Home Politica Tutti contro tutti: è il ‘Metodo Brindisi’. Aresta difende Leonardo: “L’elicottero dell’esercito sarà costruito qui”
Tutti contro tutti: è il ‘Metodo Brindisi’. Aresta difende Leonardo: “L’elicottero dell’esercito sarà costruito qui”
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Tutti contro tutti: è il ‘Metodo Brindisi’. Aresta difende Leonardo: “L’elicottero dell’esercito sarà costruito qui”

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BRINDISI – Il comparto industriale brindisino è in grande difficoltà. I tre poli trainanti (energetico, chimico e aeronautico) attraversano una crisi dovuta alla transizione ecologica, alle delocalizzazioni e all’economia stagnante. Nel corso del tavolo di confronto voluto dalla prefetta Carolina Bellantoni, l’on. Giovanni Luca Aresta del M5S ha parlato di «indizi gravi, precisi e concordati sull’allarme sociale che vive il territorio». A tenere banco sono soprattutto le vertenze occupazionali che stanno interessando il settore aeronautico. Come soluzione tampone per gli 81 lavoratori licenziati dalla Dcm si era pensato alla proroga della cassa integrazione, ma gli emendamenti presentati dai parlamentari Aresta e D’Attis sono stati bocciati. L’onorevole di Forza Italia ha spiegato le difficoltà incontrate: «Per gli ex Dcm si tratta di lavoratori di impresa cessata. Per finanziare i nostri emendamenti al Milleproroghe con i quali chiedevamo la proroga della cassa integrazione serviva uno stanziamento di oltre 20 milioni l’anno per due anni, e ciò in quanto è necessario coprire una platea di 10.300 lavoratori ex Dcm in tutta Italia. Il problema è che con la riforma degli ammortizzatori sociali sono stati esclusi i lavoratori delle imprese cessate. Questa settimana con il sindaco Rossi incontreremo il ministro Orlando. Si potrebbe pensare di utilizzare il Ristori Ter oppure servirebbe un nuovo scostamento di bilancio del governo, ma non è facile».

Dove finiscono le commesse che andavano a Tecnomessapia o a C.m.c? Se lo chiede il sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi, per il quale il governo non tutela adeguatamente i territori del Mezzogiorno: «A Brindisi sono presenti multinazionali che hanno come azionista di riferimento lo Stato. Benissimo il tavolo odierno ma manca il governo. I piani industriali di Leonardo, Eni ed Enel prevedono forti investimenti nel Nord Italia mentre per il Sud c’è poco o niente. C’è un focus su Taranto mentre manca un’adeguata attenzione su Brindisi».

Il componente della commissione Difesa della Camera, l’on. Aresta, ha preso prontamente le difese di Leonardo, rivendicando il lavoro di indirizzo svolto dai parlamentari: «Leonardo ha programmi importanti per la difesa. La politica ha chiesto che gli investimenti si concentrassero sulle imprese del Sud, ed in effetti l’elicottero multiplo dell’esercito sarà per gran parte costruito qui a Brindisi. Le imprese che lavorano con Leonardo continueranno a farlo. Il problema è costituito dalle imprese che andranno riqualificate».

Per il segretario della Cgil, Antonio Macchia, c’è anche un andazzo locale che costringe molti lavoratori metalmeccanici a migrare verso il Nord: «Le imprese che si lamentano perché non trovano personale specializzato si dovrebbero vergognare. Se offrono condizioni di lavoro precario è normale che lavoratori iperqualificati scelgano di andare via da qui».

Capitolo a parte merita l’episodio dello scontro. Confindustria ha deciso di alzare i toni a difesa delle industrie presenti sul territorio e di quelle che qui vorrebbero insediarsi. Il mandato di Gabriele Menotti Lippolis come presidente degli industriali brindisini ha avuto inizio nell’aprile del 2021 e nonostante più volte abbia manifestato una posizione velatamente critica nei confronti dell’amministrazione comunale, mai era trasceso in un attacco frontale verso gli enti locali. L’occasione propizia per abbandonare la mitezza è stata fornita dal tavolo di confronto sulla crisi economica attraversata dal capoluogo e dalla provincia.

Il punto interrogativo che affligge i brindisini ed i loro rappresentanti istituzionali è sempre lo steso: perché nessuno investe più in questo territorio? Quotidianamente si legge di nuovi insediamenti veicolati e supportati dalla Regione – attraverso Puglia Sviluppo – verso le aree industriali e portuali di Taranto o di Bari-Modugno. Su Brindisi, negli ultimi lustri, si è affacciato pochissimo, e quel poco è stato accolto con somma diffidenza. Ancora oggi molti addetti ai lavori parlano di una immagine della città lesa agli occhi dei grandi player internazionali da quanto accadde con la British Gas.

Narrazioni che oggi ritornano prepotentemente se il presidente di Confindustria Brindisi ha sentito l’esigenza di denunciare pubblicamente che i grandi gruppi non reputano opportuno investire a Brindisi. L’addentellato lo ha fornito il segretario della Cgil, Antonio Macchia, che nel suo intervento ha posto l’attenzione sul fatto che «Eni Versalis qui sta investendo solo sull’ambientalizzazione dell’impianto, il che è scontato, mentre poi i veri investimenti sulla filiera produttiva, sulla chimica verde, li effettua a Porto Marghera o a Mantova». Un tema che ha affrontato anche il sindaco Rossi, parlando di «piani industriali di Leonardo, Eni ed Enel che prevedono forti investimenti nel Nord Italia, mentre per gli insediamenti del Sud c’è poco o niente».

Da qui la stilettata di Menotti Lippolis: «Le grandi aziende avrebbero la possibilità di investire di più su questo territorio, ma bisognerebbe creare le condizioni perché ciò avvenga. Forse la chimica verde arriverebbe in maniera più importante a Brindisi se magari non avessimo chiuso l’impianto per 15 giorni. Dobbiamo dirci le cose come stanno». Il riferimento è alla sospensione dell’esercizio dell’impianto di Eni Versalis disposta dal Comune di Brindisi con ordinanza sindacale a seguito di sfiammate in torcia. Un’azione che la multinazionale non prese bene, dichiarando tramite nota stampa che «in una congiuntura già critica e data la perdurante ostilità verso il proprio operato, Versalis intraprenderà un dialogo con le organizzazioni sindacali per valutare tutte le possibili azioni future». Ostilità. Una parola che oggi tira fuori nuovamente il presidente di Confindustria, che proseguendo nel suo intervento ha rincarato la dose: «Pensate ad un’azienda come Edison, che viene a investire 100 milioni di euro senza prendere un euro di finanziamento regionale, che ottiene l’autorizzazione dal Mite e che poi si vede avversata la realizzazione dell’impianto sul territorio. La rassegna stampa arriva ogni mattina sulle scrivanie degli amministratori delegati dei grandi gruppi industriali, e poi diventa difficile convincerli ad investire qui. Qualsiasi nostra azione comporta conseguenze perché ci troviamo in mezzo ad una sfida tra territori che puntano ad accaparrarsi gli investimenti». Un affondo che il sindaco deve aver percepito come un colpo sotto la cintura. La reazione del primo cittadino è stata veemente, scomposta. Dopo aver inveito e protestato, però, non ha ritenuto di replicare sul merito dell’accusa.