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Gli arbitri della Corte costituzionale espellono i 5 Stelle e fischiano un rigore per Berlusconi

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Ad arbitrare la partita sulla giustizia sono stati chiamati i Pierluigi Collina e Daniele Orsato delle leggi, ovvero l’ex presidente della Corte costituzionale Lattanzi invitato a presiedere la commissione che lavora alla riforma della giustizia e il ministro Cartabia, anch’essa ex presidente della Corte costituzionale. Decisamente il non plus ultra. E il responso dopo il var è inequivocabile: espulsione per l’ex ministro Bonafede (anticipata da Draghi con la sua estromissione dal governo) e calcio di rigore in favore di Berlusconi.

La svolta garantista, liberale richiesta per decenni da Berlusconi è sempre stata vista con occhio scettico da larghe fette dell’opinione pubblica italiana, perché ogni proposta veniva ricondotta – a giusta ragione, intendiamoci – a un’esigenza personale del Cavaliere, inghiottito dalle vicissitudini giudiziarie. Ma a distanza di anni quelle intuizioni, nei loro principi, vengono riaffermate sempre più convintamente dall’Europa e adesso dai tecnici del governo dei migliori. E non solo da loro, perché qualche giorno fa finanche il pm Woodcock ha ammesso di essere favorevole alla separazione delle carriere.

Se a ciò si accompagnano le chat e le dichiarazioni spiazzanti di Palamara che conferma l’esistenza di forti correnti antiberlusconiane che avrebbero condizionato scelte e azioni della magistratura, allora il quadro diventa davvero epico.

Ma tornando all’attualità, il forte richiamo alla velocizzazione dei processi e al garantismo che proviene dall’Europa sta conducendo a serie riflessioni su quanto funzioni male e quanto sia sbilanciato il sistema giudiziario italiano. Già qualche settimana fa dalla Corte di Giustizia europea era arrivata una prima sveglia per le procure italiane, abituate a concedere grandi poteri ai pm sugli strumenti di indagine, in particolare sull’uso delle intercettazioni. Hanno fatto discutere molto, ad esempio, le notizie inerenti le intercettazioni dei giornalisti che parlavano con le loro fonti, così come si discute sulla legittimità o meno dell’utilizzo del trojan per monitorare e poi sputtanare la vita privata di Palamara e di ogni persona che sia venuta a contatto con lui.

Dalla Corte di Giustizia Europea è stato riaffermato qualcosa che dovrebbe essere ovvio ma che evidentemente, alla luce dei fatti, non lo è: le intercettazioni possono essere disposte solo per reati gravi di criminalità. In Italia, invece, è accaduto che talvolta le intercettazioni si disponessero a strascico, di fatto violando i principi alla base di un sereno vivere civile, democratico.

Adesso il duo Cartabia-Lattanzi ripesca anche il principio perorato dalla legge Pecorella, ovvero quello inerente l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione da parte dei pm bocciato dalla Corte costituzionale nel 2006. L’attuale proposta prevede l’inappellabilità anche delle sentenze di condanna e la possibilità di adire solo la Cassazione per una rivisitazione critica della sentenza davanti al giudice di legittimità. Non più, quindi, l’effettuazione di un nuovo giudizio davanti al giudice di merito della Corte d’Appello.

Accanto a questo, si lavora per smontare completamente l’impianto Bonafede sulla prescrizione.

Una bocciatura su tutto il fronte, dunque, per i 5 Stelle, con la Raggi che oggi chiede scusa all’ex Sindaco di Roma Marino per aver dato luogo alla messa in scena delle arance da donare all’ex Sindaco per la vicenda degli scontrini, rivelatasi una sòla, un pretesto per riempire di fango una persona per bene, onesta, esposta al pubblico ludibrio per colpa di Renzi e di quelli che gridavano “onestà”. E finalmente qualcuno da lassù, dalle vette della Corte costituzionale, sta spiegando al M5S che così la giustizia, la vita democratica, non potevano proprio funzionare.