Home Politica Per l’Autorità portuale quel Dpp è nullo e contiene frasi diffamanti. È proprio necessario portarlo in aula a fine mandato?
Per l’Autorità portuale quel Dpp è nullo e contiene frasi diffamanti. È proprio necessario portarlo in aula a fine mandato?
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Per l’Autorità portuale quel Dpp è nullo e contiene frasi diffamanti. È proprio necessario portarlo in aula a fine mandato?

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BRINDISI – Il 13 febbraio sarà discusso in aula consiliare il nuovo Documento Programmatico Preliminare al Pug. Una notizia che viene raccontata come positiva dalla maggioranza ma che, in verità, presenta risvolti non proprio entusiasmanti. Il parere di alcuni componenti dell’opposizione è che l’unico modo per migliorare quel Dpp è cancellarlo e rifarlo daccapo.

Oltre a fisiologiche diversità di vedute politiche, si profilano scontri inter-istituzionali, e qui la cosa si fa ancora più seria, dato che potrebbero non bastare gli emendamenti annunciati dalle varie forze politiche finalizzati a migliorare quel documento.

Va detto infatti che l’Autorità portuale in passato ha già messo per iscritto quello che pensa di quel Dpp. E non è roba di poco conto.

Intanto viene ravvisata una invasione di campo da parte del Comune: “Appare – scrivono dall’Authority – a dir poco singolare che in reiterati passaggi nel documento inviato sono presenti diverse argomentazioni ed indicazioni di assetti operativi portuali, dissertazioni su tipologie di navi e di merci, disquisizioni sulla policy dei traffici marittimi, etc., con una evidente esondazione dalla propria finalità e invasione nel campo di altri strumenti speciali di programmazione / pianificazione segnatamente di competenza esclusiva di questa Autorità”.

Questo, per l’ente portuale, determina una “violazione di norma imperativa di legge che espone a nullità il documento e lesiva di prerogativa dello Stato riservata esclusivamente alle Autorità di Sistema Portuale”.

Insomma, se dovesse essere approvato, secondo l’Autorità portuale quel Dpp sarebbe nullo. Anche perché “non tenere conto del Dpss pregiudica la legittimità e l’efficacia della proposta diramata”.

Ma ci sono anche questioni di presunto sgarbo istituzionale che l’ente portuale fa pesare.

Desta meraviglia e stupore – per l’Authority – leggere a pag. 289 della bozza divulgata di DPP la seguente affermazione: “La ex stazione marittima, ormai svuotata delle sue originarie funzioni poiché adibita a sede dell’ADSP MAM potrebbe essere valorizzata mediante l’insediamento di nuove attività a supporto e a servizio sia dell’ambito portuale che di quello urbano, previo restauro filologico della sua architettura razionalista, attualmente mortificata dagli impropri interventi attuati dalla struttura tecnica dell’Autorità di Sistema portuale e che il progetto esecutivo già appaltato dalla medesima struttura continua a compromettere, senza alcuna considerazione del progetto originario e della necessità anche culturale di rispettarlo”.

Una frase ritenuta diffamatoria: “Si sottolinea – scrive l’ente portuale – il carattere altamente diffamatorio dell’affermazione in questione, nella parte in cui asserisce del tutto gratuitamente che da parte della struttura dell’AdSPMAM si sia “mortificata” l’architettura della struttura, a mezzo di “impropri interventi”, senza alcun rispetto sotto il profilo “culturale”. Le predette affermazioni sono oltremodo lesive del decoro e della professionalità del personale dell’AdSPMAM che sta operando con professionalità e passione particolarmente proprio per il recupero strutturale e formale dell’edificio, peraltro lasciato da decenni senza adeguata manutenzione, attraverso l’esecuzione di un progetto che, oltre ad avere acquisito il nulla osta della competente Soprintendenza, l’Autorizzazione Paesaggistica dell’apposito Ufficio comunale, è stato sottoposto al vaglio di conferenza dei Servizi alla quale proprio codesto Settore, pur essendo stato coinvolto, nulla ha osservato in merito. Ciò posto, al di là delle doverose azioni giudiziarie di tutela della dignità e della onorabilità di questa Autorità nei confronti dei redattori del documento, si fa fin d’ora presente che la scrivente non parteciperà ad alcun tavolo di lavoro comune, fin quando la frase gratuitamente offensiva non sia del tutto espunta dal documento che dovrebbe contenere ben altri argomenti, di stampo chiaramente costruttivo, e non infondati attacchi verso altri soggetti istituzionali, nel più completo discredito del principio – di rango costituzionale (art. 97 cost.) di leale e proficua collaborazione tra pubbliche amministrazioni, presupposto per il buon andamento delle stesse”.

Come è ormai noto, non mancano poi differenti visioni sullo sviluppo del porto e del retroporto. Due esempi. Sia Roberto Fusco che Riccardo Rossi, entrambi in lizza per guidare il centrosinistra, reclamano un rafforzamento del collegamento infrastrutturale tra Taranto e Brindisi.

L’Autorità portuale, di converso, vi intravede una ulteriore causa di depauperamento del porto di Brindisi in favore di quello di Taranto: “Per quanto riguarda il collegamento fra Brindisi e Taranto, pur previsto nel DPSSP nel rispetto dei piani sovraordinati e certamente oggetto di valutazione nell’ambito degli interventi futuri, sono da evidenziare i rischi collegati a una tale prospettiva. Il potenziamento del collegamento potrebbe generare, con molta probabilità, uno spostamento di flussi di traffico e di operatori dal bacino naturale dello scalo di Brindisi al porto Jonico, contribuendo così al depauperamento del territorio brindisino. Lo scalo di Taranto, infatti, registra già un livello di maturazione infrastrutturale sufficiente, molto più avanzato rispetto al porto di Brindisi, per il quale è necessario invece colmare il lag esistente al fine di trovarsi a competere su un terreno omogeneo e competitivo. Il porto di Brindisi è complementare rispetto a quello di Bari, mentre è succedaneo rispetto a quello di Taranto. Per cui l’asse Brindisi – Taranto rischia di depauperare ulteriormente i traffici di Brindisi a vantaggio di Taranto”.

Stesse divergenze sullo sviluppo del traffico traghetti. Il Comune scrive che è necessaria la “riconquista” di quote di mercato dell’attività di traghettazione “che ha perso attrattiva sia per la concorrenza del porto di Bari, sia dopo il trasferimento a Costa Morena”.

Sul punto, però, l’Adsp rintuzza: “Se da un lato ogni riferimento al potenziamento del settore della logistica, uno dei capisaldi, tra l’altro, della impostazione strategica già data nel DPSSP, è certamente da auspicare e condividere non si può certamente dire altrettanto delle argomentazioni profuse per il segmento traghetti. La visione data è chiaramente lontana dalla realtà e denuncia un’approssimazione nell’approcciare il tema fin troppo evidente. Il potenziamento del segmento Short Sea Shipping non può che riferirsi necessariamente alla implementazione di nuovi accosti (segnatamente quelli di S. Apollinare) giacché l’infrastrutturazione esistente mostra saturazione da tempo (contrariamente a quanto indicato il traffico ro – ro è ben saldo ed è il più significativo del Sistema Portuale). Il potenziamento di che trattasi, principale fondamento della visione strutturale portata dall’Autorità di Sistema Portuale, è dichiarato proprio come obiettivo di sviluppo e di crescita del porto a realizzare una visione alternativa quanto necessaria agli effetti della decarbonizzazione e non già a “riconquistare” improbabili quanto non meglio precisate “quote di mercato”.

Tutto ciò per limitarsi al file “porto” di quel Dpp. Ma è immaginabile che lo scontro si consumerà in maniera aspra anche su altri fronti. D’altronde, se quel Dpp è “incomprensibile” e “senza anima” per il segretario del Pd,  difficilmente troverà consensi tra i banchi dell’opposizione… Altro che auspici di convergenze e intese allargate. Quel Dpp, probabilmente, sarebbe stato meglio non portarlo proprio in Consiglio comunale piuttosto che utilizzarlo come spot propagandistico o come strumento per riposizionamenti politici a tre mesi dalla elezioni.