Home Editoriale Cala Materdomini e gli appalti senza fine: il governo e i sindaci hanno ragione sul massimo ribasso
Cala Materdomini e gli appalti senza fine: il governo e i sindaci hanno ragione sul massimo ribasso
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Cala Materdomini e gli appalti senza fine: il governo e i sindaci hanno ragione sul massimo ribasso

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BRINDISI – Cerchiamo di capirci. Le proposte che il governo vorrebbe introdurre per provare a realizzare le opere previste nel Pnrr entro il 2026 hanno alla base giuste motivazioni; non si tratta di vezzi. Tant’è vero che sono reclamate e apprezzate dai sindaci, in testa Decaro e Nardella, che operando sul campo hanno il quadro ben più nitido rispetto a un Montanari o Travaglio qualunque che tendono a ragionare per categorie ideologiche.

Scendendo nel concreto, il massimo ribasso nelle gare d’appalto che il governo vorrebbe introdurre per le opere del Pnrr si fonda su una motivazione ben precisa. Per gli appalti aggiudicati con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, infatti, c’è bisogno di istituire una commissione che giudichi l’offerta tecnica. Ebbene, a parte il fatto che in passato, quando si era provato a rendere obbligatorio tale criterio, le commissioni lo aggiravano affibiando a tutte le offerte lo stesso punteggio tecnico e facendo pensare quindi solo l’offerta economica, c’è un altro enorme tema che concerne i tempi.

Nel libro “L’Italia immobile” è spiegato plasticamente che razza di macchina infernale si attiva nella predisposizione delle commissioni, che in alcuni casi porta a perdere diversi mesi.

“Non è un caso – scrive nel suddetto libro Michele Corradino, Presidente di sezione del Consiglio di Stato – che i commissari da nominare non si trovino. Decine di gare sono ferme perché nessuno vuole avventurarsi nelle difficoltà interpretative del nuovo Codice e imbattersi magari nelle responsabilità connesse. Scrive «la Repubblica» a questo proposito: Il cittadino che si avventura a piedi o in moto per le strade di Roma forse non sa che circa un anno fa sono stati messi a gara dodici lotti per lavori di manutenzione ordinaria del manto stradale, per un valore di 78 milioni, ma che quella gara non si può fare perché non si trovano i commissari: nessuno risponde all’appello. Sui lavori per il rifacimento del manto in piazza Venezia a Roma, bloccati addirittura dai tempi del Giubileo, «Il Messaggero» osserva: Per 210 giorni di cantiere, tutti da vedere ancora, ne sono trascorsi 1460 di burocrazia, e di gare. D’appalto? Macché, gara tra dirigenti per non partecipare alla commissione aggiudicatrice. Sette volte si sono dovuti sostituire i membri della commissione. Ammutinamento. Anche sorteggiati, i colletti bianchi hanno sempre trovato il modo di chiamarsi fuori. In questi quattro anni c’è chi ha marcato visita, chi ha detto: «Proprio non me la sento», chi: «Che peccato, dopodomani vado tecnicamente in pensione». A un certo punto, la sindaca Virginia Raggi decise di [indire un bando] per prendere un presidente di commissione esterno. […] Al quarto sorteggio uscì pure il funzionario giusto, ma senza requisiti per guidare la commissione. Dunque altro giro, altra corsa, altro funzionario, che però, piccolo particolare, risultava coinvolto in un’indagine per tangenti sugli appalti per le buche. Tutto potrebbe essere diverso se i commissari fossero scelti a sorte tra soggetti che siano iscritti a un albo e remunerati in modo adeguato alle responsabilità e all’impegno richiesti”.

Adesso è chiaro il motivo per il quale il governo vorrebbe evitare tutto ciò provando ad accelerare tramite aggiudicazioni effettuate con il massimo ribasso, che non necessitano di siffatte commissioni?

Tra l’altro, anche negli appalti con aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa può annidarsi la corruzione. Basti pensare che, come ha spiegato l’autore di L’Italia immobile “attualmente l’amministrazione che bandisce la gara non solo gestisce tutta la procedura per l’aggiudicazione dell’appalto ma può, pressoché liberamente, scegliere i componenti della commissione che individua l’offerta migliore e aggiudica la gara. Avete capito bene, il dirigente dell’ufficio acquisti di ogni amministrazione decide praticamente come gli pare la commissione che aggiudica l’appalto. Ci sarà una procedura lunghissima, parteciperanno decine di imprese che investiranno tempo e denaro in progetti e adempimenti burocratici per dimostrare requisiti morali e professionali, ma qualunque norma, qualunque cautela potrebbe essere aggirata nominando una commissione compiacente”.

Viepiù, la pratica del massimo ribasso non è invalsa solo in Italia, atteso che viene utilizzata nel 55% delle procedure di appalto espletate nell’Unione Europea.

A Brindisi, ad esempio, disponiamo di un esempio fresco fresco di gara aggiudicata con l’offerta economicamente più vantaggiosa, ovvero la riqualificazione di Cala Materdomini. Cosa è successo? Che i punteggi assegnati dalla commissione giudicatrice alla ditta Carparelli per le migliorie progettuali presentate in fase di gara sono state poi cassate in fase di realizzazione perché i costi erano lievitati e, onde evitare di finire davanti a un tribunale, si è preferito transare una soluzione che renderà quella spiaggia molto più scarna rispetto al progetto valutato dalla commissione.

Alla luce di ciò, sangue freddo e olio di gomito, ché al governo non ci sono né banditi né incompetenti, almeno nei ruoli chiave.