Home Economia e lavoro Edison da Emiliano ma il problema non è solo la localizzazione. Per il Comune “significative ricadute di carattere sanitario”
Edison da Emiliano ma il problema non è solo la localizzazione. Per il Comune “significative ricadute di carattere sanitario”
0

Edison da Emiliano ma il problema non è solo la localizzazione. Per il Comune “significative ricadute di carattere sanitario”

0

BRINDISI – Nella giornata di oggi, alle ore 15,30, Michele Emiliano ha convocato i vertici di Edison per provare a trovare un accordo in extremis. A quanto pare sarebbe stato lo stesso Pd a sollecitare questo incontro. La segreteria regionale, infatti, è assolutamente favorevole all’investimento, così come quella provinciale. Più riserve – legate ad una obbligata accondiscendenza alle volontà del sindaco Rossi – provengono dal circolo cittadino, che comunque auspica una soluzione positiva, magari attraverso l’individuazione di un sito alternativo. Questa strada, tuttavia, appare impraticabile, soprattutto adesso che Edison ha incassato il placet del Ministero per la Transizione Ecologica. La vicenda della localizzazione ha vissuto diverse fasi. Già nel 2019 l’Autorità portuale, nel proprio Documento di pianificazione energetico ambientale inserì Costa Morena Est come sito più adatto. In occasione degli incontri che si tennero tra gli enti, nessuno eccepì nulla. Neppure dopo il primo incontro tra il sindaco ed i delegati di Edison si discusse di localizzazioni alternative ma solo di impatto paesaggistico del progetto. Nei mesi seguenti, poi, il primo cittadino ha iniziato a reclamare soluzioni differenti, esprimendo anche riserve sotto il punto di vista ambientale legate ad esempio alla presenza nel progetto di una torcia di emergenza o all’impatto dei numerosi autotreni che arriverebbero in città. Come inserito nel parere negativo fornito dall’ente comunale, «lo stabilimento può determinare sensibili alterazioni del quadro di riferimento ambientale, con significative ricadute di carattere sanitario in un contesto già significativamente inciso». Insomma, non solo una questione di location. Su questo versante, comunque, dapprima Rossi ha indicato Capobianco come luogo ideale, poi la realizzanda vasca di colmata di Costa Morena Est, poi l’area del petrolchimico, fino ad arrivare alla proposta dell’altro ieri di insediare il deposito costiero nell’area della centrale Enel. È noto però che quella zona non è infrastrutturata per l’ormeggio delle navi.
Ogni discorso di questo tipo parrebbe comunque vano perché il 3 marzo 2021 i delegati della multinazionale, nel corso di un incontro con i capigruppo in consiglio comunale, ribadirono che «non ci sono altre localizzazioni possibili oltre a quella di Costa Morena Est». Edison tra l’altro ha già apportato modifiche progettuali per venire incontro alle richieste degli operatori portuali, concordando assieme a loro l’arretramento del deposito così da lasciare liberi oltre 300 metri di banchina (nel progetto originario era previsto uno spazio di 250 metri). In quella occasione i delegati espressero l’auspicio di chiudere l’iter autorizzativo entro il 2021, così da entrare in esercizio con il deposito nel 2025. Vennero elencati inoltre gli impatti: durante il corso dei tre anni di lavori verrebbero impiegate fino a 170 persone (a Ravenna, ad esempio, il 47% della manodopera impiegata era locale); si genererebbe un indotto collaterale legato ad esempio alla nascita di stazioni di rifornimento; le navi gasiere che occuperebbero quella banchina effettuerebbero circa 100 attracchi; la stazione di rifornimento di gnl consentirebbe di attrarre navi da crociera che, impiegandoci circa otto ore per il rifornimento, sceglierebbero Brindisi come home port; l’infrastruttura rafforzerebbe la connessione con la Grecia e potenzierebbe i traffici di rotabili su Brindisi; rispetto alla ferrovia e alla zona franca doganale raccontati come lesi dalla presenza di Edison, secondo gli ingegneri della multinazionale quella coesistenza rappresenterebbe vicendevolmente un valore aggiunto; infine, venne assunto l’impegno di effettuare ulteriori investimenti sul territorio, quali la conversione a gnl dei mezzi di trasporto locale e la cessione di gnl alle industrie locali, soprattutto dell’agroalimentare, che non dovessero essere collegate alla rete Snam e che potrebbero quindi attivare una piccola catena del freddo, producendo frigorie nel momento in cui vaporizzano il gnl.