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Capitani coraggiosi: intervista ad Anna Cinti, imprenditrice che investe sulla bellezza, soprattutto quando fuori è buio
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Capitani coraggiosi: intervista ad Anna Cinti, imprenditrice che investe sulla bellezza, soprattutto quando fuori è buio

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BRINDISI – Il mondo della cultura è stato uno di quelli più colpiti dalla crisi finanziaria prima e dalla pandemia adesso. Non parliamo poi di territori come il nostro, dove lo sforzo di far comprendere l’importanza identitaria, sociale ed economica della cultura è sempre stato ciclopico.

A Brindisi c’è chi ha sempre creduto nella trasmissione della cultura come generatore di arricchimento e, perché no, di ricchezza. Tra questi spicca Anna Cinti, che proprio dopo la crisi finanziaria mondiale ha deciso di investire con la sua Associazione Le Colonne nella valorizzazione della palazzina Belvedere, trasformandola in un vero museo, il Faldetta, la cui fama ha oramai superato i confini regionali.

Piantato il seme, in città è gradualmente cresciuta la sensibilità verso la valorizzazione del patrimonio culturale e monumentale. È arrivato così l’incarico per la valorizzazione dei beni monumentali (durato troppo poco). E ancora: l’affidamento in gestione del Castello di Carovigno, fino ad arrivare alla gestione del Castello Alfonsino. Un impegno da far tremare i polsi, da non dormirci la notte per le aspettative ma anche per i problemi logistici scaturenti dal periodo che stiamo vivendo. Le crisi, tuttavia, possono rivelarsi straordinarie opportunità. L’associazione Le Colonne l’ha già dimostrato una volta. Basta crederci. Con dedizione e professionalità.

Dottoressa Cinti, come vive questo periodo un’imprenditrice nel campo della cultura, un settore già di per sé difficile? Con quali ansie e aspettative lo sta affrontando?

Questo è il periodo del coraggio. Il coraggio di aspettare con responsabilità che passi la fase critica, ma allo stesso tempo elaborare una ripresa. Le preoccupazioni economiche per la sospensione delle attività ci sono, ma occorre rigenerarsi. La prima prova l’abbiamo superata dopo il lockdown di marzo. Abbiamo accolto tanti visitatori provenienti da ogni parte di Italia, abbiamo organizzato tantissimi eventi seguendo ogni protocollo anti Covid. Ha funzionato tutto, abbiamo trasmesso sicurezza e garantito un’ampia offerta culturale. Durante la prima fase dello stop abbiamo mantenuto il legame con i nostri fruitori con l’iniziativa “la cultura non si ferma” ma in questo secondo periodo stiamo progettando nuove sfide che ci permetteranno di ricominciare. Ogni giorno è una buona occasione per progettare e andare avanti.

Nel suo caso le incognite e le sfide sono doppie, perché si accinge ad occuparsi anche della attesissima valorizzazione del castello Alfonsino. Un impegno gravoso e al contempo estremamente stimolante, che si aggiunge a quello della gestione del museo Faldetta e del castello di Carovigno. Impegnare ingenti risorse in un momento come questo richiede un enorme atto di fede verso il mondo della cultura: è incoscienza o lungimiranza?

Bisogna essere imprenditivi, avere la capacità di mettersi in gioco soprattutto se si ha la ‘fortuna’ di avere validi collaboratori al proprio fianco. È necessario avere fiducia nelle proprie idee e impegnarsi nel tradurle in progetti d’azione. Inoltre, poter collaborare con la Soprintendenza sarà per l’Associazione Le Colonne un grande onore. La Soprintendente Maria Piccarreta intende, tramite l’Associazione, costruire un piano di valorizzazione del Castello. Noi siamo pronti, ma per una buona riuscita sarà necessario avviare dei percorsi condivisi e partecipativi con le altre istituzioni, associazioni e cittadini. La mia esperienza lavorativa mi ha insegnato che non è sufficiente l’idea, la buona volontà, il massimo impegno ma occorre costruire un buon equilibrio. Un buon risultato si raggiunge se riesci a incastrare le varie tessere di un puzzle.

Ed a proposito del castello di Carovigno, sotto la sua gestione stanno arrivando i primi gratificanti risultati. Di recente, ad esempio, hanno fatto il giro del web le foto della nuova collezione di Dolce e Gabbana il cui set sono stati proprio il castello e il centro di Carovigno. Numeri e risultati alla mano: si può parlare di una sfida vinta?

Credo che si possa fare sempre di più ma il progetto “Castello di Carovigno” rappresenta un vero esempio di sinergia tra pubblico e privato. In questi anni abbiamo sempre dialogato rispettando i propri ruoli. Carovigno è una bellissima realtà, il Castello é meraviglioso. I risultati sono stati raggiunti grazie all’impegno dell’Amministrazione comunale. Se i fruitori, una volta giunti nelle proprie case, scrivono e-mail per la emozionante permanenza a Carovigno, allora forse sì, possiamo considerare ciò una vittoria.

Per Brindisi, come dicevamo, si staglia davanti la grande opportunità del castello Alfonsino, ma esiste già una realtà consolidata che continua a far parlare di sé gli addetti ai lavori di tutta Italia. Parliamo del Museo Faldetta, al quale la prestigiosa rivista di settore Archeo ha dedicato un articolo. Un bel riconoscimento al vostro incessante lavoro…

Archeo è tra le più importanti riviste nazionali di divulgazione del mondo dell’archeologia, quindi è stata una grande emozione poter leggere notizie riguardanti la Collezione Archeologica Faldetta in pagine spesso dedicate ai grandi musei. Anche in questo caso, forse, si può parlare di una bella vittoria. Colgo l’occasione per ringraziare il Comune di Brindisi per il sostegno che ci fornisce.