle ideologie eco-terroristiche. Il cambiamento climatico rappresenta un problema serio nel futuro prossimo e chiaramente va affrontato di petto. Ma questo non significa tagliarsi irrazionalmente mani e piedi. Anche perché la Co2, che sia prodotta in Italia o in India o in Cina, ha lo stesso impatto negativo sull’ambiente, e l’Italia e l’Europa – che sono responsabili in maniera risibile delle emissioni globali di anidride carbonica – stanno facendo i compiti a casa molto più diligentemente di altri.

Ed a proposito di Europa e di transizione, un ruolo cardine sarà svolto dal salentino Raffaele Fitto, che avrà le chiavi praticamente di tutti i fondi che giungeranno nel Mezzogiorno, dato che oltre agli Affari Europei ed al Pnrr si è visto assegnare anche la delega alla Coesione Territoriale. Una sorta di Ministro per il Sud de facto, dunque, al quale – a questo punto – potrebbe andare anche la gestione delle Zes. Cosa resterebbe, a quel punto, al (nominale) ministro per il Sud Musumeci? Lo scopriremo nelle prossime ore. Così come curiosità c’è verso Crosetto, che guiderà la Difesa, ministero che Brindisi guarda con attenzione per la presenza della Marina Militare e per il proprio comparto aerospaziale.

Intanto buon lavoro al Governo tra i più controversi di sempre, che se molto probabilmente farà male sotto il punto di vista della tutela dei diritti civili e dell’ammodernamento dell’architrave valoriale dell’Italia, altrettanto probabilmente farà meglio della sinistra sul fronte dei diritti di tutti coloro i quali vorrebbero che l’Italia fosse una Repubblica fondata sul lavoro e sulle opportunità di sviluppo. Perché la platonica ricetta della sinistra intrappolata tra Greta Thunberg e Mariana Mazzucato era diventata soffocante, letale. E la destra è certamente più portata ad alzare il piede dal freno, come richiede il periodo che viviamo. Anche nel settore della Giustizia, anch’esso strettamente legato all’economia.