Home Cronaca Legambiente Brindisi, lettera aperta al ministro Urso: “No al prolungamento della vita degli impianti a carbone”
Legambiente Brindisi, lettera aperta al ministro Urso: “No al prolungamento della vita degli impianti a carbone”

Legambiente Brindisi, lettera aperta al ministro Urso: “No al prolungamento della vita degli impianti a carbone”

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera di Legambiente indirizzata al ministro delle Imprese e del Made in ltaly Adolfo Urso

Egregio signor ministro, il 28 marzo a Brindisi, si è tenuto un incontro cruciale per il futuro della decarbonizzazione. Tuttavia, mentre le parti si sono dichiarate unite nel voler trasformare questa crisi in un’opportunità di reindustrializzazione green, i segnali provenienti dall’alto sono contraddittori. Pochi giorni prima dell’incontro, è arrivata la notizia che sul tavolo del suo ministero sono arrivato ben 50 manifestazioni di interesse per la reindustrializzazione di Brindisi.

Progetti che spaziano dall’energia rinnovabile alla logistica, dai trasporti aii’Ict, dall’aeronautica all’agroalimentare, fino al turismo e all’economia circolare. Un vero e proprio paniere di opportunità, che testimonia l’interesse di numerosi attori economici e sociali.

Inoltre, anche Enel ha presentato un piano dettagliato di riconversione con 13 proposte imprenditoriali, che non si limitano alla riqualificazione ambientale, ma prevedono anche risvolti occupazionali importanti. Così come Eni che ha annunciato l’intenzione di realizzare una giga Factory per la produzione di batterie da accumulo che dovrebbe garantire 700 posti di lavoro. Sono segnali che, se accompagnati da decisioni rapide, potrebbero segnare una svolta definitiva per il territorio.

Eppure, a pochi giorni di distanza, le dichiarazioni provenienti da più parti – compresi alcuni rappresentanti governativi – sembrano riportare indietro le lancette del tempo. Si parla di rimandare la chiusura delle centrali a carbone al 2030, come se il problema potesse essere ulteriormente procrastinato. Un’ipotesi che appare ormai anacronistica e priva di senso, considerando che mantenere in funzione impianti ormai obsoleti e pericolosi per l’ambiente e la salute pubblica non può più essere giustificato.

Nel frattempo, il silenzio si fa più pesante sulle 50 manifestazioni di interesse: nessuna comunicazione ufficiale, nessuna strategia chiara. Il governo ha la responsabilità di rilasciare l’Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia), uno strumento fondamentale per regolamentare tempi e modalità di messa in sicurezza, bonifica e riconversione delle aree interessate. La gestione di questa fase deve essere rapida e trasparente, senza ulteriori indugi o tentennamenti. Mantenere gli impianti a carbone in funzione più a lungo del necessario non ha più senso né dal punto di vista ambientale, né economico.

La vera sfida è accelerare le procedure per costruire un’alternativa credibile e sostenibile. L’hub delle energie rinnovabili rappresenta ormai una necessità strategica: come più volte ribadito, questo settore può generare un indotto importante, coinvolgendo molteplici settori produttivi e formativi, creando occupazione e sviluppo duraturo.

Riteniamo indicativo sottolineare in prossimità del Primo Maggio, che la riconversione dei modelli industriali può favorire una ripresa importante anche sul mercato del lavoro: nella sola area Brindisina, in base alle proposte progettuali già presentate è stato stimato un fabbisogno di nuove occupazioni di poco inferiore alle 3.000 unità. Senza tener presente tutta la logistica portuale (all’incirca 700 unità). Il tempo delle esitazioni è finito. La storia di Brindisi chiede decisioni coraggiose, che guardino al futuro e non al passato.

Stefano Ciafani, (presidente nazionale Legambiente Aps)
Daniela Salzedo (presidente Legambiente Puglia)
Teodoro Marinazzo (presidente circolo Brindisi Legambiente)