Home Politica Le Nazioni Unite vogliono fare grande Brindisi. Ma servono servizi all’altezza come una scuola privata internazionale
Le Nazioni Unite vogliono fare grande Brindisi. Ma servono servizi all’altezza come una scuola privata internazionale
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Le Nazioni Unite vogliono fare grande Brindisi. Ma servono servizi all’altezza come una scuola privata internazionale

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BRINDISI – Il territorio di Brindisi è cosciente dell’importanza della presenza della base logistica delle Nazioni unite? Probabilmente non fino in fondo. Alcuni dati possono agevolare a comprendere i termini della questione. Parliamo di 430 dipendenti diretti, a cui si aggiungono i lavoratori delle agenzie che forniscono supporto informatico per le telecomunicazioni: in totale, la comunità che lavora al servizio della base si attesta sulle 850 unità. Circa il 30% dei lavoratori è di nazionalità straniera. Ma non finisce qui, perché l’indotto viene alimentato anche dai 3.500 corsisti che mediamente ogni anno raggiungono Brindisi per corsi di addestramento, conferenze e workshop. Lo scorso anno, ad esempio, è stata ospitata la conferenza di tutti i direttori delle missioni di pace e politiche. Altro? Sì: tra le ricadute ci sono da conteggiare i corposi appalti per le varie attività manutentive.

E pensare che questa iniezione di risorse economiche e di capitale umano potrebbe divenire ancora più importante se solo il sistema-Paese offrisse servizi all’altezza della situazione. La buona qualità ed il basso costo della vita, infatti, rappresentano condizioni necessarie ma non sufficienti per attrarre personale e agenzie da altre sedi.

Istruzione e sanità sono due comparti chiave a cui guarda chi deve trasferirsi con la propria famiglia, ed in Italia e nel Mezzogiorno in particolare, i servizi legati a questi ambiti scontano gravi deficienze. A Brindisi, dal 2013, c’è la scuola europea, che tra mille difficoltà offre un’istruzione in lingua inglese. Fino a poche settimane fa, tuttavia, mancavano i docenti madrelingua inglese: c’era un solo docente ed i figli dei dipendenti della base Onu sono stati costretti a colorare i loro disegni finché non si è trovata una soluzione. Non proprio una bella figura per il nostro Paese… Fortunatamente, anche grazie all’intervento dell’onorevole Mauro D’Attis, il Governo ha di recente stanziato tre milioni di euro spalmati in tre anni per l’assunzione di docenti madrelingua inglese. Ma non basta. Per diventare attrattivi e far crescere la presenza delle Sezioni Unite in città, serve una scuola privata internazionale, esistente in altre sedi che ospitano agenzie dell’Onu quali Valencia, Nairobi, ecc. Il punto debole maggiore che viene individuato dagli addetti ai lavori, infatti, riguarda proprio l’offerta formativa, legata a doppio filo ai tanti problemi della scuola pubblica italiana. Ecco perché, in un’ottica concorrenziale, sarebbe fondamentale l’istituzione di una scuola privata internazionale, certamente più adeguata agli standard qualitativi richiesti dalla comunità internazionale in quanto più equipaggiata sia a livello di docenti che di figure di raccordo tra le parti. D’altronde, si narra che l’assistente del Segretario generale, in occasione della visita a Brindisi, osservò che la mancanza della scuola internazionale rappresenta l’unico deterrente al futuro sviluppo della base logistica. In realtà, ci sarebbe anche la sanità tra i coni d’ombra, con i reparti d’urgenza che, se già rappresentano un enigma per gli autoctoni data la penuria di medici e la disorganizzazione imperante, diventano un problema ancora maggiore per persone anglofone, dato che non tutto il personale medico parla fluentemente la lingua inglese.

Detto ciò, la qualità della vita a Brindisi resta comunque più alta rispetto ad altre località e per questo, con i dovuti accorgimenti ed opportune iniziative. e con un’adeguata campagna di marketing territoriale, i risultati potrebbero essere particolarmente lusinghieri.

Le potenzialità sono state comprese dalla Regione Puglia, che ha messo nero su bianco alcune idee di collaborazione con l’UNGSC di Brindisi. In cima alla lista c’è proprio la scuola privata internazionale. Nel documento si legge: «La Regione Puglia vuole fortemente favorire condizioni ottimali per lavorare e vivere nel territorio pugliese, rispondendo alle esigenze di una comunità internazionale in continuo sviluppo. Un accordo ONU-Regione Puglia su cultura-istruzione-sport per la Regione Puglia sarebbe strategico al fine di attirare imprese e business internazionale (ricercatori BIOTECH). Su questo obiettivo s’innesta l’intervento regionale a favore della costruzione e/o dell’adeguamento di spazi presenti nel sedime aeroportuale di Brindisi presso cui ha sede l’UNGSC, per realizzare una scuola privata internazionale all’interno del Campus ONU (un campus nel campus utile a favorire quel salto culturale di cui il territorio ha bisogno)».

Ma non è tutto. Liberando spazi del sedime aeroportuale, si potrebbero ospitare anche altre agenzie delle Nazioni Unite o Agenzie europee ed istituire un polo della protezione civile internazionale: «La disponibilità – si legge ancora – di spazi all’interno del sedime aeroportuale, nonché la gestione di categorie merceologiche e servizi di intervento simili nell’ambito del supporto logistico e di emergenza, fanno immaginare la possibilità di condivisione di spazi magazzino e la creazione di un polo di addestramento e operazioni unico per il disaster management con la creazione di una protezione civile internazionale. Questa potrebbe avvalersi dell’esposizione a scenari diversificati di emergenza offerti dalla presenza di una Base delle Nazioni Unite che funge da interfaccia con tutte le Missioni di Pace ONU e può fornire assistenza a tutte le agenzie, ed entità delle Nazioni Unite. Su questo obiettivo, s’innesta un possibile intervento regionale per potenziare la Base di Brindisi, aumentandone le capacità attrattive (c’è lo spazio sufficiente ad ospitare altre agenzie delle Nazioni Unite e/o dell’Unione Europea che volessero delocalizzare i loro uffici verso luoghi dove la qualità della vita è più alta sull’esempio di UNICEF ed IOM che hanno trasferito uffici e personale, circa 500 unità, a Valencia)».

Occasione privilegiata per presentare un Piano strategico di collaborazione e blindare l’accordo con la Regione Puglia potrebbe essere la visita a Brindisi, nel febbraio prossimo, del Sottosegretario Onu per il Dipartimento di Supporto, Atul Khare e dell’Ambasciatore Massari, Pr dell’Italia alle Nazioni Unite.

Il tema, in verità, si interseca con la strategia che sta portando avanti l’assessore al Marketing Territoriale, Emma Taveri, che oltre all’attrattività turistica sta lavorando anche affinché Brindisi venga percepita come un luogo dove vivere. È il concetto dei nomadi digitali, delle residenze temporanee. E si attaglia agli smart worker come ai funzionari delle Nazioni Unite.

Chi vive la base logistica racconta del desiderio del personale Onu di trasferirsi a Brindisi, che oltre ad una buona qualità della vita (cibo, clima) offre anche costi più bassi rispetto a realtà come Ginevra, Vienna, New York. È oramai noto, d’altronde, il fenomeno che vede lavoratori (che ne abbiano la possibilità) spostarsi dalle grandi città in centri più piccoli.

Così, le Nazioni Unite starebbero pensando di delocalizzare alcune funzioni dai quartieri generali e di spostare alcune agenzie, magari proprio a Brindisi. È un’ipotesi concreta, alla quale si sta lavorando, ma prima sarà necessario colmare i gap di cui prima.

«Il tema – spiega l’assessore Taveri – della scuola e dei servizi è importante non solo per la comunità internazionale ma anche per i nomadi digitali che vogliono vivere qui. Sono servizi che vengono richiesti ai territori, così come sono necessari una offerta culturale all’altezza, una comunicazione in inglese, un processo di digitalizzazione al passo con i tempi. Certo è che il tema della scuola è fondamentale per fare marketing territoriale. Altre basi vogliono espandersi e investire, e noi dobbiamo farci trovare pronti. Parliamo, nel caso dei dipendenti delle Nazioni Unite, di residenti temporanei, altospendenti, che acquistano anche immobili. C’è un positivo dialogo tra l’assessorato e la base logistica: lavoriamo in sintonia su come comunicare Brindisi quale città in cui vivere, sul mutuare buone pratiche. Bisogna valorizzare al meglio la presenza delle Nazioni Unite. Prima, ad esempio, non veniva molto comunicato che siamo un porto monumento di pace Unesco e che abbiamo una delle basi logistiche delle Nazioni Unite tra le più importanti al mondo: come assessorato abbiamo inserito tali elementi nella comunicazione del marketing, in quanto chi viene dall’estero trova interessante sapere che a Brindisi risiede una comunità internazionale con la quale interagire».

Non a caso, ogni 19 del mese viene organizzato un aperitivo così da favorire l’incontro tra la comunità locale e quella internazionale residente a Brindisi e non solo. Infatti, di settimana in settimana aumentano i partecipanti che vengono anche dai dintorni. Il tutto viene impreziosito dal fermento creato da una più cospicua presenza giovanile determinata dagli studenti del corso di laurea in Scienze per la Cooperazione internazionale di Unisalento, attivato nel 2021 in collaborazione con le basi United Nations Global Service Centre (UNGSC) e United Nations Humanitarian Response Depot (UNHRD).

Tra i più attivi e sensibili all’argomento c’è il presidente di Confindustria Brindisi, Gabriele Menotti Lippolis, che auspica un maggiore coinvolgimento della comunità e delle istituzioni di vario livello per non dissipare il grande valore aggiunto che la base Onu apporta al territorio e per cogliere le opportunità di potenziarla: «La presenza dell’Onu a Brindisi – afferma – è importantissima: è una risorsa in termini economici imprescindibile e per questo è fondamentale che tutti si impegnino per conservare questo patrimonio, che non va dato per scontato. Dobbiamo infatti considerare che ci sono località che al momento offrono servizi qualitativamente più alti e che pertanto potrebbero depotenziare la presenza delle Nazioni Unite su Brindisi. Nel recente passato abbiamo già perso alcune opportunità: parlo di alcuni corsi che sono stati trasferiti in altre località più pronte e attente. Tra queste rientrano anche città africane in grande crescita. Dobbiamo farci trovare pronti per conservare quanto costruito e accogliere nuove opportunità che si stanno aprendo, ma per fare questo è necessario che tutte le istituzioni facciano squadra e diano concretezza ai loro propositi. Confindustria c’è e farà il possibile nei limiti del proprio ruolo”.

Crediti: UN photo/Luca Nestola