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Piscina Marimisti, l’assessore Pinto torna sull’argomento
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Piscina Marimisti, l’assessore Pinto torna sull’argomento

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BRINDISI – Mio malgrado sono costretto a rispondere a chi vuole fare campagna elettorale sulla piscina di Sant’Elia tornando sull’argomento della mancata ulteriore proroga della concessione al precedente gestore.

Lo faccio ancora una volta senza alcuna volontà di polemizzare ma per chiarire alcuni aspetti che, benchè già spiegati, probabilmente non sono stati compresi da qualcuno.

Allora ripeto – passo passo – quanto già detto in altre occasioni:

– è notorio che le due piscine – assieme a numerosi immobili pubblici – furono inserite nel piano di alienazione dei beni comunali approvato in relazione alla procedura di riequilibrio finanziario.

Ed è altrettanto notorio che, in previsione della vendita, fu proposta alla società del Dott. Francioso la proroga di un anno. E non poteva essere altrimenti perché è ovvio che un lasso di tempo maggiore avrebbe pregiudicato la vendita. Chi acquisterebbe oggi un immobile sapendo che sarebbe occupato da un’altra società per almeno tre anni?

Tale proposta fu rifiutata da Marimisti che chiedeva, invece, tre anni di proroga. Periodo che avrebbero portato a ben 5 gli anni di proroga concessi. Non so voi, ma personalmente sono abituato a pensare che gli immobili pubblici si assegnano attraverso i bandi di gara e che le proroghe non siano la regola ma debbano rappresentare una eccezione limitata nello spazio e nel tempo.

Nel caso di specie saremmo giunti alla insana conseguenza di bypassare per il tempo di un’intera amministrazione la norma di legge e di buonsenso secondo cui le concessioni pubbliche si affidano con bandi trasparenti.

– La richiesta dell’allungamento della concessione per tre anni, prevista dall’art. 216 del dl rilancio, ad avviso della struttura comunale, non poteva essere presa in considerazione.

E’ vero che l’art. 216 consentiva una revisione del rapporto concessorio ma è altrettanto vero che:

1) tale possibilità veniva lasciata alla valutazione delle parti;

2) la revisione era finalizzata a rideterminare “le condizioni di equilibrio economico-finanziario originariamente pattuite” e consentire “l’ammortamento degli investimenti effettuati o programmati”. Quindi, se tale revisione poteva essere giustificata per associazioni che avevano una concessione in pieno corso (ad esempio al terzo anno su cinque o su dieci), non aveva crismi di legittimità per chi era in regime di prorogatio e che, per tale motivo, aveva già concluso sia il piano economico-finanziario che quello dell’ammortamento degli investimenti.

– Ultima considerazione è quella del canone annuo.

Chi si avventura nel paragone tra il canone richiedibile nel periodo anti-covid con quello di oggi, probabilmente, non si è reso conto che il mondo è cambiato.

Dopo la pandemia, l’utile delle piscine si è drasticamente ridotto, sia per la contrazione del numero di utenti, sia per i rincari di luce, acqua e gas.

E’ notizia di pochi giorni fa che l’ente pubblico che gestisce moltissime piscine in Francia ha deciso di chiudere oltre 30 impianti perché le bollette energetiche sono aumentate di circa 7 volte (https://www.ilmessaggero.it/mondo/bollette_piscine_francia_chiuse_vert_marine_ultime_notizie-6909846.html).

In questo contesto, dopo il primo bando andato deserto, è apparso naturale abbassare i requisiti di economico-finanziari (indicati dalla linee guida Anac per i bandi europei), aumentare gli anni di gestione e ridurre la somma che il comune introita annualmente dal gestore. Il tutto per rendere più appetibile la piscina in un momento davvero difficile per l’economia.

Precisato questo, credo che serva a poco parlare del passato ma occorre concentrarci sul futuro evitando polemiche pretestuose.

Come già dimostrato con il primo bando andato deserto, la situazione relativa alla ricerca di un’azienda che gestisca la piscina di Sant’Elia è oltremodo complessa. Ma l’obiettivo, di tutti, e sottolineo di tutti, deve restare quello di riavviarla quanto prima.

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