Caso Adelio, il bimbo brindisino portato in Kazakistan dalla madre nel 2015: chiesto l’intervento della Procura di Potenza dopo 9 anni di “ostacoli”
Esposto contro la Procura di Brindisi per “inerzia nella vicenda” si legge nelle carte presentate dall’avvocato di Giovanni Bocci, papà del piccolo che oggi ha 10 anni. Portato in Kazakistan dalla madre quando aveva poco più di un anno. “Abbiamo presentato un esposto contro la Procura di Brindisi rappresentando l’inerzia nell’azione relativa alla vicenda del piccolo Adelio. E chiediamo che a occuparsi della sottrazione del minore sia la Procura di Potenza”, ha dichiarato all’ANSA l’avvocato Pierluigi Vicidomini.
L’istanza chiede alla magistratura potentina di verificare e accertare “eventuali responsabilità penali, omissioni e rifiuti di atti di ufficio” e di perseguire “tutti i colpevoli che a oggi impediscono, ostacolano, sono inerti, omettono, rifiutano l’esecuzione di due sentenze irrevocabili, l’estradizione della condannata e il rimpatrio di mio figlio minore in favore del padre”.
“La signora ha portato via il piccolo dalla casa coniugale all’improvviso e senza spiegazioni: per questo è stata condannata per sottrazione internazionale di minore”, ha spiegato il legale, evidenziando che “dal 2015 per il mio cliente è iniziato l’inferno”. Giovanni Bocci, originario di Brindisi, grazie anche alla collaborazione dell’associazione Penelope, si è rivolto a diverse autorità, tra cui il capo dello Stato Sergio Mattarella, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il viceministro Edmondo Cirielli. Annalisa Loconsole, presidente dell’associazione Penelope, aggiunge: “Nonostante le visite ufficiali in Kazakistan e gli accordi firmati, di Adelio a nessuno importa”. Nella richiesta di avocazione presentata alla Procura di Potenza, competente per territorio, si legge che il bambino “è illecitamente trattenuto in Kazakistan da una persona condannata e sprovvista di responsabilità genitoriale”.