Home Editoriale La cultura è per ricchi: ma che Governo è quello che dichiara guerra a chi scarica libri e giornali pirata ma poi inserisce 3 miliardi su 209 per cultura e turismo?
La cultura è per ricchi: ma che Governo è quello che dichiara guerra a chi scarica libri e giornali pirata ma poi inserisce 3 miliardi su 209 per cultura e turismo?
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La cultura è per ricchi: ma che Governo è quello che dichiara guerra a chi scarica libri e giornali pirata ma poi inserisce 3 miliardi su 209 per cultura e turismo?

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“È una maniera di pensare e di vivere molto miope. La pirateria brucia decine di migliaia di posti. Nostro figlio si laurea, cerca un posto nel cinema, nell’editoria, nel giornalismo ma non trova un suo spazio. Ci sta bene?”, afferma il Sottosegretario all’Editoria Martella annunciando un restringimento delle maglie attorno alla pirateria.

Detta così sembra impeccabile. Poi però, a proposito di miopia, il Governo dovrebbe spiegare cosa fa per arricchire il capitale umano del Paese e soprattutto quello delle nuove generazioni. Perché sta bene che si contrasti la pirateria, però poi ci dovrebbero spiegare come consentiranno ai tanti disoccupati, ai figli di famiglie povere, ai precari, ma anche a chi non percepisce uno stipendio straordinario di potersi permettere l’accesso all’offerta culturale. Nell’Italia di oggi quanti giovani possono permettersi di acquistare libri e quotidiani o di andare al cinema e al teatro? Risposta: solo i benestanti e i figli dei benestanti.

È miope il giovane che ‘trafuga’ sapere (per necessità) dalla rete oppure un Governo che si preoccupa giustamente di contrastare la pirateria ma che contestualmente stanzia 3 miliardi di euro su 209 a disposizione per cultura e turismo? Il Governo la mette tutta qui la solerzia nel recepire le direttive europee? Come mai non ne conserva un po’ per recepire finalmente anche la direttiva Bolkestein provvedendo a bandire le concessioni delle spiagge invece di favorire le posizioni di rendita mortificando la concorrenza e la qualità dell’offerta?

Perché il contrasto della pirateria avrebbe un senso se sul piatto si mettessero contestualmente 30 miliardi per cultura e turismo (non 3), così da eliminare le odiose asimmetrie tra chi nasce con la camicia e chi cresce in condizioni di svantaggio competitivo.

Nel Paese delle disuguaglianze, dove i figli dei ricchi accedono alle università private e i poveri si arrangiano, dove a volte (come affermò candidamente l’ex Ministro Poletti) le conoscenze contano più delle competenze, pretendiamo almeno che alle categorie svantaggiate vengano garantite le stesse possibilità di formarsi attraverso il libero accesso all’offerta culturale.

Finché nessuno si preoccuperà dell’importanza della conoscenza, della crescita delle nuove generazioni, dell’accrescimento del capitale umano, la pirateria sarà l’unica strada per ripristinare una parvenza di uguaglianza sociale.