Home Editoriale Nel Cis di Taranto soldi anche in provincia. Ma vale 1 miliardo, non due spiccioli come qui
Nel Cis di Taranto soldi anche in provincia. Ma vale 1 miliardo, non due spiccioli come qui
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Nel Cis di Taranto soldi anche in provincia. Ma vale 1 miliardo, non due spiccioli come qui

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BRINDISI – Bisogna essere onesti: il Cis non è uno strumento pensato per i capoluoghi ma per i territori. Nel Cis di Taranto, infatti, sono previsti interventi per l’area di crisi di Massafra, Statte, Crispiano e Montemesola. Ma c’è un particolare: il Cis di Taranto, firmato nel 2015 ma operativo a pieno regime da 6 mesi (ovvero da quando se ne sta occupando Turco), è stato riempito fino all’inverosimile di denaro; vale oltre 1 miliardo di euro! Con quella cifra a disposizione, è normale che una parte delle risorse venga destinata anche ad alcuni Comuni della provincia.

Per il Cis di Brindisi e Lecce, invece, le risorse a disposizione sono di molto inferiori; anzi, si devono ancora reperire. Fino a quando il Ministro per il Sud era la Lezzi, la cifra destinata era di 250 milioni. Adesso, se va bene, a Brindisi spetterà 1/5 di quella somma. Il Ministro Provenzano, forse perché lo strumento non è stato da lui concepito e attivato, appare molto tiepido sul tema, quasi svogliato. D’altronde per lui si tratterebbe di lavorare per dare visibilità a Turco. Inconcepibile in politica.

Così Brindisi, o meglio i 5 Stelle di Brindisi, si ritrovano pressoché da soli in questa battaglia. Già, perché il PD, in questa partita del Cis, non ha mai toccato palla. Nemmeno tramite il Sindaco di Lecce Salvemini. È una partita che è stata giocata dall’ex Consigliere regionale Bozzetti, dal gruppo consiliare del M5S di Brindisi e dall’On. Macina. E come detto, dall’ex Ministro Lezzi. Nonostante le faide interne al Movimento, ad un certo punto sembrava essersi trovata la quadra: tanto è vero che il 30 agosto scorso Turco era atteso in Prefettura a Brindisi. L’incontro saltò perché l’On. Aresta pretese un coinvolgimento di tutti i parlamentari del territorio ed, evidentemente, un metodo di lavoro diverso. Metodo che adesso abbiamo capito consistere in una volontà di polverizzare in tutta la provincia le briciole che potrebbero arrivare. E buonanotte ai progetti di riqualificazione della litoranea, di recupero del Tommaseo, ecc.

Di questa vicenda, l’unica cosa non comprensibile è perché Turco abbia deciso di non venire a Brindisi due mesi fa sulla scorta delle rimostranze di Aresta ed abbia invece accettato di venire alle stesse condizioni a Mesagne. Cosa è cambiato? C’entrano i giochi riposizionamenti in vista degli Stati Generali? Perché coinvolgimento di tutti non c’era prima, coinvolgimento di tutti non c’è adesso. Solo che venendo in Prefettura invece che nell’aula consiliare del Comune di Mesagn, Turco avrebbe evitato quella che in molti chiamano sgrammaticatura istituzionale ma che potrebbe essere chiamata in tanti altri modi. La questione non è di lana caprina ma di sostanza, ed è giusto che i rappresentanti politici locali rivendichino rispetto per Brindisi in questa che resta, comunque la si guardi, una guerra tra poveri.