Home Economia e lavoro Rossi: “Si tagliano le rotte, eppure la tassa aeroportuale non c’è”. Ma il caso Trieste/Venezia conferma la bontà della scelta di Marchionna
Rossi: “Si tagliano le rotte, eppure la tassa aeroportuale non c’è”. Ma il caso Trieste/Venezia conferma la bontà della scelta di Marchionna

Rossi: “Si tagliano le rotte, eppure la tassa aeroportuale non c’è”. Ma il caso Trieste/Venezia conferma la bontà della scelta di Marchionna

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BRINDISI – Il consigliere comunale Riccardo Rossi, a seguito dell’elimitazione del volo del primo mattino di Ita Airways da Brindisi a Linate, torna sull’argomento della tassa d’imbarco aeroportuale.

“Una tassa di imbarco aeroportuale? Non si può.  Vuoi forse far chiudere il nostro aeroporto? Queste le risposte – scrive Rossi – da bar dello sport che abbiamo ricevuto quando per riequilibrare i conti del Comune, secondo quanto disposto dal Governo con il DL 50 del 2022, abbiamo introdotto 2 euro di tassa di imbarco (come fatto da altre città). La nuova amministrazione, quella del non metteremo le mani nelle tasche dei cittadini, la elimina. E cosa è successo? Le compagnie aeree hanno raddoppiato se non triplicato i costi del biglietto. I biglietti da 10 euro non esistono più. Si tagliano le rotte per Milano e Roma. Eppure la tassa non c’è. E i conti del Comune? L’amministrazione del non metteremo le mani nelle tasche dei cittadini vara l’addizionale IRPEF comunale con il +50% e la maxi stangata sui parcheggi. Ma è tutta colpa di Rossi!”.

Il quadro, però, andrebbe completato con esempi pratici. Basti osservare cosa sta accadendo negli aeroporti di Trieste e Venezia. Il Friuli, essendo regione a statuto speciale, ha potuto togliere i 6,50 di addizionale sui biglietti dei passeggeri. A seguito di questa scelta, Ryanair ha da subito avviato 5 nuove rotte e promesso di incrementare i flussi su Trieste del 50%. A Venezia, invece, si è deciso di incrementare la tassa comunale aeroportuale di 2,50 euro e Ryanair ha immediatamente dislocato aeromobili verso Trieste e Bologna. “Il risultato – ha commentato Enrico Marchi, presidente di Save, società che gestisce anche lo scalo di Venezia – sarà la perdita su Venezia di oltre 130mila passeggeri nei primi tre mesi del 2024, che si traduce in un guadagno dei confinanti aeroporti di Bologna e Trieste. Se questa situazione si protraesse per tutto l’anno, la perdita per il Veneto supererebbe i 50 milioni di euro di Pil”. La società specializzata Cirium, rispetto all’offerta di Ryanair, ha calcolato per il primo trimestre 2024 un -19,1% rispetto al 2023 su Venezia, mentre l’offerta cresce dell’11,2% su Trieste. Anche WizzAir ha tagliato del 23% su Venezia, mentre a Trieste è passata da zero posti (del 2023) a 10mila posti nel primo trimestre 2024.

Se già a Bari, come denunciano in molti, viene garantito un sensibile vantaggio competitivo, cosa pensate sarebbe accaduto se a Brindisi – che non è Venezia e che dipende da Ryanair dato che non è ad esempio base anche per altre compagnie come invece lo è Bari per Volotea  – si fosse aumentata l’addizionale comunale sui diritti d’imbarco aeroportuali? Ciò, senza considerare la possibilità in più di rientrare nei giochi che sarebbe stata fornita a Grottaglie (che come Bari non può prevedere un incremento dell’addizionale comunale sui diritti d’imbarco in quanto non è Comune in predissesto).