Home Politica È l’ora di Brindisi: condizioni uniche per cambiare passo. Non tradite i brindisini
È l’ora di Brindisi: condizioni uniche per cambiare passo. Non tradite i brindisini
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È l’ora di Brindisi: condizioni uniche per cambiare passo. Non tradite i brindisini

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BRINDISI – La sinistra si ghettizza in uno sterile massimalismo/radicalismo, perdendosi dietro vuote battaglie di maniera e questioni non certo stringenti. La destra va oltre, prendendosi candidati e voti dei progressisti riformisti, degli ex socialisti e democristiani, dei liberali, e lo fa attraverso politiche e linguaggi più pragmatici e accattivanti per lo sfibrato e disorientato ceto medio.

Basti vedere cosa è accaduto a Brindisi, dove il centrodestra ha vinto grazie alla candidatura a sindaco di un ex socialista e all’apporto di quella terra di mezzo moderata sempre più ampia, che ha visto come perno l’ex Pd Amati.

Si sono ritrovati tutti attorno ai “sì” di cui ha bisogno una città portuale e industriale che perde mille abitanti l’anno (ormai si contano soli 82.000 residenti) e che dal 2000 a oggi risulta quella che in Italia fa registrare il peggior decremento in termini di produzione di valore aggiunto, oltre che una diminuzione di quasi il 20% di occupazione industriale rispetto al 2008.

Per queste ragioni non è stato difficile coagulare partiti e movimenti che sostengono le strategie sviluppiste caldeggiate ad esempio da Confindustria e dall’Autorità portuale. Strategie di buon senso, che si ritrovano nelle analisi dello Svimez o nel libro bianco dello studio Ambrosetti, che per il Mezzogiorno individua direttrici come l’economia del mare (cantieristica in cima), l’energia (con i carburanti di transizione e le infrastrutture per il gas), le filiere industriali e il turismo, che secondo il libro bianco deve diventare un’industria, scontando invece oggi una troppo bassa densità di strutture ricettive.

Nessuno spazio, dunque, per discorsi assolutistici sul consumo zero di suolo, sulla demonizzazione del gas e dei carburanti di transizione con annesse infrastrutture di stoccaggio, sull’inopportunità di banchinamenti e colmate per la cantieristica e per le attività portuali.

Il programma del centrodestra a guida Marchionna ricalcava quello che gli studi suggeriscono per la ripresa del Mezzogiorno. Niente di più, niente di meno. Lo stesso Fusco aveva annunciato all’inizio della campagna elettorale che l’aria anti- sviluppista respirata in questi cinque anni non aveva più ragione di esistere, dato che ormai gli investimenti sono tutti in linea con l’indirizzo europeo. Una posizione poi corretta dopo la sconfitta, quando ha inteso esprimere preoccupazione per la vittoria della destra dei fossili. Fossili che, se si guarda al carbone, sono destinati a cessare entro il 2025, mentre il gas e derivati rappresenteranno un male minore, e finanche un’opportunità per territori come Brindisi, per ancora venti anni. Ovviamente, assieme alle rinnovabili.

Nel corso delle analisi post-voto si è scoperto poi che anche Emiliano e il segretario regionale del Pd De Santis la pensavano come Amati, non condividendo l’azione amministrativa del governo Rossi, troppo costellata da “no”. Verrebbe da chiedersi dove era il Pd brindisino dal giugno del 2018 al marzo del 2023: arco temporale durante il quale – a questo punto irresponsabilmente – non ha mai preso pubblicamente le distanze da una singola scelta compiuta dal sindaco Rossi, sostenendo sistematicamente gli atti portati  in Giunta o in Consiglio.

Un modus operandi di cattivo gusto, almeno quanto la decisione di tirare in ballo un comune cittadino in uno spot elettorale, facendo leva sul suo incerto discorso a sostegno di Marchionna per mettere in evidenza come il centrodestra venga votato da gente come “Gianluca il ballerino” mentre Fusco venga appoggiato dai sindaci dem delle grandi città. Una mossa cinica – di una violenza assoluta verso un libero elettore – che a memoria non si ricorda.

Marchionna, dal canto suo, attraverso il supporto di figure come Amati e D’Attis e con l’occhio vigile del Governo (sinceramente interessato ad hub energetici, industriali e portuali come Brindisi), potrà godere di un peso politico di cui i suoi recenti predecessori non hanno potuto beneficiare e potrà contare sulla comunanza di visioni con l’ente portuale e con una buona fetta delle associazioni di categoria. Un’occasione ghiotta, dunque, per far cambiare passo alla città. Un’opportunità che non dovrà essere svilita dai soliti giochini della politica locale. È ora che Brindisi voli alto. Sta alla classe politica locale dimostrarsi all’altezza dell’importanza del momento storico.