Home Editoriale Le nuove terapie intensive di Brindisi e Napoli: due cattedrali nel deserto davanti a interi piani inutilizzati?
Le nuove terapie intensive di Brindisi e Napoli: due cattedrali nel deserto davanti a interi piani inutilizzati?
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Le nuove terapie intensive di Brindisi e Napoli: due cattedrali nel deserto davanti a interi piani inutilizzati?

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BRINDISI – De Luca ed Emiliano, Napoli e Brindisi. Dalla trasmissione Report di ieri è emerso che la smania di inaugurare nuovi posti letto di terapia intensiva senza aver prima reperito il personale sanitario né aver acquisito tutte le attrezzature necessarie, costituisce un tratto comune della politica sanitaria emergenziale dei due governatori e delle rispettive Asl. Infatti, De Luca a Napoli ha stanziato 8 milioni di euro per realizzare in fretta e furia 72 posti letto di terapia intensiva nel parcheggio dell’Ospedale del Mare, attraverso costruzioni modulari. Stesso modus operandi utilizzato per i nuovi posti letto realizzati nel parcheggio dell’Ospedale Perrino.

Alla fine, quei 72 posti di Napoli sono diventati effettivamente 32, con una spesa di 250.000 euro per posto letto. Molto inferiore è stata la somma impiegata per i 28 posti letto – sulla carta – realizzati attiguamente al Perrino. Ma, come detto, simili sono i problemi emersi. Anche se va detto che le nuove terapie intensive di Napoli sono state comunque utilizzate, seppure parzialmente, da uno sparuto numero di malati gravi, mentre di quelle del Perrino si sono perse le tracce dal 24 aprile scorso, giorno dell’inaugurazione.

Ma le similitudini non sono finite qui: infatti, da 10 anni l’Ospedale del Mare “vanta” due interi piani mai entrati in funzione; discorso simile per il Perrino, dove da oltre 4 anni proseguono sine die i lavori di ristrutturazione del reparto di rianimazione posto al quinto piano.

Ecco, sia nel caso dell’Ospedale del Mare che in quello del Perrino, si sarebbero potuti evitare dispendio di risorse e risultati opinabili se solo si fossero utilizzati interi reparti già disponibili, o che avrebbero dovuto esserlo già da tempo.

Non si chiede troppo: almeno di far funzionare l’esistente e di non far passare per efficienza storie di ordinaria inefficienza strutturale del nostro Mezzogiorno.