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Legambiente: decarbonizzazione e green new deal, il caso Brindisi
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Legambiente: decarbonizzazione e green new deal, il caso Brindisi

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BRINDISI – Nel congresso nazionale di Napoli Legambiente ha ben delineato il rapporto fra energia e clima e le
politiche che consentono la transizione energetica, puntualizzando e documentando la propria
assoluta contrarietà alla realizzazione di nuove centrali termoelettriche a turbogas o a ciclo
combinato.
Gli scenari internazionali rappresentati nel congresso offrono dati allarmanti sul susseguirsi di
eventi catastrofici, sull’aumento ben oltre i 2° della temperatura (l’obbiettivo della COOP21 di
Parigi era contenere l’aumento entro 1,5°) e di anidride carbonica e sulla crescita a dismisura dei
migranti climatici (la FAO parla di 240.000.000 nel 2030).
L’Unione Europea sembra voler affrontare seriamente il problema, programmando la dichiarazione
di emergenza climatica nei paesi membri e, dall’altro, soprattutto prevedendo scelte che consentano
la riduzione delle emissioni in atmosfera del 55% nel 2030 e, addirittura del 100% nel 2050.
L’Italia ha timidamente avviato un green new deal, che è limitato dalla ristrettezza delle risorse
finanziarie disponibili ed ha palesi contraddizioni. La Germania ha previsto investimenti per
60.000.000.000 di € che rispecchino gli obbiettivi europei, potenzino sensibilmente la green
economy e le fonti rinnovabili e fra l’altro consentono nel 2030 la circolazione di 20.000.000 di auto
elettriche e la presenza sulle strade di un 1.000.000 di colonnine di alimentazione. L’Italia ha
predisposto un piano nazionale integrato energia clima nel quale si da spazio nella transizione
energetica al gas, arrivando addirittura a focalizzare il capacity market ed i finanziamenti connessi
(1.400.000.000 di € all’anno) sulla costruzione di nuovi impianti alimentati a gas.
Ed in questo contesto che va correttamente interpretato il piano strategico 2019-2021 dell’enel
recentemente presentato. Del piano vengono magnificati i punti che dovrebbero dimostrare una
grande apertura verso le fonti rinnovabili e la mobilità elettrica (le 28.000 colonnine di
alimentazione previste nel 2022 sono ben poca cosa rispetto all’obbiettivo sopracitato della
Germania), ma la parte più contraddittoria è quella che indica nel 2030 e non nel 2025 disposto dall’Unione Europea e dall’Italia la decarbonizzazione e la permenenza dei progetti di costruzione di
nuove centrali termoelettriche a turbogas o a ciclo combinato.
Enel evidentemente ritiene di poter prescindere dalle decisioni sancite di chiudere l’esercizio delle
centrali termoelette a carbone entro il 2025 ed interpreta a suo vantaggio le scelte carbon free e non
coal free (uscita dalla combustione del carbonio e non del solo carbone), puntando a ricevere
finanziamenti per la transizione energetica in Italia verso impianti a gas nuovi, mentre
incredibilmente chiude altri in esercizio antieconomici e del tutto contrastanti con il proclamato
green new deal.
A Brindisi Legambiente ha da tempo spiegato le ragioni della sua opposizione ai progetti di enel ed
a2a attualmente sottoposti alla valutazione della commissione VIA-VAS del Ministero
dell’Ambiente ed ha presentato, unitamente a scuole superiori brindisine, idee progettuali per un
piano di rigenerazione che saranno esposte in una mostra a Palazzo Nervegna che si svolgerà dal 9
al 13 dicembre con apertura dalle 17 alle 20.
Accanto ad idee progettuali concernenti i parchi di Saline di Punta della Contessa e Fiume Grande e
di Cerano Tramazzone, l’utilizzo per mobilità sostenibile dell’asse attrezzato, l’adduzione di acqua
potabile per evitare il prelievo nella falda inquinata, la creazione di centri visite, di ricerca e di
educazione ambientale e di una vera e propria cittadella della scienza, oltre che di un palaeventi e di
un palasport negli immensi carbonili coperti, Legambiente ha prospettato proposte in campo
energetico che garantiscano anche il reimpiego degli operai impegnati nella centrale termolettrica ai
quali l’impianto a gas non offrirebbe più di 50 posti di lavoro. Nell’area occupata dalla centrale
Brindisi nord, chiusa dal 2012 si potrebbe tenere in esercizio l’impianto fotovoltaico sul capannone
da destinare ad attività di ricerca, estendendo l’installazione nelle aree limitrofe al servizio delle
opere, previste nel documento programmatico preliminare del PUG, dell’elettrificazione dell’area
portuale e, in primo luogo, delle banchine.
Nel petrolchimico è prevista la realizzazione di un impianto fotovoltaico da 10 Mw e va avviata una
fase che preveda nell’immediato le torce a terra, ma soprattutto processi di riconversione
progressiva riguardanti l’utilizzo di biogas e la produzione di bioplastica. Sui due lati dell’asse attrezzato possono essere collocati pannelli fotovoltaici con accumulo, cosa che può avvenire anche
nell’area di micorosa (44 ha), ma vanno anche valutati impianti a terra nell’area SIN o su aree
marginali purché compatibili. Nei 270 ha di proprietà dell’enel possono essere realizzati un impianto
di produzione di energia elettrica e di idrogeno da moto ondoso, un impianto solare termodinamico,
la già accennata cittadella della scienza con percorso lungo parte degli impianti esistenti dismessi,
ulteriori impianti fotovoltaici, un centro di ricerca, di assistenza e di promozione di start-up su fonti
rinnovabili ed efficentamento energetico oltre che di analisi ambientale e strutture produttive quali
una filiera di riciclo recupero e riuso di batterie al litio o di loro nuova produzione da destinare ad
accumulo in campo energetico o nella mobilità sostenibile.

Legambiente Brindisi Circolo T. Di Giulio
Il presidente
Doretto Marinazzo