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“Giuseppe caccia li sordi”, la propaganda ai tempi del Coronavirus
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“Giuseppe caccia li sordi”, la propaganda ai tempi del Coronavirus

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Giornale, radio, televisione, internet, sono gli strumenti utilizzati per la propaganda politica nella storia recente. Era il 1979 quando Pasolini, dalle pagine del Corriere della Sera, definiva la televisione “autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo”.
Secondo Pasolini, a differenza del fascismo che non era stato in grado di scalfire l’anima del popolo italiano, la televisione l’ha invece lacerata, violata.
Ciò che è avvenuto con l’avvento di internet ha probabilmente finito per annichilire ogni forma di pensiero autonomo. Doveva essere strumento di libertà, di conoscenza ed è finito invece per essere strumento nel pieno controllo della propaganda politica, della disinformazione, della manipolazione.
Dall’inizio dell’epidemia tutto ciò si è amplificato: dalle teorie del complotto sulla creazione del virus, alla svendita dell’Italia tramite il MES, sino al mantra che risuona maggiormente del “dove sono i soldi”, come se il Presidente del Consiglio potesse creare da un giorno all’altro, denaro dal nulla.
Mi sfugge sicuramente qualcosa ma è davvero difficile comprendere il nodo dell’intera polemica politica sul MES, qual è realmente l’oggetto della discordia, quali invece le alternative.
Senza entrare nei tecnicismi del diritto e dell’economia, dovremmo partire da alcuni punti fermi:
– l’Italia, così come gli altri paesi europei non può stampare moneta, ragion per cui è necessario rivolgersi all’UE. Piaccia o meno sono queste le regole;
– lo strumento attualmente previsto per gli aiuti agli Stati in crisi è il MES;
– in Europa vige il diritto di veto, motivo per il quale qualsiasi decisione deve essere presa con il voto favorevole dell’unanimità degli Stati membri.
Al di là degli schieramenti e delle responsabilità politiche pregresse, questo è il quadro economico politico nel quale il Governo deve muoversi per sostenere con la liquidità necessaria, famiglie e imprese. Tre sono dunque le alternative:
– accettare il MES e le sue misure economiche stringenti in modo da avere subito la liquidità necessaria;
– proporre misure più favorevoli come gli “eurobond” che necessitano di un negoziato per raggiungere l’unanimità;
– uscire dall’euro con tutte le conseguenze che ne deriverebbero. Neanche il più euroscettico probabilmente prende in considerazione un’uscita cosi repentina. Non si registrano interventi in tal senso neanche dai vari Borghi o Bagnai, economisti euroscettici per eccellenza.
Il Governo ha deciso di intraprendere la seconda strada, aprendo dei negoziati con gli altri Paesi europei per l’adozione degli “eurobond”. Non si comprende invece, tra chi legittimamente esprime la propria contrarietà alla posizione del Governo, né quale sia l’oggetto della discordia né quale strada propone di intraprendere.
“Soldi subito” e “no al MES” è una evidente contraddizione in termini. Continuare a richiedere e/o proporre risorse economiche a destra e a manca, come se il Presidente del Consiglio fosse il “Professore” de la “Casa di Carta” in grado di occupare la BCE e stampare denaro per immetterlo nell’economia reale, non è altro che propaganda che rischia di soffiare sulle sofferenze degli italiani.

“Giuseppe caccia li sordi” sì, ma come e da dove? È questa la risposta che tutti i cittadini costretti a rimanere rinchiusi in casa con le proprie difficoltà economiche e sociali devono pretendere da chi lancia facili soluzioni. Il Governo invece deve evitare di creare false aspettative, comunicando in maniera chiara e diretta, un po’ come Roosvelt fece quasi un secolo fa, quando con i celebri discorsi radiofonici esponeva i problemi della “grande depressione” e illustrava le misure previste dal “New Deal”. Il paragone, sia dal punto di vista politico che economico, non è così lontano come potrebbe sembrare.

Luigi Epifani