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Forse è giunto il momento di interrogarsi sul ruolo di Palazzo Guerrieri
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Forse è giunto il momento di interrogarsi sul ruolo di Palazzo Guerrieri

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BRINDISI – Una riflessione su Palazzo Guerrieri è necessaria. Quale deve essere la sua mission? La domanda sorge perché se Lecce è diventata una città all’avanguardia (o smart come dicono quelli bravi) nell’offerta di servizi digitali al cittadino, lo stesso non si può dire di Brindisi, che procede faticosamente in questo percorso. La sensazione, infatti, è che l’assessorato “Brindisi Smart” in capo a Palazzo Guerrieri stia prestando molta attenzione a progetti di innovazione sociale et similia, ovvero nella consulenza ai privati che vogliono fare impresa e al mondo delle cooperative,  ma molta meno attenzione ai servizi da offrire alla cittadinanza.

Ora, non sappiamo se su questi ultimi abbia piena competenza Palazzo Guerrieri, ma di certo c’è un vulnus che al momento non pare essere stato colmato da nessuna struttura comunale.

Per esprimere giudizi più puntuali sull’operato di Palazzo Guerrieri, però, è necessario attendere almeno la fine del 2021, nel corso del quale si capirà se quanto seminato in questi anni tornerà utile solo all’orticello di qualcuno o se potrà restituire benefici all’intera collettività.

Si capirà ad esempio che impatto avranno sulla comunità i progetti di SuperBrindisi, quale innovazione apporterà la partnership con Infratel siglata nell’ambito del Bravo Innovation Hub, se attecchirà anche a Brindisi il progetto testato nei Quartieri Spagnoli sul contrasto alla dispersione scolastica. Ma soprattutto si comprenderà se Brindisi potrà realmente giocare un ruolo come sede ideale per gli smart worker, il che significherebbe farsi trovare pronti con un pacchetto di servizi che contemplano anche un certo processo di trasformazione digitale sulla quale Brindisi è ancora troppo indietro, nonostante nel report “I City Rank” Brindisi abbia guadagnato 12 posizioni (84esimo posto, Lecce è 17esima).

Tornando al cuore del discorso, occorrerà dunque definire meglio i ruoli all’interno della struttura amministrativa, perché se Palazzo Guerrieri deve cannibalizzare tutto e tutti svolgendo un invalicabile ruolo di coordinamento e accentramento, allora dovrà lavorare meglio anche sulla partecipazione ai bandi. Perché è inspiegabile l’assenza di Brindisi all’ultimo bando rivolto alle città Capoluogo di medie dimensioni, al quale hanno partecipato 60 città che hanno presentato e vinto progetti in ambiti quali il recupero di manufatti industriali, lo sviluppo di poli nel campo turistico, culturale, dell’innovazione e della ricerca, la tutela delle aree verdi e tanto altro. Per rimanere in Puglia, basti vedere il progetto del Comune di Barletta, che prevede la valorizzazione del brand “Barletta città della disfida” attraverso azioni di recupero del patrimonio architettonico, di marketing territoriale e di predisposizione di una offerta culturale.

Ma a quanto pare l’Amministrazione comunale non ritiene utile perdere del tempo partecipando a questi bandi, lavorando per implementare la propria offerta turistica e culturale, predisponendo un progetto di città che un domani possa consentire anche a noi di superare quell’inspiegabile complesso di inferiorità e di candidarci a Capitale della Cultura o qualsiasi altro ruolo che sottenda un minimo di visione e ambizione, fuori dal grigiore nel quale siano piombati. Grigiore reso plasticamente evidente dalla pigrizia finanche nel creare in città il minimo sindacale di clima natalizio.

Per il momento, però, non si osserva niente di tutto ciò, nel segno di una realpolitik che impone di vivere alla giornata senza disegnare e sognare un futuro. La stessa realpolitik che dovrebbe imporre al Sindaco e alla sua Giunta di preoccuparsi dell’economia reale che mai come adesso avrebbe bisogno di più apertura verso investimenti e di meno vuota ideologia.