Home Economia e lavoro Woo e Cetma Composites, la piccola grande industria di Brindisi: Giulia e Andrea tornati nella loro terra col sogno di conquistare il mercato mondiale. Prato (sez. Piccola Industria): “Qui imprese di altissimo livello. Adesso facciamo squadra”
Woo e Cetma Composites, la piccola grande industria di Brindisi: Giulia e Andrea tornati nella loro terra col sogno di conquistare il mercato mondiale. Prato (sez. Piccola Industria): “Qui imprese di altissimo livello. Adesso facciamo squadra”
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Woo e Cetma Composites, la piccola grande industria di Brindisi: Giulia e Andrea tornati nella loro terra col sogno di conquistare il mercato mondiale. Prato (sez. Piccola Industria): “Qui imprese di altissimo livello. Adesso facciamo squadra”

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MESAGNE – C’è una Brindisi che vuole farcela e che sa brillare. La piccola impresa, che rappresenta la quasi totalità del tessuto industriale brindisino, sa essere grande. Nella giornata nazionale delle Pmi, la sezione “Piccola Industria” di Confindustria Brindisi, presieduta da Mario Prato, ha voluto mettere in rete due eccellenze del territorio, facendole incontrare con gli alunni dell’IPSS Morvillo-Falcone di Brindisi. Il ritrovo fisico è stato l’azienda della famiglia Petronella, nella zona industriale di Mesagne. Per 30 anni, in quella fabbrica, si sono prodotte cerate per pescatori in Pvc. Giulia Petronella, da bambina, raccoglieva la stoffa residuata per la realizzazione delle cerate e creava vestiti per le bambole. I sogni e le passioni, con l’età, sono diventati ambizione. Dopo un percorso di studi in ingegneria e formazione nel Nord, lontano da Mesagne, Giulia ha avuto la folgorazione guardando tutti quegli impermeabili utilizzati dalla gente per proteggersi da un clima meno clemente di quello Meridionale: perché non produrli nell’azienda di famiglia quegli impermeabili? Da lì in poi, è stato un ritorno al futuro: nel 2020, in piena pandemia, ha lanciato il brand “Woo”. Un marchio di abbigliamento con un occhio alla sostenibilità ambientale, ma anche economica. La piccola azienda di Giulia, in prospettiva vuole aggredire il mercato mondiale, soprattutto quello asiatico, ma nel frattempo moltiplica la sua presenza in tutta Europa attraverso l’apertura di una rete di store.

Il core business, oltre agli impermeabili, è la famiglia: una delle tre sarte è la zia; a far scorrere le slide della presentazione confezionata per gli alunni del Morvillo-Falcone è la sorella. Il tutto, dentro al capannone dell’impresa di famiglia, di quel papà sarto. Tra i punti di forza dell’analisi swot c’è il made in Italy, ma anche il girl power che caratterizza Woo.

«Oggi – spiega Giulia Petronella – la tendenza è quella di acquistare sempre nuovi capi. La nostra idea, invece, è quella di produrre capi di qualità, che abbiano un ciclo di vita lungo; sarebbe bello ritrovarsi lo stesso impermeabile da grandi». Certo, la crescita fulminea della sua attività, qualche grattacapo lo sta creando: «Abbiamo problemi con la produzione, possiamo contare su poche sarte e adesso abbiamo firmato un contratto con la Coin», ammette sorridendo. Il motto sembra essere “festina lente”: affrettati con lentezza. Ogni passo è ben ponderato ma deciso, perché l’obiettivo di questa azienda è chiaro: conquistare le metropoli mondiali, il mercato internazionale. Da Mesagne.

Ma dietro questa avventura imprenditoriale ci sono anche risvolti sociali significativi: le devoluzioni in beneficienza di una parte dei proventi a favore di un’associazione keniana, Hujipalas, che Giulia ha conosciuto nel suo viaggio in Kenya in occasione della preparazione della sua tesi di laurea. E poi l’individuazione di un modello eccezionale per lo shooting fotografico della collezione, ovvero un ospite dello Sprar, a voler rimarcare l’inclusività del suo prodotto. Infine una chicca, alla quale solo una “terrona” poteva pensare. Nei pacchi che Woo invia ai clienti che vivono al nord, ci inserisce una coccola: i prodotti tipici del Sud, con i taralli che non mancano mai.

Mario Prato, presidente della sezione Piccola Industria di Confindustria Brindisi, ha colto l’importanza di fare rete e di dare visibilità a queste pepite del tessuto imprenditoriale locale. Così, nel corso dell’incontro tra gli alunni del Morvillo-Falcone e Giulia Petronella, è stato organizzato un collegamento anche con Andrea Salomi, pure lui ingegnere, anche lui testimonial di una storia imprenditoriale di successo, quella della Cetma Composites, operante nel campo della produzione di attrezzatura per gli sport acquatici con materiali avanzati.

«Molte piccole imprese – racconta Prato – si stanno avvicinando alla nostra associazione. Quello che scontiamo sul territorio è la poca conoscenza tra noi stessi. Abbiamo delle aziende di respiro internazionale: sia Giulia che Andrea portano i loro prodotti in giro per il mondo ad altissimo livello. Andrea è fornitore dei più grandi campioni al mondo di immersioni in apnea, ha brevettato delle pinne che consentono ad uno sportivo di non acidificare i muscoli e passare così da un solo allenamento a cinque allenamenti al giorno.

Parliamo di due esempi di ragazzi che sono andati fuori per arricchire il loro bagaglio, per contaminarsi, e che stanno mettendo il loro know how a disposizione del nostro territorio. In generale, la piccola industria rappresenta il 98% delle aziende italiane; la grande industria si conta sulle dita di una mano. Al Sud questo fenomeno è ancora più accentuato: le pmi dell’Emilia Romagna, a confronto con le nostre, sembrano delle multinazionali, perché arrivano tranquillamente a 200 dipendenti, mentre qui un’azienda con 30 dipendenti appare già strutturata. Se si vuole crescere è necessario entrare in dinamiche diverse, e magari qui c’è una minore volontà di attrezzarsi in tal senso. È una questione culturale. La cosa importante è riuscire a fare squadra, perché ognuno di noi fa parte di un sistema che poi nel suo insieme può essere proposto su altri territori».