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La delusione di Albano sul sindaco Rossi
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La delusione di Albano sul sindaco Rossi

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BRINDISI – Io sono stato molto attento a quanto detto e fatto dal sindaco nella campagna elettorale del 2018.

Sono stato attirato, fra le altre cose, da quello che sembrava giustificare il suo impegno elettorale, la sua corsa per la responsabilità di sindaco della città di Brindisi che, a suo dire, era finalizzata alla discontinuità con i disastri del passato, aprendo la strada ad nuova economia in grado di coniugare lavoro, ambiente e salute.

Mi affascinava non solo l’utilizzo del concetto di discontinuità sul quale ha costruito in un certo senso la sua immagine politica, ma anche l’associazione di quel concetto ai problemi della città.

Il termine mi intrigava perché non riuscivo a comprendere, se avesse una valenza spendibile solo in campagna elettorale, uno specchietto per le allodole o potesse avere una sua traduzione, un’ applicazione concreta.

In quella circostanza, il Sindaco ha sottilmente evocato la città del sole, la città di bengodi, ammaliando la maggioranza di quei pochi cittadini che si sono recati al voto, che l’hanno sostenuto e votato e che si aspettavano, com’era naturale che fosse, la sua materializzazione, la sua attuazione pratica.

Io, di quella idea di discontinuità con il passato evocata dal sindaco, qualunque essa fosse, forse per mia incapacità, ancora oggi dopo oltre quattro anni di governo della città non riesco a percepirne nemmeno i contorni.

Un’idea di discontinuità con il passato che, come è evidente dalle tante sofferenze di questa città, è rimasta nelle parole, nella sua mente e, come tale, ha subito il misero destino del sale che rimane nella saliera che, come sanno le massaie e come dice la Bibbia, diventa insipido.

Sono convinto che sia politicamente criticabile e scorretto, evocare una indefinibile metà finale, una città del sole e poi far vivere la politica inseguendo perennemente quel miraggio, quella illusione, traducendo di fatto l’attivita di governo della città in una deludente Continutà con le gestioni del passato. Forse anche peggio considerato le tante sofferenze in cui annaspano la città e i cittadini.

Di certo che potesse essere un prodotto virtuale, uno specchietto per le allodole, un concetto evocato per la sola impostazione della competizione elettorale, che fosse la zampata vincente di un ufficio elettorale e non di un progetto politico innovativo, come tanti cittadini, non sono riuscito ad acquisirne la consapevolezza per tempo .

Ma ormai lo sappiamo tutti, anche se non ci siamo ancora abituati. Questa è l’affermazione della nuova frontiera del consenso, di una cultura fondata sulla personalizzazione della politica, sui comitati elettorali, sui sondaggi, sulle apparizioni televisive, sullo spettacolo, sulle televendite elettorali, sulla confusione tra ruolo della coalizione, guida di una amministrazione e funzione dei partiti. Sulla retorica del rapporto diretto leader – elettori, sulla convinzione da parte di diversi politici che i cittadini sono importanti solo al momento del voto.

La sua elezione, credo sia stata la sconfitta della vera politica fatta di programmi reali, di impegni, di responsabilità, di condivisione, di fatti concreti .

Questo modo fallimentare della gestione degli interessi pubblici ha reso giorno dopo giorno sempre più difficile il rapporto con i cittadini. Per questo il nostro sistema di rappresentanza vive, nel momento attuale, una crisi di legittimità che si esprime nella crescente astensione elettorale, nell’allontanemento dei cittadini dalle vicende della politica e dai politici.

Purtroppo, è venuto a mancare il dialogo costante con la città, la tempestiva informazione, il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini, considerati semplicemente come elettori o come contribuenti, non come utenti dei servizi, come fondamento della democrazia.

Impegni che sono rimasti confinati nelle promesse, nelle fantasie elaborate nelle carte del programma elettorale del sindaco, privi di significato, privi di ogni applicazione, perchè, come hanno ampiamente dimostrato i fatti, non sono stati in grado di concretizzare una risposta adeguata per soddisfare quelle esigenze, a risolvere i problemi della città, a soddisfare i bisogni e tutelare i diritti dei cittadini.

Della città attuale, che non ce la fa, che vive in grande affanno, dei servizi scadenti, del livello di disoccupazione, del degrado ambientale, del degrado dei quartieri, della desertificazione del centro urbano, della crisi del commercio, dell’artigianato e dell’industria, della povertà crescente, del livello esagerato di tasse ed imposte, del fallimento della raccolta differenziata, dell’igiene urbana connessa alla gran quantità di rifiuti sparsi ad ogni angolo della città, della mobilità urbana insostenibile, della carenza di parcheggi, dell’elevato livello di emigrazione giovanile che fotografa una città invecchiata, che perde sempre più giovani costretti ad andare via per trovare altrove un lavoro ed un progetto di vita, nessun impegno reale, nessun fatto concreto.

Ormai siamo al capolinea. Scivoliamo sempre più in basso. La città non è in grado di sopportare ulteriormente il disagio di un’agonia che diventa sempre più dolorosa.

Spero che i cittadini di Brindisi, che nei prossimi mesi saranno chiamati ai seggi per le elezioni comunali, non si facciano ingannare dalle tante fantasie che saranno eleborate dal palazzo per nascondere la realtà, il fallimento di questa amministrazione, perchè in gioco non c’è solo il loro portafoglio ma anche la propria vita ed il futuro dei propri figli.

La città e i cittadini meritano ben altro, meritano di meglio.

Vincenzo Albano