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La Qualità della vita cambia in città
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La Qualità della vita cambia in città

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Ed anche quest’anno il rapporto del Sole24ore sulla Qualità della Vita divide il Paese in due: da una parte vi sono coloro che lodano i metodi adottati della rilevazione, magari in virtù di un’ascesa della propria città nella classifica generale, mentre dall’altra vi sono coloro che ne contestano le scelte per la ragione opposta, ovvero un indietreggiamento del proprio campanile. Ma al di là del campanilismo italico una cosa è certa, per capire il significato di questa classifica occorre fermarsi a riflettere sui parametri scelti.

Ad esempio, le città che devono ai flussi di persone e idee la loro crescita, come Firenze, Venezia e Roma, hanno pagato pegno, retrocedendo in classifica e così è stato anche per il nord produttivo, travolto dalla pandemia come nessun altro luogo d’Italia e d’Europa. E da questo stravolgimento generale è stata ovviamente colpita anche Milano, che da capolista dell’edizione 2018 e 2019 si è ritrovata scalzata dal trono di ben dodici posizioni, subendo sia il danno delle città turistiche, sia quello inflitto ai tessuti più produttivi del Paese. D’altronde i fattori che hanno inciso di più sul capoluogo lombardo sono stati la caduta del Pil interno (-10%), il ristretto spazio abitativo a disposizione dei nuclei famigliari (51 metri quadrati), l’immobilismo dei Tribunali e infine il crescente numero dei percettori del reddito di cittadinanza (+40%). Tuttavia, questi fattori, sebbene siano importanti, non sono sufficienti a spiegare la singolarità del fenomeno che ha coinvolto la metropoli meneghina.

Milano ha infatti evitato un tracollo ben più pesante, controbilanciando gli effetti dalla pandemia attraverso l’innovazione e l’accelerazione del business digitale, con l’incremento degli accessi alla rete internet veloce (+22%), l’uso dei pagamenti elettronici da parte della cittadinanza e lo sviluppo dell’e-commerce da parte delle aziende private. Da questo punto di vista sono state importanti la tenuta dei prezzi del mercato del mattone (-1%) e l’efficienza nell’assistenza per il trasporto domiciliare dei disabili. Ma non solo, i dati dimostrano l’impegno dell’amministrazione pubblica della città nel rendere accessibili i suoi servizi in modo digitale alla collettività; tant’è che nel capoluogo lombardo si registrano il maggior numero di carte elettroniche e Spid erogati.

Ciò nonostante, Milano ha sofferto, come tutte le metropoli del mondo, cedendo il primato in classifica a Bologna, e più in generale dell’Emilia-Romagna: ma come mai quest’ultima ha retto così bene mentre la Lombardia ha reagito così male? La risposta forse risiede nel differente impatto delle scelte da parte dei presidenti di regione e dell’importanza di queste ultime sulle autonomie comunali. D’altro canto, i parametri sanitari presi in considerazione dal rapporto sulla Qualità della Vita 2020 non dipendendo unicamente dalle scelte comunali. È stata infatti la regione a decidere di investire solo nella sanità privata e nel delegare ad essa delle responsabilità che altrove sono rimaste competenza del settore pubblico, come in Emilia-Romagna. È quindi sul confine tra regione e comune, tra responsabilità e autonomia che è importante iniziare ad intervenire per migliorare la proposta di servizi sanitari territoriali per i cittadini milanesi.

D’altronde, con pazienza, lavoro e fatica, negli anni Milano era riuscita a conquistare la vetta e l’attuale retrocessione rappresenta certamente un brutto passo indietro. Un passo indietro che, a dir la verità, farà felici i tanti detrattori dei successi raggiunti della Milano post expo, che esistono e prosperano un po’ dappertutto. Sono invidiosi della città lombarda perché lontana dalla loro realtà, oppure, e in questo caso con immensa tristezza, vivono proprio all’interno della città stessa, lamentandosene di continuo. Ed è proprio a questi individui, che adesso gongolano per il responso della classifica del Sole, che occorre rammentare che Milano saprà tornare sicuramente nei primi posti grazie alle sue sue intrinseche qualità: ovvero, non lamentandosi o contestando la classifica, ma riflettendo su quello che avviene, coinvolgendo la cittadinanza nel dibattito e cercando di cambiare sé stessa in accordo con l’evoluzione delle cose. Occorre quindi leggere la classifica del Sole in modo laico, accettando i segnali negativi, che sono certamente dei campanelli d’allarme da non sottovalutare e su cui iniziare subito a lavorare, ma registrando anche quelli positivi, che ci sono e rappresentano il segno evidente che, con l’impegno di tutti, la città potrà sopravvivere anche a quest’ennesima rivoluzione.

Francesco Caroli