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Conferenza stampa avvilente: la pochezza della politica brindisina si misura sul porto
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Conferenza stampa avvilente: la pochezza della politica brindisina si misura sul porto

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BRINDISI – Da dove partire per commentare la conferenza stampa di stamani sul dramma vissuto dal porto di Brindisi? Potremmo iniziare dalla posizione inspiegabilmente remissiva del Presidente degli operatori portuali salentini Teo Titi. Oppure potremmo iniziare dal Sindaco Rossi che paventa un sequestro del pontile a briccole qualora venisse realizzato.

Per il Sindaco, se nel corso degli anni si sono susseguiti sequestri e indagini sulle opere portuali, un motivo ci sarà. Ma ci deve essere un motivo anche se non c’è mai stata una condanna. Così come ci deve essere un motivo per il quale il porto di Bari, con un Piano regolatore portuale coevo rispetto a quello di Brindisi, riesce a infrastrutturarsi, con il Comune di Bari che sistematicamente dichiara il non contrasto con gli strumenti urbanistici vigenti; dichiarazione dalla quale puntualmente rifugge il Comune di Brindisi.

L’assessore Borri stamani ha spiegato che il porto di Bari, per le sue ridotte dimensioni, praticamente non esiste, e quindi è più semplice per il Comune di Bari dichiarare il non contrasto agli strumenti urbanistici vigenti sugli adeguamenti tecnici funzionali richiesti dall’ente portuale. La motivazione addotta non convince molto, anche perché il porto di Bari sarà pure piccolo, inesistente, ma movimenta una quantità di navi e passeggeri superiore a quella del porto di Brindisi.

E se il porto di Brindisi non dispone di stazioni marittime all’altezza di quelle di Bari, l’assessore Borri e il Sindaco dovrebbero sapere che il motivo risiede anche nella maggiore invadenza della magistratura brindisina rispetto a quella barese. Dopo diversi anni, infatti, le indagini sulla stazione marittima progettata a Costa Morena Ovest si sono concluse con la sentenza di non luogo a procedere. Anni persi, ai quali si aggiungono altri anni che la città sta perdendo appresso alla burocrazia a oltranza innalzata dal Provveditorato per le Opere pubbliche. Infatti, nonostante la magistratura abbia appurato nel corso delle indagini che la stazione marittima è conforme urbanisticamente, adesso il Provveditorato eccepisce la scadenza dell’intesa Stato-Regione raggiunta nel 2011 per consentire la realizzazione del terminal.

Un Provveditorato capace di chiedere la variante al Piano regolatore portuale per la realizzazione di una vasca di raccolta delle acque e per una finestrella di un infopoint. Opere decisamente minori, che anche secondo l’assessore Borri non dovrebbero essere disciplinate e regolate dai piani regolatori portuali, tanto che lo stesso professore si è detto sorpreso per la posizione del Provveditorato in merito (differente, secondo l’assessore, è invece il progetto del pontile a briccole, che richiederebbe una variante al Prp).

Eppure il Sindaco Rossi non perde occasione di richiamare nelle conferenze stampa e nei comunicati i pareri del Provveditorato, come fossero il Vangelo. Perché Rossi sente l’esigenza di farsi scudo dietro i provvedimenti opinabili (per usare un eufemismo) del Provveditorato e non sente invece l’esigenza, quando necessario, di contestarli pubblicamente, di sbattere i pugni assieme all’ente portuale per chiedere pari dignità per il porto di Brindisi rispetto a quelli di Bari e Taranto, entrambi costantemente beneficiari di interventi e opere nonostante un Piano regolatore portuale coevo a quello vigente per il porto di Brindisi?

Questo resta un mistero. Soprattutto se si pensa che quando centinaia di lavoratori perderanno il posto di lavoro per via della decarbonizzazione in corso o per l’impossibilità di accogliere le crociere e i traghetti, andranno a protestare a Palazzo di Città. E magari fino ad allora non ci sarà più Rossi ma continuerà ad esserci il PD.

Già, perché quello che non è chiaro è che se la politica locale non chiede con forza misure normative ed economiche simili a quelle adottate per il porto di Taranto, il porto di Brindisi rimarrà completamente bloccato fino all’approvazione del nuovo Piano regolatore portuale, per il quale ci vorranno non meno di quattro anni. Un lasso di tempo sufficiente per uscire ad esempio dai circuiti crocieristici. Tutto perché la Regione e il Provveditorato ritengono che a Costa Morena Ovest non sia possibile realizzare un monoblocco per monitorare i crocieristi, in quanto questa attività – se non circoscritta temporalmente – contrasterebbe con la destinazione industriale di quell’area. E poco importa se il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici abbia indicato quella banchina come polifunzionale o che il DL Semplificazioni abbia previsto in deroga che tutte le banchine possano essere considerate temporaneamente polifunzionali. O che il fabbricato andrebbe considerato un’opera minore, una di quelle che, secondo l’assessore Borri, non dovrebbero essere disciplinate e assoggettate ai piani regolatori portuali.

Al Comune ci si limita a richiamare i pareri negativi del Provveditorato e a tacere quando si è in disaccordo con lo stesso.

Ecco, quello che si chiede all’amministrazione comunale di Brindisi, in attesa che l’ufficio Urbanistica possa esprimere pareri e provvedimenti in linea con quanto avviene in altri Comuni, è di mettere da parte l’orgoglio e abbracciare (almeno dove c’è convergenza di vedute) le battaglie dell’ente portuale, portandole assieme, con più forza, nelle sedi opportune, che possono essere il Ministero o la Procura contabile.

È questo il compito della politica: quello di tutelare un territorio, di chiedere interventi a sostegno dello sviluppo, non quello di attendere sulla riva del fiume il cadavere, puntando il dito su chi prova a salvare il futuro di una città.