Home Cronaca La morte di Irene legata a dissidi familiari andati avanti per diversi anni. Nelle parole del cognato i motivi dell’omicidio
La morte di Irene legata a dissidi familiari andati avanti per diversi anni. Nelle parole del cognato i motivi dell’omicidio
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La morte di Irene legata a dissidi familiari andati avanti per diversi anni. Nelle parole del cognato i motivi dell’omicidio

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Il 55enne Adamo Sardella, il presunto omicida della cognata 47enne Irene Margherito, questa mattina ha risposto alle domande del gip del tribunale di Brindisi, Stefania De Angeli e della pm Paola Palumbo nell’ambito dell’udienza di convalida avvenuta presso il carcere circondariale di via Appia, assistito dall’avvocato Vito Epifani. Il 55enne avrebbe agito per futili motivi legati a dei dissidi familiari che da anni si portava dietro con Irene.
Luogo dove da domenica scorsa si trova ristretto dopo la scia di sangue avvenuta lungo la complanare tra Brindisi e Mesagne. Sul suo capo pendono le accuse di omicidio volontario aggravato dai futili motivi, del tentato omicidio del compagno della vittima (un uomo residente a Mesagne) e di porto abusivo di arma da fuoco: una pistola calibro 7.65 con matricola abrasa.
Gli investigatori stanno inoltre lavorando per ricostruire con certezza tutta la fase che quel giorno ha visto incrociare per strada, tra le 13.30 e le ore 14, una Nissan Juke (auto in cui viaggiavano Irene e il suo compagno) e una Volkswagen in uso a Sardella e in compagnia di un parente. Due auto che sono poi fermate poco distante dalla Cittadella della ricerca e dalla Statale 7 per Taranto.
Luogo dove una lite, arrivata al culmine, avrebbe visto Sardella esplodere almeno tre colpi di arma da fuoco. Fatale uno proiettile che dopo aver rotto il finestrino anteriore destro ha centrato la testa di Irene Margherito, seduta sul sedile passeggero. Frangenti in cui sarebbe inoltre avvenuta una colluttazione con il compagno della vittima, nel frattempo sceso dalla macchina. Denunciato a piede libero per porto abusivo di oggetti atti a offendere perché trovato in possesso di una spada katana, con relativo fodero.
Agli atti non mancano certo alcune testimonianze, i video di alcune telecamere di videosorveglianza presenti in zona, alcuni accertamenti sui telefonini, una perizia balistica sulla pistola 7.65 e una prova stub effettuata su Sardella: un procedimento scientifico che serve a verificare la presenza dei residui di uno sparo da arma da fuoco. L’arresto in flagranza di reato era stato immediatamente effettuato dai poliziotti del commissariato di Mesagne e dai colleghi della Squadra mobile di Brindisi.
Per Irene, che prestava servizio come addetta alla security, iniziava invece un vero calvario: dopo essere rimasta gravemente ferita è poi spirata lunedì scorso nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Perrino di Brindisi. Come da sua volontà in vita, i suoi organi sono stati prelevati e donati.
Le indagini si stanno ora focalizzando essenzialmente su un contesto familiare che ha visto Sardella (fratello del marito di Irene, deceduto improvvisamente alcuni anni fa) trasformare improvvisamente la sua vita da carpentiere e da appassionato di pesca nel tempo libero fino ad arrivare a quei “futili motivi” legati a dissidi che domenica scorsa sono sfociati in un omicidio.