Home Economia e lavoro Freno all’operatività del porto e incertezza negli investitori: i timori di Autorità portuale e Confindustria per le posizioni dell’Asi su Edison e Regolamento rinnovabili
Freno all’operatività del porto e incertezza negli investitori: i timori di Autorità portuale e Confindustria per le posizioni dell’Asi su Edison e Regolamento rinnovabili

Freno all’operatività del porto e incertezza negli investitori: i timori di Autorità portuale e Confindustria per le posizioni dell’Asi su Edison e Regolamento rinnovabili

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BRINDISI – Come riportato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, c’è il Consorzio Asi da una parte, l’Autorità portuale e Confindustria dall’altra. La diversità di vedute tra le due fazioni sta diventando sempre più profonda, e la vicenda Edison rappresenta solo il fronte più esposto mediaticamente. I contrasti, infatti, riguardano anche altri aspetti. A partire dalla legittimità del cda dell’Asi a restare in piedi. Per Camera di commercio e Confindustria, si deve provvedere subito a nominare il nuovo cda, dando così immediata rappresentanza alle imprese.

Rispetto alla vicenda Edison, il timore condiviso dall’Autorità portuale è che l’interpretazione fornita dall’Asi possa rappresentare un freno all’operatività attuale e futura del porto, minandone la polifunzionalità. Infatti, la distanza dei trenta metri dai binari non viene attualmente rispettata da Versalis, da Ipem e dal nastro trasportatore dello zuccherificio di Srb su Costa Morena Ovest. Ma non potrebbe essere garantita neppure dalle gru che dovessero servire per movimentazioni di merci sulla banchina di Costa Morena Est.

E anche sul nuovo Piano regolatore portuale si registrano frizioni, con l’Authority che vorrebbe far rientrare alcune aree retroportuali nella pianificazione del Prp, ritenuta di favore per gli investitori.

Nelle ultime ore, poi, si sono aggiunte anche tensioni riguardanti il Regolamento Asi per l’attuazione degli impianti alimentati da fonti di energia rinnovabili. Confindustria, infatti, nel giugno scorso ha inviato al consorzio alcune osservazioni, ravvisando penalizzazioni per le imprese. «Il Regolamento consortile, nel limitare a sole finalità di autoconsumo – scriveva Confindustria – l’ubicazione di impianti Fer nelle aree di proprietà privata tipizzate come “D” e ricadenti in zona produttiva urbanizzata», potrebbe comportare «una eccessiva limitazione della libertà imprenditoriale con riferimento a un settore di rilevante interesse pubblico». Pertanto, «nell’ottica di favorire processi di transizione ecologica da parte di realtà produttive già presenti nell’area industriale o da parte di coloro che avrebbero interesse ad avviare nuove realtà imprenditoriali, sarebbe auspicabile una modifica in autotutela degli artt. 6 e 10 del Regolamento». Osservazioni cadute nel vuoto, tanto che venerdì Confindustria ha fatto pervenire all’Asi il proprio «dispiacere» poiché la precedente nota «è rimasta priva di risposta, determinando così per le realtà produttive interessate non poca incertezza sulla possibilità di realizzare i propri investimenti».