Home Cultura Da settembre in Università in motobarca: scelta la sede. Dal 2020 tornerà Informatica
Da settembre in Università in motobarca: scelta la sede. Dal 2020 tornerà Informatica
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Da settembre in Università in motobarca: scelta la sede. Dal 2020 tornerà Informatica

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BRINDISI – Da settembre i corsi di Economia aziendale dovrebbero tornare ad essere ospitati presso l’ex Ipai, situato al quartiere Casale. Non più, dunque, in Centro come pensato in un primo momento: il convento di Santa Chiara, infatti, ospiterà una sala lettura e diverrà la “casa della musica”, così come palazzo Nervegna non sembra avere a disposizione gli spazi giusti. Molto meglio, secondo l’Amministrazione comunale, di concerto con l’università di Bari, l’immobile del Casale di proprietà della Provincia, tra l’altro appena restaurato.

In un primo momento verranno trasferiti in tale sede gli Its, i corsi di Economia aziendale e anche degli short master in Informatica. Questi ultimi dovrebbero rappresentare solo un antipasto del ritorno a Brindisi – previsto per il 2020 – del corso universitario di Informatica, che chiuse i battenti alcuni anni or sono tra le veementi proteste della comunità brindisina.

Il Centro della città, comunque, nelle intenzioni del Comune sarà vissuto dagli studenti. È al vaglio, infatti, la possibilità di trasformare – con il contributo dell’Adisu e della Cassa Depositi e Prestiti – un immobile situato nella zona contermine la chiesa di San Benedetto in una “casa degli studenti”, dove troverebbero alloggio circa 100 ragazzi. Inoltre, anche l’ex Marconi, di proprietà della Provincia, non sarà più candidato a ottenere finanziamenti per ospitare turisti in viaggio lungo i cammini religiosi. In accordo con la Regione, infatti, si sta ragionando sulla possibilità di utilizzarlo – nel medio-lungo termine – come sede di corsi universitari.

Insomma, la visione c’è, l’interlocuzione con l’Università di Bari e la Regione Puglia anche. Da quest’ultima, però, ci si attende un ulteriore passo: sgravare il Comune di Brindisi dalle centinaia di migliaia di euro spese ogni anno per consentire alla città di beneficiare dell’indotto materiale e immateriale derivante dalla presenza dell’università. D’altronde, per altri capoluoghi di provincia pugliesi la presenza dei corsi universitari è a costo zero. Qualcuno almeno spieghi il motivo per il quale per Brindisi ciò debba invece rappresentare un sacrificio immane. Quasi un lusso.

Andrea Pezzuto