Home Editoriale O si cambia o si muore. Il giramento di pale paradigma del tafazzismo brindisino
O si cambia o si muore. Il giramento di pale paradigma del tafazzismo brindisino

O si cambia o si muore. Il giramento di pale paradigma del tafazzismo brindisino

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BRINDISI – Volevano solo produrre pale eoliche a Brindisi. La società ACT Blade sta cercando da mesi un’area dove insediare momentaneamente la sua attività in attesa che la Zona franca doganale di Enel sia resa fruibile, così da trasferire stabilmente la produzione al suo interno. Serve un terreno su cui ottenere una concessione settennale, anche se l’auspicio è di spostarsi in Zfd prima dei 7 anni concordati.

Dopo un lungo e infruttuoso girovagare, ACT Blade si è rivolta all’Autorità portuale per chiedere se ci fossero aree demaniali marittime disponibili rientranti nella Zes. D’altronde, più il sito produttivo è vicino alla banchina, più semplici saranno le attività di imbarco e sbarco della componentistica (delle pale, insomma). Per risultare minimamente attrattivi, la regola dovrebbe essere quella di rendere la vita il più facile possibile agli investitori. A Brindisi, però, ogni potenziale investitore deve superare delle vere e proprie prove di resistenza, alcune rivenienti dagli infiniti vincoli presenti (Sin, cono d’atterraggio, ecc), altre scaturenti dal masochismo patologico (o altro) dei vari enti, ma anche della comunità, diciamocelo. A proposito di Sin, nel pacchetto che il commissario Zes, Manlio Guadagnuolo, presenterà al Governo e che dovrebbe contenere, ad esempio, un taglio del cuneo fiscale e l’allentamento di alcuni vincoli – tra i quali anche quelli del Pptr -, sarebbe fondamentale rientrasse anche la proposta di un credito d’imposta per gli investitori alle prese con i costi per le caratterizzazioni ed eventualmente per le bonifiche in area Sin. E a Brindisi, praticamente, è tutta area Sin.

Così, quello che in tutto il mondo è considerata un’opportunità, ovvero il manifatturiero sotto-banchina, a Brindisi diviene materia da osteggiare. Sta accadendo per la Zfd di Capo Bianco. Sta accadendo per l’investimento di ACT Blade, per il quale era stata individuata un’area presso Sant’Apollinare. Nel frattempo sta accadendo che a Taranto stia prendendo forma un investimento pubblico-privato da 212 mln di euro, l’Eco Industrial Park, e sapete dove? In area demaniale marittima. Per Taranto, d’altronde, sembra che in questi anni Pptr e Sin non abbiano rappresentato freni allo sviluppo come per Brindisi, dove più che di freno, occorre parlare di stallo assoluto ultradecennale.

Il Comune di Brindisi, che fino ad ora non ha praticamente mai avuto ragione nelle controversie intavolate contro l’Autorità portuale (e contro lo sviluppo commerciale e industriale del porto, di fatto), dopo aver tirato fuori l’evergreen della tutela degli uccelli e di Punta della Contessa per il banchinamento di Capo Bianco, adesso ha cambiato repertorio per valutare/contrastare l’insediamento di ACT Blade a Sant’Apollinare. Vuoi che quell’opificio, se dovesse nascere, non rappresenterebbe un pericolo per il capannone Montecatini e per l’area archeologica di Punta delle Terrare? Vuoi che non costituirebbe una violazione del Pptr (Piano paesaggistico territoriale regionale), che vieta insediamenti produttivi entro i 300 metri dal mare? Vuoi che non venga sollevata la classica eccezione della incongruenza con la destinazione d’uso prevista dal Piano regolatore portuale (eccezioni fino ad ora puntualmente smontate da organi superiori)? Eppure sorgono dei dubbi: l’autorizzazione unica Zes non vale come variante urbanistica? Il Prp non è l’unico strumento competente in ambito portuale? Gli investimenti nella Zes sono da considerare di pubblica utilità e quindi derogatori anche del Pptr, come accaduto ad esempio per i serbatoi di Edison e Brundisium? Urgono chiarimenti, che probabilmente arriveranno dalle procedure che attiverà il Ministero per la Coesione e, se poi dovessero persistere i contrasti tra enti, dal Consiglio dei Ministri. Intanto si continuano a perdere tempo e terreno, e ACT Blade, che beneficerà di un corposo finanziamento da parte di Invitalia, rischia di perderlo data la sussistenza di tempi stretti.

Ma poi, perché nessuno ha risposto in queste settimane all’Autorità portuale quando ha inviato missive con le quali chiedeva se ci fossero terreni disponibili rientranti nella Zes in area retroportuale? Perché si è atteso che scoppiasse il bubbone per prodigarsi pubblicamente? L’opzione dell’ex area Leucci non poteva uscire fuori prima? Tra l’altro pare che sia già stata sondata inutilmente questa soluzione nei mesi scorsi.

Ad ogni modo, si è ricaduti per l’ennesima volta nella sindrome tafazzista tutta brindisina di avvitarsi attorno a elucubrazioni mentali secondo le quali c’è sempre un altro luogo migliore, c’è sempre un altro investimento migliore. Per chi ha fede e sa attendere. Un’attesa messianica, infantile, di qualcosa che poi non è mai arrivato. È accaduto con il rigassificatore, che avrebbe rappresentato un tappo per il porto, il quale nel frattempo è rimasto uno stagno. È accaduto con l’investimento proposto da Grimaldi, che avrebbe impedito l’arrivo di altre navi che mai sono giunte. È accaduto con la Peyrani, che avrebbe dovuto spostare immediatamente i tubi del Tap dal piazzale di Costa Morena per fare posto ad altre attività che mai sono nate in maniera apprezzabile. Negli ultimi 4 anni e mezzo, poi, questa pratica masochista è diventata parossistica, dando vita spesso a tragiche barzellette che stanno seriamente minando il futuro già fosco di Brindisi. O di quello che ne rimarrà, dato che si viaggia ad andatura sostenuta verso un depauperamento produttivo e demografico (c’è una perdita secca di mille abitanti l’anno).

La vicenda ACT Blade è paradigmatica perché si sono azionate contemporaneamente tutte le trappole che hanno reso Brindisi la realtà impoverita e divisa che conosciamo. Qualcosa deve necessariamente cambiare, perché si sta colando a picco e chiunque prima o poi, anche chi adesso ha il sedere parato e minimizza o non si avvede di nulla, potrà un domani pagare le conseguenze di questa discesa negli inferi che sta attraversando la città. Sta ai cittadini comprendere cosa e come cambiare.