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In Italia è inverno demografico e il Governo accende l’aria condizionata
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In Italia è inverno demografico e il Governo accende l’aria condizionata

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Se questo governo vola a bassa quota con un solo motore, e pure malfunzionante, è soprattutto perché annovera come azionista di maggioranza un partito capeggiato ora da un comico, ora da un ragazzo senza titoli ed esperienze (anche Di Vittorio non ne aveva, ma il suo vissuto, nel mondo di allora, equivaleva a 100 titoli), ora da un reggi moccolo. Insomma, è perché è spinto da un motore che geneticamente non può volare alto. Mancano gli ingegneri per progettare nuove rotte, manca lo spessore politico per comprendere le sfide prioritarie da condurre, e manca soprattutto – di conseguenza – la spinta riformista per consentire all’Italia di riprendere quota.

Il professor Cassese, nell’editoriale di oggi pubblicato sul Corriere della Sera, traccia impietosamente le coordinate seguite attentamente dal governo per schiantarsi al suolo.

In commento al Bilancio di previsione, dopo aver passato in rassegna le varie mancette elargite, scrive: “Ma c’è di molto peggio, come la moltiplicazione di uffici dirigenziali, l’assunzione di nuovo personale nei ministeri e di idonei non vincitori di concorsi e di lavoratori «socialmente utili», purché abbiano superato la sola scuola dell’obbligo (provvedimenti accolti con entusiasmo dal M5S, che poi lamenta la scarsa qualità della pubblica amministrazione), decine di elargizioni e mance, la istituzione di molti fondi e la previsione di finanziamenti fino al 2036, così parcellizzando il bilancio e irrigidendolo”.

Promettere un Paese fondato sulla meritocrazia nel lavoro, avendo come leader persone che non hanno la più pallida idea – per ovvie ragioni – di cosa si stia parlando, diventa diabolico. Da qui non può che conseguirne l’inefficacia delle politiche messe in campo, che scontano una visione ‘sussidiarista’ di corto respiro, forse dipendente dalla scarsa consapevolezza che si conserva rispetto all’importanza dell’etica del lavoro.

Le politiche di sostegno, va ricordato, hanno condotto il Mezzogiorno negli inferi, con una ricchezza procapite delle famiglie che risulta la metà di quelle del nord e con un livello del PIL pro-capite addirittura in arretramento nel nuovo millennio.

In conseguenza di ciò, cosa si fa? Si rilancia più forte che mai la linea dell’assistenzialismo, della gestione (a fini elettorali) dell’oggi che tanto del domani non v’è certezza.

Così, mentre questo Governo concede un incremento del consuetudinario “fondo mancette” per le opposizioni dagli 800 mln stabiliti originariamente ai 4,6 miliardi finali (con sommo gaudio delle opposizioni), mentre si dibatte di quota 100, di ammortizzatori sociali e di tutte le politiche utili a tenere buono l’elettorato di riferimento, ai giovani ci pensa solo Renzi (almeno a parole), proponendo la triplicazione dei miseri 2,1 miliardi previsti per l’emergenza giovani e occupazione.

Quello che si fa finta di non comprendere, M5S in testa, è quello che dovrebbe rappresentare l’ovvio: in un inverno demografico ed economico senza precedenti, solo i giovani possono garantire un futuro al Paese, procreando e producendo. Non è difficile da intuire che se non si pone un argine all’emorragia demografica, questa nazione è destinata ad essere risucchiata in un buco nero.

Per tappare la falla e provare a rinverdire l’esiziale inerzia in corso, le strade sono due: riattivare il piccolo ma potente motore dei giovani, mettendo in secondo piano – nella scala delle priorità – i consensi di pensionati e garantiti; aprire maggiormente le porte dell’Italia a nuovi ingressi (possibilmente qualificati), magari attraverso interessanti proposte come quella di Italia Viva che ripropone lo Ius Culturae, allargandone la platea a coloro i quali decidessero di studiare in Italia. È proprio vero: quando il sole è basso sull’orizzonte, anche i nani hanno ombre da giganti.