Home Politica Porti, Azione-Iv: “Su Taranto si chiacchiera e va male, da Taranto a Brindisi si produce e va bene. Dice niente l’ex Ilva?”
Porti, Azione-Iv: “Su Taranto si chiacchiera e va male, da Taranto a Brindisi si produce e va bene. Dice niente l’ex Ilva?”
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Porti, Azione-Iv: “Su Taranto si chiacchiera e va male, da Taranto a Brindisi si produce e va bene. Dice niente l’ex Ilva?”

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“Gli ultimi dati sulle movimentazioni portuali in Puglia raccontano uno scenario di contrapposizione tra il porto ionico, dove vince il no-a-tutto e l’ambiguità sulla continuità produttiva dell’ex ILVA, e i porti adriatici dove il no-a-tutto è emarginato, anche se proveniente da politici autorevoli. E tutto questo con conseguenze numeriche inequivocabili: il porto di Taranto va male, mentre vanno bene i porti da Manfredonia a Brindisi. Insomma, la prevalenza del politicismo senza capo né coda, fa perdere prosperità e sicurezza ambientale, elementi utili anche a battere l’inverno demografico, che senza un cambio di passo ci porterà all’estinzione.”

Lo dichiarano il Consigliere e commissario regionale di Azione Fabiano Amati, i Consiglieri Sergio Clemente e Ruggiero Mennea capogruppo, e il Consigliere regionale Massimiliano Stellato.

“Ringraziamo innanzitutto i due presidenti delle Autorità portuali Patroni Griffi e Prete per il loro lavoro.

I dati sulla portualità pugliese sono un termometro affidabile sulla situazione produttiva e politica della nostra regione.

Infatti: crescono le aree che puntano sulla produzione, compresa l’industria turistica di alta gamma, mentre soffrono le aree che ostacolano la produzione con ideologismi fuori dalla prova scientifica e dalla sicurezza ambientale, come nel caso dello stabilimento ex ILVA, strumentalizzando ed eccitando le paure della gente e finendo per avallare comunque una produzione industriale non all’altezza, posta a carico dello Stato e quindi delle tasche dei cittadini.

Fino a quando non si comprenderà appieno un dato di realismo, ossia che la fabbrica chiusa coinciderebbe con l’innesco di una terribile bomba ambientale, con la povertà e quindi con l’abbandono di quel territorio, i dati sulla prosperità saranno sempre più in discesa. E ci stupisce ogni giorno di più osservare una parte consistente della classe dirigente impegnata ad assecondare questa deriva, perdendo tempo su improbabili giochi di potere e negando anche una prospettiva produttiva fondata sulle tecnologie di produzione più all’avanguardia, compatibili con l’ambiente e la salute, e perciò idonee a realizzare nei tempi giusti la conversione auspicata.”