Home Economia e lavoro Porto Accosti di Sant’Apollinare a rischio, nessuno firma. Intanto per ACT Blade preoccupazioni strumentali: sarà concessione per 5 anni
Accosti di Sant’Apollinare a rischio, nessuno firma. Intanto per ACT Blade preoccupazioni strumentali: sarà concessione per 5 anni
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Accosti di Sant’Apollinare a rischio, nessuno firma. Intanto per ACT Blade preoccupazioni strumentali: sarà concessione per 5 anni

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BRINDISI – In un’Italia bloccata dalla sindrome del “chi si firma è perduto”, le opere di vitale importanza per il futuro del porto di Brindisi sono vittime di un vero e proprio “firma gate”. La vicenda sconforta e preoccupa perché mette a nudo l’impotenza perfino di un commissario straordinario nominato dal Governo per dare celere esecuzione ad un’opera strategica rientrante nel Pnrr. Parliamo della realizzazione della vasca di colmata di Costa Morena Est, necessaria per contenere i sedimenti dei dragaggi di cui ha bisogno il porto. Si parla, in particolare, della realizzazione dei nuovi accosti di Sant’Apollinare, che serviranno ad ospitare traghetti e grandi navi da crociera. Il commissario straordinario nominato dal precedente Governo è Ugo Patroni Griffi, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico Meridionale, il quale non sa più a che santo votarsi per superare l’inerzia e lo ‘zelo’ degli uffici governativi, vera criptonite anche per un super-commissario.

La questione, in sintesi, è la seguente: per ottenere la Via sulla vasca di colmata, l’Autorità portuale deve ottemperare ad alcune prescrizioni impartite dal Mic riguardanti la messa in opera di ulteriore vegetazione per mitigare l’impatto dell’opera. Queste opere a verde dovranno essere realizzate, però, a Capo Bianco, dove è in progetto il completamento del banchinamento così da dare vita ad una zona franca doganale, o meglio, al secondo punto franco d’Italia; anche quest’opera rientra nel Pnrr e anch’essa risulta rallentata da una serie di prescrizioni.

Ora, l’ente portuale ha inviato la proposta di integrazione progettuale relativa allo sviluppo delle opere a verde nel luglio scorso. Dal ministero, però, è stato eccepito un vizio di forma inerente le firme digitali. Così, l’Autorità portuale ha dovuto inviare nuovamente tutta la documentazione ad ottobre, ma ad oggi non è pervenuta ancora alcuna risposta. Anche perché la pratica deve passare prima dalla valutazione della Soprintendenza e poi dai ministeri dell’Ambiente e della Cultura. Campa cavallo… Si badi bene che le opere del Pnrr vanno messe a gara entro il 2023.

La incresciosa situazione ha portato Patroni Griffi a sbottare sul suo profilo Facebook, dove ha taggato anche l’on. Mauro D’Attis, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ed il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto: «Da sei mesi – ha denunciato il presidente – attendiamo una semplice verifica di ottemperanza alla Via (sostanzialmente la sistemazione del verde!). Una quisquilia. Una firmetta. Che però sta mettendo a rischio una delle opere più importanti per la portualità della nostra Adsp. Opera finanziata dal Pnrr e che regge altre opere essenziali e attese da tempo. A nulla è valso finanche il commissariamento dell’opera. Le lettere, accorate, rimangono inevase. Le richieste di incontro neppure evase. I giorni, le settimane, i mesi nel frattempo passano. Il mercato cambia sulla spinta di eventi esogeni e chissà se le somme stanziate saranno necessarie. La vergogna del nostro Paese».

Sbadabam! Si tratta tuttavia di un grosso masso gettato in uno stagno che pare inabitato. Eppure a quest’opera, come detto, è legata la realizzazione dei nuovi accosti per le evocative crociere che tutti vogliono e che paiono l’unica cosa che interessi ai brindisini. Segno, questo, di una conoscenza molto parziale della materia portuale, perché la vera ricchezza sta nelle merci, non nei passeggeri, che pure aiutano.

Ad ogni modo, la situazione è questa: finché non sarà chiusa la Via attraverso la “firmetta” attestante la bontà dell’ottemperanza alle prescrizioni sulla vegetazione e non sarà quindi aggiudicata la gara per la vasca di colmata (l’ente portuale spera di potervi ottemperare entro l’estate del 2023), non si potrà procedere al deposito temporaneo dei sedimenti di Sant’Apollinare e quindi non potranno partire i lavori per i nuovi accosti.

Tra l’altro, questa vicenda è legata a quella di ACT Blade. La start-up che finalmente riceverà l’autorizzazione unica Zes nel corso della prossima settimana, infatti, dovrà insediarsi in un piazzale dell’area di Sant’Apollinare e, proprio per evitare l’insorgenza di potenziali interferenze con le attività portuali che potrebbero svilupparsi a seguito della realizzazione dei nuovi accosti, Patroni Griffi è orientato a rilasciare una concessione quinquennale e non settennale come richiesto da ACT Blade. La valutazione dell’ente portuale, infatti, è che per accedere al finanziamento di Invitalia è sufficiente una concessione quinquennale, mentre la soglia dei sette anni è necessaria per usufruire del credito d’imposta per gli investimenti in area Zes. Ebbene, l’interpretazione è che tale credito d’imposta viene assicurato se si mantiene l’insediamento produttivo per almeno sette anni in area Zes, qualunque essa sia, al di là della precipua particella catastale occupata. L’unico nodo che resterebbe da sciogliere, semmai, è legato alla possibilità di ACT Blade di spostarsi da Sant’Apollinare nella zona franca doganale di Enel prima del 2027 (ovvero nel 2025) senza perdere il finanziamento di Invitalia. Ma ci metteremmo la firma se accosti e zona franca doganale fossero pronti anche solo nel 2027…