Home Economia e lavoro Porto Ne avessero azzeccata una: sul porto i nostri Nostradamus sono stati sconfessati su tutto. Ma la città ha perso tempo prezioso
Ne avessero azzeccata una: sul porto i nostri Nostradamus sono stati sconfessati su tutto. Ma la città ha perso tempo prezioso
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Ne avessero azzeccata una: sul porto i nostri Nostradamus sono stati sconfessati su tutto. Ma la città ha perso tempo prezioso

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BRINDISI – Il campionario delle catastrofi prefigurate dai nostri Nostradamus della sventura è impressionante. Oggi che tutte le opere portuali hanno superato i mille ostacoli frapposti dalla burocrazia difensiva, si puo volgere lo sguardo indietro e ricordare con ilarità le varie vicissitudini.

È di oggi la notizia che anche il Mibact, dopo il Ministero dell’Ambiente, ha riconosciuto la bontà del progetto della vasca di colmata. Eppure, a sentire questa Amministrazione, quell’opera avrebbe negato un futuro agli uccelli, avrebbe creato un rischio inondazioni e decine di altre situazioni incresciose. Tutto smontato dai Ministeri.

Inondazioni che a Brindisi, a quanto pare, possono avvenire un po’ ovunque. Basti ricordare la vicenda del sequestro del varco per la security in prossimità di Piazzale Spalato, vicenda che ha avuto risvolti processuali con la richiesta di rinvio a giudizio, ad esempio, di Patroni Griffi e della Danzì. O il rischio idrogeologico ipotizzato nell’area dove insiste il terminal della famiglia Taveri. O il rischio di esondazioni nell’area dove sarà realizzata la vasca di colmata. O il rischio idrogeologico che ha rallentato il progetto finanziato dal bando Periferie che riguarda il Cillarese.

Ma le profezie dei “nostri” non si limitano certo alle inondazioni/esondazioni. Abbiamo sentito in questi anni che i residenti delle contrade rischiavano il colera, che il pontile a briccole sarebbe stato sequestrato se realizzato, che una struttura temporanea per i passeggeri rischiava di volare via (per il vento o per lo spostamento d’aria provocato dagli aerei?), che senza un nuovo Piano regolatore portuale non si poteva fare pressoché nulla. Insomma, di tutto e di più. Mancava solo l’invasione delle cavallette.

Quando le Procure sono molto presenti nelle cronache portuali e la politica è governata da gente che ritiene che Sant’Apollinare debba rimanere una spiaggia, che non servano nuovi accosti, che le navi siano fonte di inquinamento prima ancora che di ricchezza, che la vita degli uccelli debba essere preservata come bene primario, che le vasche di colmata sono assimilabili allo sterco del diavolo, la burocrazia diventa invalicabile. O quasi, per fortuna.