Home Editoriale Il futuro del Grande Salento è adesso: il Sindaco di Taranto e di Brindisi a braccetto contro l’industria pesante
Il futuro del Grande Salento è adesso: il Sindaco di Taranto e di Brindisi a braccetto contro l’industria pesante
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Il futuro del Grande Salento è adesso: il Sindaco di Taranto e di Brindisi a braccetto contro l’industria pesante

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BRINDISI – “Da Taranto partirà il Green Deal” ha affermato il premier Giuseppe Conte. E la città, a partire dal suo sindaco Rinaldo Melucci, ci crede fermamente. Al punto da lanciarsi in una dichiarazione senza precedenti, che la dice lunga su come il vento stia cambiando a queste latitudini e nel mondo: “La città senza l’acciaio sopravviverà, non sarà un processo indolore, molto dipenderà dagli esiti di un accordo di programma. Il porto, la cantieristica, il distretto aerospaziale, il turismo, il fashion, l’agroalimentare, il cleantech, sono settori che vanno rafforzati. Saranno la chiave di volta di questa transizione. Ce la possiamo fare, guideremo il Green deal”, ha dichiarato Melucci.

Compito della politica è scrutare il futuro, anticipare gli eventi e mettersi nelle condizioni di cavalcare le onde della storia. La sensazione è che qui ci troviamo davanti a uno tsunami, per affrontare il quale l’equipaggiamento deve essere straordinario.

Il Sindaco Riccardo Rossi deve aver avuto la sensazione che la città stia assistendo atterrita all’arrivo di questa svolta economica epocale, che ha come teste d’ariete la decarbonizzazione e gli investimenti nell’economia verde. La città ha paura di saltare il fosso. E chi non ne avrebbe, per giunta trovandosi con il vento a sfavore. Ecco, è questa la chiave di lettura: mentre Taranto viaggia a vele spiegate verso la nuova era, supportata dal Governo e dalla Regione, al punto da sentirsi pronta per abbandonare il modello dell’industria pesante, Brindisi continua a ritrovarsi sola in mezzo alla tempesta. Il solito vaso di coccio tra vasi di ferro: prima erano Bari e Lecce, adesso è anche Taranto.

È forse per rompere l’incantesimo degli eterni ultimi della classe, allora, che Rossi ha provato a sparigliare le carte con un gesto estremo, eclatante: la sospensione delle attività dell’impianto di Eni-Versalis. Una decisione senza precedenti, che al netto della legittimità, ha una forte connotazione e legittimazione politica: nella partita verso il Green Deal, Brindisi vuole esserci, vuole toccare palla.

Ma le cose bisogna meritarsele. E questo è un altro tema cruciale. Se il Sindaco di Taranto si è spinto al punto da dichiarare che la città può farcela senza l’acciaio, è perché la città dei due mari sta investendo in grandi eventi di respiro internazionale; nel turismo; nell’intrattenimento e nell’urbanistica, con la realizzazione di un grande acquario, con la riqualificazione del waterfront e della città vecchia; nelle bonifiche; nelle infrastrutture, come la ferrovia; ma soprattutto nella logistica e nel porto. Già, il porto: un volano di sviluppo incredibile, che ha già attirato gli investimenti di grandi player come i turchi di Ylport nella movimentazione di merci, e che adesso vede l’interesse dei cinesi di Ferretti Group nella cantieristica. E poi crociere, adeguamenti delle banchine, dragaggi.

Tutto grazie ai fondi Cis, ai fondi del Patto per Taranto, ai fondi europei, come quelli che arriveranno per la transizione energetica.

Ma è un problema di fondi? Sì e no. Sì, perché la vicinanza della Regione e del Governo, della quale non gode Brindisi, hanno favorito su Taranto la canalizzazione di miliardi di euro. No, perché anche Brindisi ha delle opere infrastrutturali già finanziate, soprattutto in ambito portuale, che potrebbero cambiare la storia economica della città, ma il Comune di Brindisi non ne condivide il merito. O forse il metodo. Ancora non si è capito. E allora, se non l’hanno capito la città e la sua Amministrazione il modello di sviluppo che si vuole traguardare per Brindisi, come si può pretendere che lo capiscano gli altri?

Ecco la differenza tra Melucci e Rossi: pur avendo intuito entrambi che è il momento di prepararsi per cavalcare la nuova onda, il primo sa dove andare, il secondo invece ancora tentenna. La speranza è che dietro quella ordinanza si nasconda un progetto di città ben definito, perché se il no all’industrialismo di Versalis è concepibile, il resto delle politiche portate avanti in questi due anni lo sono molto meno.