BRINDISI – Di seguito la relazione della Dia per il primo semestre del 2022.
Le coste brindisine continuano ad essere utilizzate dalla criminalità albanese come luogo di approdo privilegiato per introdurre nel territorio nazionale ingenti carichi di marijuana. In tale ambito, sostanzialmente immutato rimane il modus operandi adottato dalle organizzazioni criminali transnazionali che usufruiscono dell’appoggio offerto da numerosi soggetti di origine albanese residenti o domiciliati nella provincia di Brindisi. Come hanno ampiamente documentato pregresse e numerose attività di polizia giudiziaria, talvolta eseguite in collaborazione con la Procura schipetara, i cittadini albanesi si occuperebbero dell’approvvigionamento dello stupefacente nella terra d’origine mentre agli italiani verrebbero demandati gli aspetti logistici e di trasporto. Nel peculiare ambito, si registrano, inoltre, cointeressenze con altri gruppi criminali tramite un rapporto cliente/fornitore in via di progressivo consolidamento anche con esponenti calabresi.
L’azione di contrasto alla criminalità organizzata brindisina condotta dalle forze di polizia nel primo semestre 2022, unitamente alle operazioni concluse nei periodi precedenti, avrebbe inciso significativamente sui vertici dei clan locali. L’assenza di emblematiche figure di spicco se, da un lato, consente il proliferare di piccoli gruppi disomogenei prevalentemente dediti alla gestione dello spaccio su strada di stupefacenti, dall’altro, lascia presupporre un’inevitabile fase di riorganizzazione degli assetti criminali.
In tale contesto, si registra un effervescente dinamismo determinato da un’emergente criminalità costituita da giovani leve che non disdegnano il ricorso spregiudicato alla violenza per affermarsi anche all’interno delle proprie consorterie. Il 27 giugno 2022, la Polizia di Stato ha eseguito un provvedimento cautelare170 nei confronti di un giovane, “vicino” al gruppo VICENTINO, ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio di un brindisino legato da rapporti di parentela ad un noto esponente della criminalità locale. Sulla base delle evidenze investigative, l’evento di sangue consumato il 10 settembre 2019 potrebbe essere collegato ai contrasti sorti tra le due fazioni contrapposte: quella legata al sodalizio ROMANO e quella dei VICENTINO stessi.
Nel periodo analizzato proprio la consorteria dei ROMANO, a forte connotazione familiare, ha subito un duro colpo a seguito dell’operazione “Nexus” conclusa dai Carabinieri il 21 giugno 2022. Le relative risultanze investigative avrebbero documentato una serie di estorsioni consumate nel capoluogo brindisino ai danni di imprenditori locali e “finalizzate al controllo del territorio rispetto a obiettivi tipicamente perseguiti dalla sacra corona unita”. Sarebbe altresì emerso il ruolo apicale di un soggetto che avrebbe coordinato tutte le azioni criminali dall’interno del carcere ove era detenuto avvalendosi del suo nucleo familiare per garantirsi un efficiente sistema di comunicazioni verso l’esterno. “Lo stesso, infatti, oltre a comunicare a mezzo telefono (con cellulare avente utenza dedicata o durante i colloqui telefonici autorizzati dalla Casa Circondariale), si avvaleva anche dell’utilizzo di manoscritti da lui appositamente redatti, in gergo denominati pizzini (gli stessi venivano convenzionalmente denominati dagli indagati lettere o sfoglie o cartoline)”. L’attività estorsiva era riferibile anche agli incassi provenienti dagli apparecchi elettronici del gioco online, “circostanza questa che rappresenta un ulteriore tradizionale indice sintomatico dell’appartenenza alla sacra corona unita”. Questa attività criminale sarebbe stata talmente radicata da continuare ininterrottamente anche dopo l’arresto di un altro soggetto, noto narcotrafficante, “che era normalmente incaricato a ricevere il denaro oggetto dell’attività estorsiva con cadenza mensile”.
La forza d’intimidazione espressa dal clan sarebbe l’espressione del cd. “metodo mafioso ambientale”. Infatti, le numerose vittime erano indotte a soggiacere alle richieste estorsive proprio in ragione della riconosciuta “caratura del sodalizio di stampo mafioso” che, storicamente radicato nel territorio, esercitava il proprio potere intimidatorio anche senza ricorrere ad atti di violenza, essendo sufficiente la sola percezione nella vittima di eventuali gravi ritorsioni in caso di rifiuto a esaudire le richieste del clan.
Nel capoluogo brindisino risulterebbe attivo anche il sodalizio BRANDI-MORLEO mentre in altri Comuni della provincia conviverebbero due egemoni gruppi criminali riconducibili ai c.d. tuturanesi (BUCCARELLA) e ai c.d. mesagnesi (ROGOLI, CAMPANA, VITALE, PASIMENI e VICENTINO).
Con particolare riferimento alla frangia dei c.d. mesagnesi si evidenzia come la stessa sia stata coinvolta nell’indagine “Takle”, conclusa dalla Guardia di finanza il 21 gennaio 2022 e che ha riguardato non solo il territorio di Brindisi ma anche quelli di Taranto, Reggio Calabria e l’Albania. Le indagini hanno fatto luce su un’organizzazione criminale transnazionale, dotata di disponibilità finanziarie e logistiche, che sarebbe stata in grado di gestire il trasporto e la commercializzazione nel territorio italiano di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente.
A Brindisi avrebbe operato un gruppo, costituente il terminale italiano dell’organizzazione balcanica, capace di importare significative partite di eroina e di cocaina, rispettivamente, dalla Turchia e dall’Olanda, poi smistate nelle diverse piazze di spaccio della regione pugliese e, in particolare, a Taranto ed in provincia di Reggio Calabria. Nello specifico, un elemento del gruppo criminale, affiliato al clan MODEO di Manduria (TA), “rappresentava il punto di riferimento nella sistematica fornitura di sostanze stupefacenti nei confronti di taluni trafficanti dimoranti tra le province di Brindisi, Lecce e Taranto nonché in provincia di Reggio Calabria”. Tale soggetto “costantemente affiancato dalla convivente… risultava in affari, mediante la fornitura di partite di eroina con alcuni personaggi vicini alla ‘ndrina CUA-IETTO-PIPICELLA, operante in Natile di Careri (RC)”. I profitti ottenuti con il traffico di droga erano stati oggetto delle pretese avanzate dalla frangia mesagnese della sacra corona unita “a titolo di compenso per il traffico di droga nel proprio territorio di competenza”.
Il 31 gennaio 2022, i Carabinieri concludevano un’operazione denominata “Fire” nei confronti della medesima frangia dei c.d. mesagnesi sempre nel settore del traffico di sostanze stupefacenti.
Gli esiti investigativi avrebbero comprovato l’esistenza, nel Comune di Mesagne (BR) e nei territori limitrofi, di numerose piazze di spaccio il cui approvvigionamento sarebbe avvenuto “sfruttando la complicità di alcuni camionisti” stanziati in Veneto mediante “l’intermediazione di due broker ivi residenti”. Peculiare il ruolo di alcuni indagati capaci di dirimere tutte le controversie che spesso sorgevano tra i sodali garantendo così “il buon andamento e l’integrità dell’associazione”.
La recrudescenza dei fatti delittuosi collegati agli stupefacenti si registra anche in ambiti non strettamente riconducibili a contesti mafiosi come confermato dalle indagini “Prison Break” e “Beatiful” rispettivamente condotte il 21 gennaio 2022 e il 30 giugno 2022 dai Carabinieri.
La prima operazione avrebbe documentato cinque episodi di spaccio di cocaina e hashish a carico di 4 detenuti e 8 soggetti esterni alla struttura carceraria mentre la seconda avrebbe disvelato una ramificata attività di spaccio al dettaglio gestita, a livello familiare, nel ristretto contesto di un’area condominiale.
Anche i reati contro il patrimonio continuano a rappresentare una illecita fonte di guadagno delle organizzazioni criminali brindisine. I furti di pannelli fotovoltaici e cavi in rame, in particolare, costituirebbero reati spia di fenomeni di più ampia portata soprattutto nel periodo in cui gli incentivi statali sono focalizzati proprio sull’economia green e la transizione energetica.
Numerosi risultano i danneggiamenti e gli attentati in danno di attività commerciali o imprenditoriali ma anche quelli di colture o piante all’interno di aziende agricole, settore trainante del brindisino, che appaiono di non facile lettura ma che, certamente, si pongono come episodi sintomatici di una criminalità diffusa che vuole imporre il proprio potere.
Al pari del semestre trascorso numerosi risultano anche i sequestri di armi e munizioni eseguiti dalle forze di polizia.
Con riferimento ai rischi d’infiltrazione nel settore economico, rimane alta l’attenzione all’ambito dei controlli antimafia sulle ditte e sulle imprese interessate ai lavori pubblici, anche nell’ottica di adeguare in modo più stringente ed efficace le misure di prevenzione a tutela dell’impiego dei fondi assegnati con il PNRR. Nel senso, il 23 marzo 2022 è stato sottoscritto dal Prefetto di Brindisi e dal Presidente dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili il “Protocollo per la legalità e la prevenzione dei tentativi di infiltrazione criminale nel settore edile” “al fine di eludere il rischio di ingerenza delle organizzazioni criminali nei settori più a rischio e sui soggetti privati esercenti attività sensibili nel cui ambito rientra il settore delle costruzioni” con il quale le imprese aderenti si impegnano a stipulare contratti o sub contratti esclusivamente con soggetti di cui sia stata accertata l’insussistenza dei motivi ostativi previsti dalla normativa antimafia.
Sul versante dei reati commessi dai cd. “colletti bianchi” risulta di particolare interesse un’attività giudiziaria, conclusa dalla Guardia di finanza il 14 marzo 2022, che ha disarticolato una vera e propria associazione per delinquere costituita da 6 professionisti nei settori legale e medico, i quali avrebbero denunciato alle compagnie assicuratrici decine di presunti falsi incidenti stradali, producendo in tal senso certificati medici di Pronto Soccorso e compiacenti testimonianze.